La Pignetti nuota da dio tra comunisti e fascisti e oggi fa scrivere un articolo su “Il Fatto” calunnioso, pieno di bugie e omissioni contro il direttore di questo giornale. Bravi Iurillo e Travaglio, fate parte anche voi del comunismo pappa e ciccia con la borghesia parassita e parassitaria

25 Settembre 2025 - 12:08

Pubblichiamo il vergognoso articolo uscito stamattina, che vi proponiamo di seguito, su Il Fatto Quotidiano

L’articolo a firma di Vincenzo Iurillo uscito questa mattina, 25 settembre, su “Il Fatto Quotidiano”

CASERTA (Gianluigi Guarino) – Mentono sapendo di mentire e sanno di mentire perché un giornale che ostentatamente ha dato di sé l’immagine di un’agenzia pulita dell’inchiesta giornalistica, intellettualmente onesta, è, in realtà, un mastodontico jukebox pronto ad agire in base a input esterni, in base a operazioni orchestrate da poteri forti.

Pensate un po’ che Il Fatto Quotidiano ha raccontato la storia di una delle tante vicende giudiziarie attivate dalla presidente dell’Asi, Raffaella Pignetti, ai danni di questo giornale e ai miei danni, costruendo un titolo assolutamente menzognero, perché il giornalista in questione, Vincenzo Iurillo – personaggio pericolosissimo in quanto non in grado di guardare in faccia né la professione che esercita né le persone che chiama in causa – ha sposato, evidentemente per l’invidia che nutre per come Casertace fa il suo lavoro con libertà autentica ed etica irriducibile, in toto la tesi della Pignetti.

La quale è a sua volta un personaggio politicamente squalificato, messo a capo dell’Asi con un’operazione realizzata da Stefano Graziano e da alcuni imprenditori di Aversa – senza fare nomi: Pizzi e Del Gatto – reduce oggi integrata in un contesto politico che la vede attaccata come la Vinavil a Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia.

Iurillo ieri ha chiamato l’avvocato Mario Griffo, che oltre ad essere il mio difensore è anche quello di Nicola Ferraro. L’ha chiamato per porgli domande su Nicola Ferraro e non su di me. Peraltro, Iurillo ha il mio numero di telefono e avrebbe potuto usarlo, ma non lo ha fatto volontariamente, in quanto asservito a una tesi precostituita quanto falsa della Pignetti, contattandomi direttamente per la replica.

Ma quello è un giornale jukebox travestito con le insegne dell’irriducibilità barricadera, perché i comunisti in Italia sono fatti così: non sono solo faziosi, ma hanno un rapporto fecondo con le borghesie parassitarie che solo Enrico Berlinguer riuscì, per un periodo, a troncare.

Il Fatto Quotidiano assume una posizione precostituita, violando tutte le norme deontologiche, affermando di aver tentato di garantire il diritto di replica quando non è assolutamente vero.

E veniamo alla storia giudiziaria che non è scritta nell’articolo di Iurillo. “Certi audio fanno giri immensi” – scrive il sedicente collega.

No, non fanno giri immensi. Sono telefonate private tra il sottoscritto e il consigliere regionale Giovanni Zannini. Di cosa mi lamentavo? Del fatto che Alessandro Rizzieri, componente del comitato direttivo dell’Asi, votasse le delibere con le quali l’Asi stessa finanziava, con decine e decine di migliaia di euro pubblici, le querele che la presidente Pignetti presentava per chiudere la bocca a questo giornale e a questo giornalista sulle malefatte realizzate da lei in quanto presidente, e che poi avrebbero trovato pieno riscontro nei numeri tirati fuori dal collegio dei revisori dei conti, i quali notarono e biasimarono l’impressionante mole di denaro spesa – quasi 500mila euro in un anno – per incarichi privati ad avvocati da un ente già dotato di un ufficio legale.

In quella telefonata dicevo a Zannini che avrei ripagato con egual moneta politica Rizzieri, in quanto questi, con il suo voto, avallava un uso sconsiderato e senza precedenti in Italia di denaro pubblico per perseguitare un giornalista. Non era una minaccia, e non lo dico solo io, certamente.

Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di S. Maria C.V., Orazio Rossi, proscioglie il sottoscritto a conclusione di una camera di consiglio a cui si era arrivati per effetto di un’opposizione (altri soldi spesi) effettuata dalla Pignetti dopo che un PM della Procura di S. Maria C.V. aveva chiesto l’archiviazione della centesima denuncia presentata dalla citata Pignetti, stavolta per il reato di minaccia a corpo politico.

Attenzione: tra l’archiviazione e la camera di consiglio, la presidente dell’Asi aveva depositato la parte della telefonata tra me e Zannini riguardante Rizzieri, integrando la sua denuncia. Questa sua integrazione era stata giudicata irrilevante dal GIP, che aveva provveduto a prosciogliermi definitivamente e a cestinare la denuncia, in pratica.

Successivamente, la parte riguardante Rizzieri è diventata di attualità in quanto è stata estrapolata dagli atti presentati dalla Pignetti e ha costituito una sua autonoma denuncia.

Io ho reso un lungo interrogatorio ai Carabinieri di Caserta, delegati dal PM Giacomo Urbano, il quale però, a differenza del suo collega, ha ritenuto che ci fossero le condizioni per chiedere il rinvio a giudizio, a mio avviso molto ingiustamente e incoerentemente. Però, per carità, un provvedimento giudiziario si può criticare, ma a questo bisogna inchinarsi, in quanto ce lo ordina la Costituzione.

Occhio ancora: quella che si svolgerà non sarà un’udienza preliminare, rispetto alla quale va detto che il PM avrebbe anche potuto bypassarla, citandomi direttamente in giudizio. Si tratta di un’udienza predibattimentale – Iurillo, impara la procedura penale, a te farebbero bene sicuramente i corsi di aggiornamento – si tratta di un istituto previsto dalla legge Cartabia. All’interno dell’udienza predibattimentale, il GIP deve convincersi che esistano motivi che rendano possibile, probabile, la condanna. L’udienza predibattimentale non è un processo, perché può partorire un non luogo a procedere o un’archiviazione, cosa che in un dibattimento pieno non esiste, dato che questo si può concludere solo con una sentenza.

Come mai Iurillo non scrive che quella tra me e Zannini era una telefonata privata, che Zannini volontariamente ha registrato per passarla poi a Rizzieri e alla Pignetti?

Come mai questo dato vergognoso, inglorioso, senza dignità, non viene menzionato nell’articolo, essendo invece un punto essenziale? Perché magari, quando uno parla in privato con una persona, può anche sfogarsi, ritenendo che la stessa sia pronta ad ascoltare e che non stia invece registrando per un disegno finalizzato a fregare il giornalista – come hanno tentato inutilmente in questi anni, non riuscendovi. Perché, a differenza loro, diventati ricchi grazie alla politica, il sottoscritto ha scelto, pur avendo la possibilità fornitagli da Madre Natura di farsi una barca di soldi in questo cesso di posto, di condurre un’esistenza francescana, senza vizi, senza vacanze, senza auto che abbiano mai superato i 7-8mila euro usate, con Casertace che si regge ogni mese con i salti mortali.

Venite a leggere gli estratti conto degli ultimi dieci anni. Vedrete cos’è l’onestà di uno scemo come me, che ha condotto Casertace con la sua partita IVA personale e che, per pagare i collaboratori, non ha pagato l’IVA, e a 60 anni, invece di fregarsene, entra in tutte le rottamazioni realizzate cercando di ripulire la sua faccia di contribuente, rientrando da 150mila euro di debiti personali contratti con lo Stato per pagare i giornalisti.

Iurillo, Travaglio, questa è Casertace e voi non ne siete neanche l’unghia. Vi dovreste vergognare, mentite sapendo di mentire.

Ricevete la telefonata da Pignetti e non vi ponete il problema di chi sia la persona che vi ha telefonato. E se non ve lo ponete il problema, se arrivate al punto di dribblare il diritto di replica inventando di aver parlato con l’avvocato Mario Griffo della vicenda in questione, vuol dire che avevate la necessità di addomesticare questo articolo ai desiderata di Raffaella Pignetti e dell’Asi, che invece nuota benissimo tra i comunisti e i fascisti.

Beata lei, a cui però va riconosciuto un merito: quello di aver capito benissimo cosa sia questo Paese e cosa sia – vaffanculo, lo voglio scrivere – il “tipo meridionale”, così come fu teorizzato e descritto dall’antropologo tacciato di razzismo Cesare Lombroso.