LA NOTA. Giorgio Magliocca presenta la sua candidatura e impegna Nicola Caputo e Giovanni Zannini. Sarebbe guerra di Piero De Luca al “cornutissimo” Pd

11 Novembre 2021 - 16:12

Una nostra valutazione a qualche minuto di distanza dall’ufficializzazione dell’evento previsto per dopodomani mattina, sabato 13 novembre, nell’Hotel Europa di Caserta, così come informa una breve nota inviata dallo stesso presidente della Provincia, il cui testo pubblichiamo integralmente in calce all’articolo

 

 

“Sabato 13 novembre pv ore 11 presso Hotel Europa a Caserta conferenza stampa di presentazione della candidatura a Presidente di Giorgio Magliocca.
Interverranno Nicola Caputo, Maria Luigia Iodice, Giovanni Zannini, Enzo Santangelo e Luigi Bosco”

 

CASERTA (Gianluigi Guarino)  –  Il comunicato stampa che pubblichiamo in alto ci è stato inviato da Giorgio Magliocca, ancora oggi presidente della Provincia in quanto eletto, a suo tempo, da candidato del centrodestra, ma che col centrodestra non ha più nulla a che vedere, come lui stesso ha dichiarato pubblicamente qualche settimana fa.

Si tratta di una conferenza stampa convocata per presentare la sua ricandidatura, stavolta appoggiato però da partiti e movimenti di un’area di centro, alleata, in Campania, al Pd, e a Napoli-città, alleata anche col Movimento Cinque Stelle, che, insieme a Noi Campani e a Italia Viva, ha contribuito alla vittoria elettorale del sindaco Gaetano Manfredi, con tanto di simboli allegati al cartello elettorale.

Magliocca, dunque, aderisce, come ha dichiarato, a quest’area di centro che però, essendo collocata nella larga coalizione di centrosinistra, è tale a sua volta, anzi, è soprattutto tale, visto che nella sostanza, è il centrosinistra a reggere le sorti della Regione Campania e non il cosiddetto e sedicente “centro moderato”.

E centrosinistra, null’altro che centrosinistra, va considerato totalmente, pienamente, in occasione di fatti elettorali.

Le elezioni provinciali sono, per l’appunto, un fatto elettorale. Ora, a meno di non voler esprimere un paragone impossibile e improponibile tra Giorgio Magliocca e Clemente Mastella, va sottolineato che, eccetto il caso Benevento dove il Pd ha presentato un suo candidato contro Mastella, con De Luca, che in quel caso seppur non formalmente, non ufficialmente, ha contribuito alla costituzione di una civica in appoggio al sindaco uscente,  l’intera impalcatura del potere nella Regione Campania, che poi è quella che regge tutti il resto, viene attivata e ruota intorno al  fulcro costituito dagli uffici, dalle sale e dalle aule di via Santa Lucia e del Centro Direzionale, che allarga poi l’onda al Comune di Salerno, a quello di Caserta e a tanti altri contesti e situazioni medio o micro territoriali.

Un centrosinistra, per di più, alimentato e integrato da un rapporto stretto con i Cinque Stelle, che, con l’avvento di Giuseppe Conte al timone del movimento, persegue l’obiettivo di realizzare il cosiddetto campo largo, antica collaudatissima  menata della sinistra per dire “amici, compagni e, dato che ci troviamo, anche ex camerati decontaminati alla Magliocca, “mettiamoci tutti insieme e agli italiani raccontiamo che occorre creare un fronte ampio di salvezza e di saldezza democratici,  contro la destra neofascista, sovranista e leghista, magari sperando ed eventualmente raccomandandoci pure a quei fascistoni di Forza Nuova, autentici rifacitori, seppur in versione riveduta e molto modificata, dell’antica categoria leninista degli “utili idioti”, affinché, ogni tanto, tornino a sfasciare qualche sezione sindacale, così come è successo a pochissimi giorni di distanza dal recente ballottaggio per le elezioni comunali o, al limite allarghino i proprio interessi anche a qualche sezione del Pd, coì Bella ciao ci sta ancora più bene”.

Insomma, aggiungiamo noi, una cosa uguale a quella realizzata a  Caserta, vera città pilota da questo punto di vista dove, però “giustamente il fine giustifica i mezzi”, si è operata un’esperienza che, volendo rimanere nel lessico delle antiche scuole del Pci, molto più avanzata, nel momento in cui, nel centrosinistra locale è stato coinvolto anche un altro partito: la camorra, presente in maniera manifesta, pubblica e serena ai festeggiamenti per la vittoria di Carlo Marino, così come abbiamo mostrato già diverse volte con ampia profusione di video e inoppugnabili fotografie. Lo fecero, una roba vaghissimamente, ma proprio vaghissimamente evocativa, gli americani prima di sbarcare in Sicilia, quando spedirono a Palermo Lucky Luciano a chiedere l’appoggio della mafia. Ma allora la destra cattiva era quella di Hitler e Mussolini. Poi, quello era Lucky Luciano, questo, con rispetto parlando è Raffaele Capone.

È evidente, dunque, che Salvini, Meloni, il vecchietto di Arcore rappresentino ancora oggi, per quelli furbi alla Giuseppe Conte, alla Bersani e, su scala locale, alla Carlo Marino, quello che ci vuole per addizionare, per aggregare  tutto, ma proprio tutto nel famigerato fronte largo, criminalità compresa, al solo scopo di mantenere il potere, con la scusa dei fascisti, leghisti, blablabla.

Questo nostro  ragionamento serve per rendere trasparente, almeno agli occhi dei lettori di Casertace, che la candidatura di Giorgio Magliocca, non essendo, al momento, paragonabile a quella di Mastella a sindaco di Benevento, si sviluppa comunque dentro al perimetro di centrosinistra.

Si dirà: ma in questo invito alla conferenza stampa, non ci sono nomi del Pd, che dunque resta su posizioni contrarie alla candidatura dell’ex esponente di Alleanza Nazionale.

Se questo è vero, è anche vero però che tra gli invitati ci sono nomi importantissimi del centrosinistra di governo regionale.

Ora, passi pure per quel mattacchione di Giovanni Zannini, che procede allegramente verso un inevitabile schianto contro gli scogli, da noi già preconizzato da tempo; vada pure per Luigi Bosco, che già la volta scorsa votò disgiunto per Magliocca. Vada pure per Maria Luigia Iodice; tutti e tre si sentiranno in grado e liberi  di fare, a Caserta, un’operazione alla Mastella, di muoversi a largo spettro,  fino a quando non arriverà un ordine, una direttiva di De Luca in grado di creare in qualche modo tensione negli assetti di potere della Regione Campania, fondati su un centrosinistra, di cui fanno parte la Iodice, Bosco e il mio conterranneo assessore Casucci storicamente legato più a Sandra che a Clemente Mastella.

Ma nel momento in cui, a quella conferenza stampa, partecipasse Nicola Caputo, noi non abbiamo l’anello al naso e certo non si può venire a raccontarci frottole su  come finirebbe la storia di una ipoteticissima lite tra Renzi e De Luca e su come si articolerebbe, al cospetto di questa rottura, la scelta di Nicola Caputo che a quel punto impiegherebbe mezzo secondo di orologio per mollare il toscano, che gli è servito solo  per collocarsi in una posizione utile a se stesso e a  De Luca, allo scopo di controllare le mosse di un partito, che lui, il governatore, magari, avrebbe fatto fatica a inquadrare e incanalare sempre nella direzione funzionale alle necessità della “sacra famiglia” salernitana.

Dunque, se Nicola Caputo, assessore regionale all’Agricoltura, uomo di De Luca, che più uomo di De Luca non si può, sarà seduto, lui o, anche solo rappresentato dal consigliere regionale pure di Italia Viva, Enzo Santangelo, al fianco di Giorgio Magliocca, sabato all’Hotel Europa, significherà che Vincenzo De Luca, ma soprattutto il figlio Piero De Luca, attualmente vice-capogruppo alla Camera dei Deputati del Pd e che dal Pd aspetta una comoda ricandidatura al Parlamento, avranno autorizzato Caputo a rompere proprio con il PD che a Caserta non è rappresentato da un pinco palla qualsiasi, bensì dal presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero, che andrebbe a costituire, a quel punto, il bersaglio di una operazione chiaramente ostile, di cui Vincenzo, ma soprattutto Piero De Luca, si assumerebbero per intera la responsabilità politica.

E questo vale anche per Zannini, che recluta sindaci, consiglieri, nani e ballerine (soprattutto ballerine) in quanto glielo consente il potere di chi stabilisce e determina, ad esempio che cinque esponenti della famiglia di Luciano Sagliocco di Aversa, Luciano Sagliocco da non confondere con l’appena citato Lucky Luciano vengano assunti nel giro di un mese tra concorsone regionale Asl Napoli 2 e Asl Caserta.

Insomma, non sappiamo se l’iniziativa di Magliocca rappresenti, o meno, una fuga in avanti. Non sappiamo se abbia scritto questo comunicato avendo ricevuto il consenso di Nicola Caputo a utilizzare il proprio nome.

Fatto sta che quello di sabato mattina sarà un momento di chiarezza, un momento in cui i fedifraghi della politica, che oggi, 11 novembre, festeggiano il loro santo patrono, manifesteranno e verificheranno il loro tradimento perpetrato ai danni del cornutissimo Pd, contando, magari, sul fatto che le logiche del potere e della sua conservazione ad ogni costo porteranno a più miti consigli Gennaro Oliviero, il quale, dopo che le avrà buscate alle elezioni provinciali del prossimo 18 dicembre, magari dopo aver schierato un suo candidato tipo Renato Natale, non avrà la forza di sollevare a Roma, dove un giorno o l’altro si dovrà pur decidere la ricandidatura di Piero De Luca al Parlamento, il problema di un presidente della Regione, ma in special modo perché è su di lui che va focalizzata l’attenzione di un vice-capogruppo alla Camera del Pd, il quale in Campania (e in provincia di Caserta in particolare) fa politica soprattutto, anzi, a pensarci bene, solo e solamente contro il Pd.

E lo fa utilizzando una serie di personaggi avventurosi, avventurier-avventuristi,  tipo Zannini, che, non avendo più alcuna possibilità di legarsi ad un partito che conta, perché in quel caso un minimo la reputazione personale più che politica pesa, sono pronti ad arruolare truppe mercenarie e lanzichenecchi di ogni genere, che poi, anche nel nome di Vincenzo e Piero De Luca schierano il loro autorevolissimo casellario giudiziario davanti alle fotocamere e alle videocamere che imprimono nei social i festeggiamenti dei sindaci anti-leghisti che ora cantano “Bella Ciao” e un minuto dopo abbracciano un camorrista che otto giorni prima ha quasi accoltellato a morte una persona, a duecento metri di distanza dal luogo della bisboccia post-elettorale.

Questa è la situazione attuale del mondo dei De Luca: il Pd, se fosse un partito serio, orgoglioso della sua identità e delle storie da cui proviene, dovrebbe battere i pugni sul tavolo, ribellandosi e uscendo da una situazione di evidenti sudditanze a questo mondo dei de Luca, manifestatesi, ad esempio, in occasione delle elezioni comunali di Caserta, quando la lista dei Democrats  è stata fatta in modo da tutelare gli obiettivi personali di soggetti che non rispondono al Pd ma a Marino direttamente e  a scapito del risultato di un partito che, col suo misero 8%, ha toccato il minimo storico in  quanto prosciugato dallo zanninismo, dal lusertismo, dal peppeporchettismo, dal caponismo, cioè dalla nuova cultura dominante, autentica e unica vincitrice delle elezioni di ottobre, forte com’è stata di un senso di impunità, da cui affiora un conseguente senso di invincibilità ormai incardinato nelle consapevolezze dei suoi esponenti. Un bagaglio di certezze che, pare, si rafforzi moltissimo di sera, dalle 22 in poi, durante le cene e nei dopocena. Un senso di onnipotenza che ora viene traslato nell’arena delle elezioni provinciali, sulle quali, per questi qua, è anche più facile lavorare, perché bisognerà convincere gente affine, gente che parla la stessa lingua, cioè i consiglieri comunali della provincia di Caserta, rispetto ai quali non bisognerà neppure sprecare energie e perdere tempo a confezionare puttanate, sul pericolo leghista, al contrario ampiamente spese nel corso dell’intera campagna elettorale delle comunali, ad uso e consumo del popolo bue di Caserta, per il quale è stato addirittura meglio votare per la camorra piuttosto che per  un democristiano quale è Zinzi, il quale, per non andare nel centrosinistra, era stato, in pratica, costretto un paio di anni orsono a riparare nella Lega, dopo la piena riuscita di un agguato, datato febbraio-marzo 2018 vigilia delle ultime elezioni politiche, ordito e realizzato da Giggino ‘a Purpetta, al secolo Luigi Cesaro, i cui amici casertani, non a caso hanno votato naturalmente Carlo Marino, magari rimembrando i tempi in cui loro, Giggino a’ purpetta e l’attuale sindaco che canta Bella ciao stavano tutti insieme sotto all’ombrello berlusconiano e del leghismo bossiano, del centrodestra durante i primi anni di questo secolo.