L’EDITORIALE. Patetico De Luca, dov’eri quando l’Asi di Caserta diventava una cittadella di tutti i degradi? “A Santa Chiara dopo arrubbato mettete e porte e’ fierro”

27 Marzo 2025 - 10:20

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Dire che l’intervento del governatore l’altro giorno ha bollato di infamia la gestione del Consorzio delle Aree Industriali, (che esiste ancora perché così vuole il suo falso fedelissimo Zannini), è dire poco. In articulo mortis (la sua) non serve a nulla

CASERTA (Gianluigi Guarino) – Dov’era e che faceva Vincenzo De Luca quando Stefano Graziano e Giovanni Zannini imperversavano nell’agro aversano e controllavano l’Asi, utilizzando la signora Raffaela Pignetti, che occupava in loro vece la sedia di controllo del Consorzio di gestione delle Aree Industriali?

Dov’era De Luca quando questo comitato direttivo sedimentava in sé le attitudini di soggetti che possedevano non una, quella più ordinaria, bensì due caratteristiche, ossia la fedeltà a chi in quel comitato li aveva messi, maturando però giorno per giorno anche un secondo pensiero, frutto dell’istinto divenuto poi disegno esistenziale finalizzato all’autoconservazione mummificata? A che pensava De Luca quando questi qua intascavano (e intascano ancora) duemila, duemilacinquecento euro, desiderandoli magari per la vita intera, per una vita in cui quella poltrona di sottogoverno è diventata tutto quello che c’era di raggiungibile?

Dov’era Vincenzo De Luca quando quelle che per lui erano le insignificanti e forse anche sconosciute vite di Gianni Comunale, Nicola Tamburino e Alessandro Rizzieri sono diventate un tutt’uno, un corpo e un’anima sola con Raffaela Pignetti, perché le loro esistenze, intrecciandosi in questa comune esperienza, hanno scoperto di poter diventare simbiotiche, una crasi costituita con il gradiente dell’autoconservazione?

Dov’era De Luca quando queste che per lui erano insignificanti vite erigevano una sorta di muro, un po’ di gomma e un po’ anche in cemento armato, dal concetto incontestabile che, quando e dove mai, avrebbero potuto incontrare una condizione economica migliore e, soprattutto, un miglior rapporto tra questa e l’effettivo impegno da profondere come suo corrispettivo?

Dov’era De Luca quando quelle che per lui erano le insignificanti vite della Pignetti, di Comunale, di Tamburino e di Rizzieri prendevano totale coscienza di aver messo le proverbiali “quattro uova in un piatto”, diventando così feroci custodi della loro tana, facendo pesare la loro fedeltà al padrinato politico dei Graziano, degli Zannini e di Carlo Marino che in quella postazione li avevano collocati?

Dov’era la testa di De Luca quando quelle che per lui erano le insignificanti vite di Pignetti, Comunale, Tamburino, Rizzieri diventavano addirittura un problema per i loro attributi, funzione sui quali aleggiava sempre più incombente la domanda che ha inseguito Zannini, Graziano e Carlo Marino come un alone, come l’ombra che circonda un occhio di bue, ossia “e poi, se salta l’Asi, dove metto la Pignetti, dove metto Comunale, dove metto Tamburino e dove metto Rizzieri?”

E così, mentre De Luca continuava a ignorare i nomi di questa gente, pensando che di Caserta si sarebbero occupati Zannini, Graziano e Marino, gli equilibri dell’Asi sono diventati granitici.


Dov’era e a cosa pensava il governatore De Luca quando Antony Acconcia, a cui non casualmente la Cassazione ha attribuito piena ragione, mentre questi lottava contro il sistema instaurato da Graziano e da Zannini, subiva un licenziamento surreale dalla carica di direttore generale, di cui i giudici della legittimità hanno sancito l’illegalità? Perché il governatore, in modo che almeno per una volta faccia un bagno di umiltà, in modo che almeno per una volta riconosca di essere stato un coglione, non si siede un attimo a parlare con Acconcia, giustamente poi da lui valorizzato alla guida di Air Campania, facendosi raccontare la vera storia degli ultimi undici anni dell’Asi?
A proposito, dov’era De Luca, che oggi, dopo che al monastero di Santa Chiara, spoliato dai ladri, lui vuole mettere le porte di ferro attaccando la gestione dell’Asi di Caserta, come ha fatto qualche giorno fa intervenendo a un evento organizzato dall’Unione Industriali di Caserta, mentre il sottoscritto, avversario irriducibile di questa gestione dell’Asi, che De Luca in articulo mortis (la sua), definisce sbagliata dopo essersene fottuto beatamente per un decennio, subiva il più grande attacco della storia dopo Pearl Harbor, con una vera e propria muta di avvocati scatenati, ma soprattutto attivati con decine e decine di migliaia di euro, sessantamila, probabilmente settantamila prelevati fino all’ultimo centesimo dalle casse pubbliche, dai soldi versati dagli imprenditori casertani nel bancomat del Consorzio?

E dov’era De Luca quando il sottoscritto lottava da solo come una sorta di irresponsabile Orazio Coclite, distribuendo pugni a destra e a manca, ma subendone anche tanti perché tu non puoi pensare di lottare uno contro dieci senza incassare colpi, così com’è successo quando con gli occhi fasciati e non vedenti non ho avuto la possibilità materiale di leggere e di fare mia l’ennesima citazione in giudizio, l’ennesimo pugno partito dalla muta degli avvocati dell’Asi, remunerati con pubblico danaro, con la conseguenza che la mia mancata costituzione, l’assoluta assenza del sottoscritto, e quella ovvia di uno straccio di avvocato che potesse rappresentarli, ha condotto ineluttabilmente a una condanna risarcitoria ingiusta per diritto naturale, ma normale nel sistema dell’amministrazione fredda e burocratica, forte con i deboli e debole con i forti, del diritto amministrato e somministrato dai nostri tribunali, Corte di Appello compresa?

Dov’era e a che pensava De Luca, forse a far bisboccia con il lungamente beneficiato Stefano Graziano e con l’ancora più lungamente ristorato Giovanni Zannini, che stia certo il presidente, hanno sempre lavorato per se stessi e mai per lui veramente, come ben capirà da quello che Zannini farà dopo il 9 aprile qualora la Corte Costituzionale dirà no al terzo mandato?
Dov’era De Luca e a che pensava De Luca?
E beh, il detto napoletano è talmente adatto a riassumere tutta questa vicenda di degrado politico e morale da meritare una seconda e più letterale citazione: “A Santa Chiara dopo arrubbato mettete e porte e’ fierro”.