LA NOTA. La fiction, la figlia adottiva di Zagaria e lo Stato che ha perso un’occasione negando un Diritto umano al boss

2 Maggio 2021 - 13:47

CASAPESENNA – Diciamocela tutta e anche subito: abbiamo seguito la fiction Rai su Michele Zagaria solo per pochi minuti. Non per supponenza non per sufficienza, ma perché essendo impegnati, un giorno sì e l’altro pure nello studio, nell’analisi e nella scrittura della storia criminale del clan dei Casalesi e del gruppo Zagaria in particolare, abbiamo creduto di poter incorrere in un vero e proprio effetto saturazione. Anche ieri sera, magari fuori dall’orario di lavoro, c’è sembrato troppo. Avremmo potuto essere interessati, magari, ad una trattazione storica con qualche dettaglio in più comunque tratto da fonti reali. Ma le fiction sono fiction e non si chiamano così per caso, aggiungiamo, ed è anche giusto che sia così.

Perché qualcosa, se pur attraverso una trattazione rimaneggiata e con tanti dettagli aggiunti, posticci rispetto alla realtà dei fatti, alle dinamiche reali così come questi si sono svolti, comunque forniscono quantomeno ninfa di natura di conoscenza su fatti di grande importanza per la storia della nostra provincia, dell’Italia meridionale non solo. Per cui, non ci siamo esercitati in commenti testuali e in altre cose simili, perché, tutto sommato, per noi il mondo di Zagaria è stato, è e resterà ancora terreno da esplorare attraverso le fonti ufficiali o anche attraverso fonti non ufficiali, ma che siano affidabili dal punto di vista della ricostruzione storica.

Fatta la premessa, diciamo che non è piaciuto granché a noi il fatto che il tribunale di Roma abbia fissato l’udienza civile nella quale si sarebbe dovuto discutere della richiesta di blocco della messa in onda della fiction, presentata dai legali di Michele Zagaria. Non ci piace perché uno Stato di diritto è tale, se si dimostra migliore di chi lo viola. È un po’ come la pena di morte: se uno Stato di diritto uccide chi ha ucciso non è che si dimostri tanto migliore di questi, al di là delle differenti ragioni che sovrastano un gesto così estremo tra chi lo compie delinquendo, e chi lo copre con la sentenza di un tribunale, la quale, però, è sempre una cosa di uomini che ammazzano un altro uomo e/o altri uomini.

Stesso discorso vale per Michele Zagaria, che sarà pure un assassino, sarà pure un uno dei criminali più temibili pericolosi della storia d’Italia, sarà, com’è ogni giorno, uno che noi di Casertace prendiamo di mira, non risparmiandogli nulla in termini di condanna ed esecrazione, quando ci troviamo di fronte alla lettura degli atti giudiziari, ma è pur sempre un uomo, è pur sempre una persona che merita tutti gli ergastoli a cui è stato condannato, ma è dentro, non fuori dallo Stato di diritto, che per essere veramente tale, non deve calpestare anche quei pochi diritti sopravvissuti alle giuste condanne.

A Zagaria, come a un qualsiasi altro uomo e a qualsiasi altra donna, va quantomeno riconosciuto il diritto di non subire l’umiliazione della negazione del Diritto, inflittagli dal tribunale di Roma, che ha fissato, come ci ha confermato la sua legale, avvocato Lettieri, l’udienza nella quale avrebbe dovuto pronunciare sulla richiesta di sospensione della fiction che lo riguarda, ad una data successiva alla messa in onda della prima puntata. Il che ha indotto i difensori di Zagaria a soprassedere, a mollare la presa, a rinunciare al giudizio.

La vicenda è nota e riguarda la contestazione da parte del boss, che ha additato come calunnie alcuni atteggiamenti che Zagaria avrebbe avuto, secondo la ricostruzione dei fatti realizzata, anche attraverso l’attiva e, a nostro avviso, troppo invasiva partecipazione per consulenza di Rosaria Massa, la moglie di Inquieto, cioè di colei che ha accudito, insieme al marito, oggi ex marito, l’ultima parte della latitanza del boss. Zagaria avrebbe meritato quantomeno un pronunciamento che magari rigettasse la sua richiesta, ma non la tirasse non fissando la data dell’udienza dopo la messa in onda della prima puntata della fiction, con buona pace della modalità cautelare dell’ istanza presentata. Questa cosa sa tanto di espediente, di mezzuccio, che non ci permette di dire oggi che lo Stato abbia impartito a Michele Zagaria l’ennesima lezione di buon Diritto e di buona democrazia liberale.