ASI. Superati i 60mila euro di querele contro di noi, pagati con i soldi pubblici. Incredibile, ma è il mio compagno radicale, avvocato Rossodivita, a rappresentare la Pignetti e ad incassare i quattrini del carrozzone a colpi di incarichi diretti

16 Settembre 2019 - 19:00

CASERTA (Gianluigi Guarino) L’incarico professionale votato dal comitato direttivo dell’Asi nella seduta del 17 luglio ingravida in sè, al 99%, l’ennesima querela sporta dalla presidente Raffaella Pignetti ai danni del sottoscritto. Non abbiamo mai messo minimamente in discussione il diritto che una persona ha di tutelare una reputazione che ritiene lesa da un’attività pubblicistica variamente connotata. La diffamazione a mezzo stampa è una roba liberticida ma ancor più importante di questa mia valutazione è quel diritto di tanti che ritengono, invece, una giusta tutela la presenza, all’interno del codice penale, dell’articolo 595.

Contestiamo, invece, stavolta senza se e senza ma, senza nutrire il benchè minimo dubbio liberale che ci possa essere una ragione, anche appena spendibile per farlo, che l’Asi di Caserta abbia speso 54mila euro fino al giugno scorso e, con la delibera appena citata si doppierà quota 60mila, per cercare di fermare un giornale e un giornalista, approfittando della sua eterna postura di sognatore che corre appresso agli ideali ritenendo follemente di avere risolto l’antico problema che don Chisciotte aveva con i mulini a vento e che non spende un secondo per difendersi nelle sedi giudiziarie, com’è dimostrato dalla natura e dalla struttura delle condanne ricevute, solo e solamente in circostanze in cui non avevo nominato neppure un difensore di fiducia e men che meno ho rispettato i termini di legge per proporre appello.

Da quando abbiamo cominciato a farlo, la signora Pignetti, come del resto tutti quelli che hanno presentato una querela nei miei confronti, ha vinto zero processi, mentre un ente con 20 milioni di euro di debiti, ne ha spesi più di 60mila per querelare Guarino.

Dunque, la Pignetti si sente diffamata e invece di pagarsi le querele con i soldi propri, depreda le casse di un ente pubblico.

Particolarmente sorprendente è, poi, la scoperta, da parte nostra, dell’identità dell’avvocato che questi quattrini incassa. Della compagnia culturale, giuridica e politica dell’avvocato Giuseppe Rossodivita abbiamo goduto per anni e anni, solcando e cavalcando le onde di Radio Radicale. Lui è stato ed è l’avvocato della testimonianza più pulita, più alta di una libertà invocata e costantemente negata nel nostro paese. Rossodivita ha assistito, nella sua lunga battaglia di corpo e di mente, Piergiorgio Welby; Giuseppe Rossodivita ha accompagnato per tanto tempo, e lo fa ancora con i viventi, Marco Pannella, Marco Cappato, Rita Bernardini e tutti gli altri esponenti del sacrificio dell’altruismo, delle rinunce finalizzate a migliorare la qualità della propria vita personale sacrificata alla lotta testimoniale per l’affermazione dei diritti umani negati, con quelle pratiche fuorilegge, che violano il diritto internazionale dei grandi trattati sul rispetto della persona umana, come succede, ad esempio, nelle carceri.

Giuseppe Rossodivita è stato membro del Comitato Nazionale e della Direzione Nazionale del Movimento. Attualmente è membro della Presidenza del Partito Radicale Transnazionale e Transpartito ed è Segretario del Comitato Radicale per la Giustizia intitolato ad un altro campione del pensiero liberale e della teorizzazione infaticabile per un’autentica giustizia giusta, cioè “Piero Calamandrei”.

Piero Calamandrei. Caro avvocato Giuseppe Rossodivita, da un iscritto radicale quale sono stato io ad un altro iscritto radicale qual è lei, ma veramente lei pensa di conoscere l’origine dei soldi che sta introitando per costruire insulse cause finalizzate, attenzione, a bendare e ad incerottare la bocca di un giornalista e di un giornale che, prove alla mano, documento su documento, stanno dimostrando il grado di perdizione che connota la gestione stramilionaria dell’Asi di Caserta.

Ritiene sufficiente per una corretta comprensione dei fatti, le ragioni e le tesi esposte dalla presidente Pignetti, al punto da pensare di non aver bisogno di cercare altre argomentazioni, ovvero le tesi e le ragioni del sottoscritto? E non può dire che siccome lei è un avvocato, risponde presente ad ogni arruolamento professionale. Perchè lei non è un avvocato come tanti altri, ma è un avvocato Radicale, con la R maiuscola che dovrebbe sentir suonare centomila campanellini di allarme nella sua testa quando viene chiamato a patrocinare un’azione legale, collegata alla commissione di un reato di opinione. Lei non dovrebbe difendere un enorme ente pubblico che può spendere questi quattrini per pagarla. Questo lo fanno gli avvocati normali. Lei dovrebbe, da avvocato e Radicale, assumere gratuitamente il mio patrocinio, dovrebbe diventare il mio avvocato difensore per essere coerente con gli ideali per cui lotta, ma a questo punto, ritengo, dice di lottare da anni.

Dunque, lei da Radicale finisce per compulsare un enorme diritto civile, costituzionale, qual è senz’altro il diritto alla libera espressione delle proprie idee. Lei, da Radicale liberale, libertario e liberista, diventa il terminale di un turpe utilizzo del pubblico danaro, cioè proprio di ciò che noi Radicali, in ossequio a quei principi e a quei valori, combattiamo irriducibilmente da decenni e che io, da Radicale, combatto nel mio piccolo proprio per predicare quello che ho imparato e mi è piaciuto imparare dalla grande lezione politica e morale di Marco Pannella.

Beh, in occasione della prossima riunione della Presidenza del Partito Radicale Transnazione, non so se all’Ergife o nella nostra vecchia e romantica sede di via Torre Argentina, verrò e dirò a tutti, portando con me gli articoli più importanti, quelli corredati da una documentazione probatoria che anche il più accanito garantista, e io, le assicuro, lo sono, recitando almeno 3 volte al giorno il Rosario laico di Cesare Beccaria e di Piero Calamandrei, dovrebbe accettare come un ineluttabile, indiscutibile smascheramento di una vergognosa mala gestio.

Rossodivita, tu quoque!