LA NOTA. Paolo Sforza esporta il “modello CASERTA” al Festival di Venezia. Ora non c’è dubbio, sarà candidato a sindaco e noi gli faremo anche una lista

25 Novembre 2019 - 11:10

CASERTA(Gianluigi Guarino) La televisione di oggi che evolve (?) una scuola di pensiero, divenuta poi tendenza, iniziata con la cosiddetta “tv del dolore e delle disgrazie“, d’altronde, la tragedia e la commedia, la sofferenza del patimento e la farsa sono i rovesci della stessa medaglia della vita, dunque, il passaggio dalla tv del dolore alla tv del demente è molto meno radicale di quanto si pensi.

L’offerta post catodica di oggi incrocia infatti nei personaggi buffi, ridicoli, che evidentemente le ricerche di mercato e le risultanze dello share eleggono a strumenti utili ad attivare l’interesse del pubblico di tipo pop che, va detto, in Italia è un pò più pop rispetto a qualsiasi altro pop nel mondo. Si tratta di un’evoluzione o, liberandoci dal sardonico punto interrogativo messo in parentesi nella prima riga di questo articolo, di un’involuzione, questione di punti di vista.

Quelli de “Le Iene”, furbini più che furboni, volevano agganciare Paolo Sforza perchè ritenevano veramente che il suo tuffo nella fontana della Reggia fosse un atto politico. Quando, arrivati a Caserta, nel giorno di Ognissanti, si sono trovati di fronte questo giocoso esemplare della razza indigena, non hanno girato i tacchi, ma, dato che c’erano, lo hanno messo in posa davanti alla Reggia, insieme a Capone junior, definito il suo manager, giusto per far capire, a chi vedeva la puntata, che quella, cioè la Reggia, era la storia di Caserta, Paolo Sforza, la sua rappresentazione attuale, in grado di superare per eccentricità anche il mitico Giuseppe Cirillo,

alias Dottor Seduction, peraltro tornato sulla cresta dell’onda, a proposito di dignitose elaborazioni concettuali, con la storia della sedicente porno suora (CLICCA QUI PER LEGGERE IL NOSTRO ARTICOLO) e della sua candidatura a presidente della Regione Umbria, che, a questo punto, potrebbe essere seguita, perchè no, da una speculare candidatura a governatore dell’Emilia Romagna, dove si voterà l’ultima domenica di gennaio.

Ringalluzzito dall’essere diventato, perchè così è diventato, in scienza e coscienza degli autori delle trasmissioni televisive che lo hanno ospitato, Paolo Sforza, che proprio fesso fesso non è, si è dotato di una maschera subacquea e ha sbertucciato la sua città, allagata nella zona stazione, proprio davanti al muro griffato, ai tempi delle Universiadi, dal sindaco Carlo Marino e dal suo amico Gianluigi Traettino, presidente dell’Unione Industriali di Caserta.

Dietro, immancabile, a contemplare questa autentica compagnia stabile di un teatrino farsesco di quarto ordine, la Reggia sfregiata materialmente, culturalmente e moralmente. E costretta a sopportare tutto questo, che se avesse a disposizione una mastodontica carrucola, attiverebbe le ruote e se ne andrebbe a Napoli, dove nacque nel pensiero e nell’elaborazione del re borbonico.

Come dire: io, Paolo Sforza, sono un fesso (forse), mi comporto come uno scemo ma Caserta è molto peggio di me, perchè io sono in grado di prenderla per i fondelli con piena ragione.

Perchè Paolo Sforza, di ragioni, ne ha da vendere. Ma non perchè possieda la forza di una sua ragione razionale, ma perchè lui stesso, così com’è, vestito da senatore romano o da improbabile subacqueo, diventa lui stesso la ragione. Lo è quando indossa una muta e una maschera da sub e fa il pesciolino da bagnasciuga, denunciando il disastro, lo (s)governo della città.

Però, si sa che la notorietà fa brutti scherzi. Da quando è passato dal salotto (si fa per dire) di Barbara D’Urso, il nostro eroe che con la dimostrazione subacquea di Caserta si era candidato, di fatto, a sindaco del capoluogo, in quanto unica voce “politica” in grado di dare visibilità ad una protesta non violenta, pensa, evidentemente, con piena ragione anche in questo caso, di essere diventato un personaggio nazionale. Per cui, se n’è andato a Venezia a replicare la rappresentazione di Caserta, come si vede dalle foto e dal video.

Insomma, Caserta, per la prima volta, gratificata dall’onore di essere ospite al festival di Venezia, con un’opera che coglie per intero le contraddizioni e il declino delle aree urbane, distrutte da sindaci, come quello nostro, del tutto anaffettivi, rispetto alle sorti di una città incapace di reagire alle angherie e alla vera e propria spoliazione corsara di ogni suo bene, da parte di chi dovrebbe rappresentare il popolo e invece gonfia solamente le proprie tasche.

Per cui, la sortita di Paolo Sforza nell’acqua alta della Serenissima, finisce per rafforzare la sua evidente e, a questo punto, irreversibile candidatura a sindaco di Caserta.