Le prime dichiarazioni del NEO PENTITO misterioso De Chiara (o Di Grazia): “Salvatore De Santis comandava tutta la droga nel parco Ina di AVERSA e a TEVEROLA. Ecco come picchiava selvaggiamente i furbi”

12 Aprile 2025 - 12:18

Cominciano già ad emergere i primi verbali di quello che è stato, insieme a Michele Vinciguerra, il soggetto più fedele a De Santis, sostituto capozona di Nicola Di Martino a Teverola, andando anche a condizione, com’è ormai arcinoto a tutti fuorché alla prefettura di Caserta, le elezioni comunali dello scorso giugno. Non risultava a nessuno che Francesco Di Grazia a Carinaro fosse un pentito, le sue dichiarazioni assomigliano a quelle di un super fedelissimo di De Santis, quale è stato Francesco De Chiara, al contrario sicuramente pentito. Questo ci dicono le agenzie e noi ne prendiamo atto

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TEVEROLA – Come avevamo annunciato qualche giorno fa, oltre a quello di Salvatore De Santis,

sicuramente più importante, va considerato anche il pentimento di Francesco De Chiara il quale è stato arrestato nel settembre scorso proprio insieme a De Santis e ad altre 37 persone nell’ordinanza, da CasertaCe più volte trattata, sul clan Picca- Di Martino gruppi egemoni con la loro storica appartenenza al clan dei casalesi, nei comuni di Carinaro e di Teverola.

Però, ultimamente, le cosiddette fonti iniziali, stiamo parlando soprattutto delle agenzie di stampa, contribuiscono ad incasinare la “questione pentiti”. In effetti, il pentimento di De Chiara, che magari è avvenuto un mese/un mese e mezzo dopo il suo arresto di settembre, si è svolto con tempi abbastanza stretti affinché le propalazioni esposte ai magistrati della Dda finissero nei verbali dei processi in corso. Va detto, però, che il procedimento dell’ordinanza del clan Picca-Di Martino va avanti velocemente e dunque non è del tutto impossibile che i magistrati dell’accusa abbiano già utilizzato le dichiarazioni di De Chiara iniettandole nei contenuti dei propri atti di accusa che saranno sostenuti nei riti abbreviati, a cui sicuramente accederanno da imputati alcuni dei 37 arrestati di settembre dei riti ordinari, o sia del processo classico dibattimentale destinato a svolgersi, non a Napoli come nel caso dei riti immediati, bensì ad Aversa.

Però, tornando alle agenzie di stampa, da ieri pomeriggio propongono delle dichiarazioni di Francesco Di Grazia. Che, effettivamente, è un camorrista di Carinaro. E ce le propongono come propalazioni di un pentito. Ma a noi, e a nessun giornale, risultava che Di Grazia fosse diventato un collaboratore di giustizia. D’altronde basta setacciare Google e non si trova alcuna traccia in proposito. Detto ciò, restando questa incertezza, proponiamo ai nostri lettori le dichiarazioni di uno che ha vissuto a strettissimo contatto di gomito con Salvatore De Santis, anche lui sulla strada del pentimento formale.

Leggendole, queste appaiono come un contributo di una sorta di fratello del De Santis, come un fratello – stando alle risultanze dei 37 arrestati – è stato appunto Francesco De Chiara. Con quel po’ di spirito giocoso che ci ritroviamo, scriveremo dunque, negli incisi che accompagnano i virgolettati, che queste dichiarazioni le hanno rilasciate o Francesco Di Grazia o Francesco De Chiara. Ciò alla luce di quello che abbiamo scritto in premessa.

De Chiara o Di Grazia è un gregario e le sue dichiarazioni appaiono quelle di un gregario e nulla più. Però sono comunque utili alla direzione distrettuale antimafia per puntellare le accuse in vista di un processo pressoché certo, sia nella sua versione di abbreviato che sicuramente accoglieranno molti degli imputati, sia nella sua versione in rito ordinario, le contestazioni che poi porteranno, presumibilmente, a dure richieste di condanna ma anche ad ampi sconti di pena per i collaboratori di giustizia, e dunque nel caso specifico che trattiamo oggi, per Francesco De Chiara o Francesco Di Grazia.

De Chiara (o Di Grazia) ha parlato soprattutto di se stesso, come ogni collaboratore di giustizia deve fare, autoaccusandosi sui reati compiuti. Ha fatto risalire al 2018 l’inizio delle sue attività di camorrista. “Non appena uscì dal carcere, Salvatore De Santis mi mandò a chiamare tramite Michele Vinciguerra” altro indagato e futuro imputato (nello stesso procedimento n.d.r.). “In quell’occasione mandò a chiamare anche Raffaele Santoro e Zaccariello (si tratta sempre di persone coinvolte nella stessa ordinanza n.d.r.) e infine da Omissis.

Come ben sanno i nostri lettori appassionati di cronaca giudiziaria i magistrati omettono i nomi di soggetti che, in base alle propalazioni di un collaboratore di giustizia, possono diventare oggetto di una nuova indagine.

“De Santis – ha dichiarato ancora Francesco De Chiara o Francesco Di Grazia – doveva realizzare un sistema finalizzato ad organizzare l’attività di spaccio di sostanze stupefacenti tra Aversa e Teverola”. De Chiara o Di Grazia indica anche i luoghi scelti da De Santis. “Per Aversa, le case Ina” sempre secondo il pentito, concedetecelo a questo punto misterioso, un ruolo molto rilevante nell’organizzazione lo avrebbe avuto il già citato Michele Vinciguerra il quale “manteneva i rapporti con i fornitori, deteneva la cassa dell’associazione che oltre a pagare gli stipendi, serviva per i nuovi acquisti degli stupefacenti. Io, – descrive De Chiara o Di Grazia – avevo il compito di trasportare la droga che mi consegnava Vinciguerra. I terminali delle mie consegne erano Zaccariello per quanto riguarda l’hashish e Salvatore Muscariello per quel che riguarda la cocaina”.

Sempre relativamente al periodo temporale durante il quale De Chiara o Di Grazia era entrato a far parte del gruppo di camorra di Salvatore De Santis spiega qualcosa anche per quel che concerne i rapporti con gli altri gruppi. “Nel 2019 abbiamo intessuto rapporti di compravendita di stupefacenti con claudio Monaco di Capua e con i Fabio e Davide (Mandesi n.d.r.) figli della sua compagnia. A questi ho portato sia hashish che cocaina. I soldi venivano poi consegnati a Michele Vinciguerra”.

Nel 2020, in piena emergenza Covid anche l’attività del narcotraffico ha subito una crisi anche se “siamo riusciti a mantenere un minimo di entrate vendendo lo stesso gli stupefacenti”.

Non andava tutto liscio, però, come capita spesso nelle organizzazioni dedite al narcotraffico. C’era sempre qualcuno che provava a fare il furbo. “Era prassi – racconta De Chiara o Di Grazia – che ogni qualvolta c’era da picchiare qualcuno per i problemi che potevano sorgere sulla gestione dello spaccio, questi soggetti venivano condotti nel garage di Parco Verde”.

Va precisato che il Parco Verde in questione è quello di Teverola e non quello molto più noto di Caivano. “Era lì che venivano picchiati”.

De Chiara (o Di Grazia) riferisce un episodio preciso. “Ricordo che Omissis (abbiamo spiegato già il significato di questa parola n.d.r.) fu da me condotto all’interno di uno dei garage al parco Verde di Teverola al cospetto di De Santis che venne da quest’ultimo – questo racconta personalmente il neo pentito- fortemente picchiato perché negli ultimi tempi aveva iniziato ad acquistare lo stupefacente di nascosto anche da alcuni fornitori del napoletano. Ricordo – conclude de chiara o Di Chiara – che De Santis gli ruppe il naso in mia presenza.”