Le parole della difesa di Alfonso Di Vico sulla questione della Nuova Italia srl
22 Luglio 2019 - 15:32
SANTA MARIA A VICO – In qualità di suo legale di fiducia sono con il presente comunicato a chiarire la posizione del sig. Alfonso Di Vico in relazione alle vicende giudiziali afferenti lo stesso nonché la società Nuova Italia Srl, di cui il mio Assistito è socio, in considerazione dell’articolo pubblicato sulla Vs testata giornalistica in data 17 luglio.
Non proprio a ridosso delle feriae Augusti, ma esattamente il 18 settembre 2018, la Guardia di Finanza di Marcianise chiudeva un Processo Verbale di Constatazione a carico della società Nuova Italia Srl nel quale si contestava l’omessa Dichiarazione dei redditi per l’anno 2017 per un importo accertato – dalla stessa GdF ed a seguito di accurate indagini anche bancarie sui conti societari – pari ad euro 84.271,16.
Nel mese di dicembre 2018 il Gip del Tribunale di Santa Maria C.V. emetteva decreto di sequestro preventivo in relazione alla suddetta somma e tale misura cautelare – per la evidente relativa esiguità degli importi – “colpiva” esclusivamente un immobile di proprietà del sig. Di Vico utilizzato a fini lavorativi e nella sua proprietà da più di 15 anni. Null’altro.
Invero, le ragioni per cui il Giudice Sammaritano decideva di porre sotto il vincolo giuridico un bene non appartenente alla società ma ad uno dei due soci della stessa sono da rinvenire nella circostanza che, per gli inquirenti, il sig. Alfonso Di Vico avrebbe continuato – di fatto – a svolgere i compiti propri dell’amministratore anche a seguito del subentro di un nuovo rappresentante legale nella Nuova Italia Srl.
Anche sul punto, ad onor di verità, appaiono necessarie talune puntualizzazioni.
In primis il sig. Alfonso Di Vico non si è mai dimesso dalla carica amministrativa, la quale è semplicemente cessata per scadenza naturale dell’incarico che – da Statuto – era a tempo determinato.
In secondo luogo, tale scadenza è avvenuta il 13 settembre 2017, ossia più o meno 5 mesi prima del termine ultimo previsto dal Legislatore al fine della tempestiva presentazione della Dichiarazione dei redditi.
Quanto alle ragioni per cui al sig. Di Vico è stata contestata l’amministrazione di fatto della società Nuova Italia srl appare opportuno fare una precisazione.
I giudici di Santa Maria, così come i verificatori della GdF di Marcianise, non hanno individuato un solo atto di gestione e/o amministrazione attiva societaria compiuta a partire dal 13 settembre 2017 dal sig. Alfonso Di Vico; di contro sono emersi numerosissimi, ovvi e fisiologici atti di governance societaria posti in essere dal nuovo amministratore Di Donna.
L’unica e sola ragione per cui oggi – e si spera ancora per pochissimo – il sig. Alfonso Di Vico si trova a dover subire un sequestro preventivo per il reato di omessa dichiarazione commesso da altri è perché gli altri – ossia il sig. Di Donna – in sede di verifica della GdF dichiarò ai militari di non aver posto in essere il reato de quo, “scaricando” sostanzialmente ogni responsabilità sul vecchio amministratore.
Sul punto appaiono sufficienti due considerazioni: la prima è che il sig. Di Donna è attualmente e volontariamente ancora amministratore della società Nuova Italia Srl; la seconda è che in data 11 luglio 2019 lo stesso ha patteggiato per il reato di cui sopra, sostanzialmente ammettendo di aver reso fraudolentemente le dichiarazioni a propria discolpa.
Tanto si doveva
Cordialità
Avv. Antonella De Benedictis
Avendo già espresso la nostra opinione sulla questione (LEGGILA QUI) ci limitiamo a precisare un paio di concetti legati ai punti trattati dall’avvocato De Benedictis. La professionoista spiega che il Di Vico non si è”mai dimesso dalla carica amministrativa“, ma la stessa corte di Cassazione, nella sentenza del 4 giugno scorso, continuava a ritenere valida la tesi del tribunale cautelare che definiva Di Donna come “mero uomo di paglia“, un finto amministratore della società, in pratica. Inoltre, nel dispositivo appena citato si scrive che Alfonso Di Vico si sarebbe “dimesso e sostituito nella carica di amministratore da Di Donna Angelo“, come scritto nel nostro precedente articolo del 17 luglio. Quindi, oltre che a noi, la contestazione andrebbe portata anche alla sezione penale della corte di Cassazione.