LEGGETE BENE. Ecco perché, per diritto, lo scioglimento del comune di CASERTA è un atto di equità e di giustizia

19 Aprile 2025 - 13:38

Come al solito la rete è piena di stupidaggini. L’articolo 143 del TUEL va letto sillaba per sillaba e confrontato con i casi specifici che hanno connotato la cronaca del comune capoluogo. Poi, se questa cronaca l’ha fatta solamente CasertaCe, mentre gli altri si sono fermati alle veline ufficiali, avrebbe detto Adriano Celentano: “ci dispiace (per i lettori) degli altri”. Diventassero anche nostri lettori e scoprirebbero molte storie che ignorano

CASERTA (g.g.) – Non è improbabile che il fatto scatenante, il casus belli che, come dice la parola, è solamente un caso, spesso una motivazione da cui non si può prescindere da una condizione vergognosamente votata al malaffare del comune di Caserta

che ha indotto il ministero degli Interni, sollecitato dalla prefettura di Caserta (ma probabilmente la sollecitazione è stata reciproca) a deliberare la nomina della commissione d’accesso, ufficializzata il giorno 8 agosto 2024, è stato rappresentato dall’ordinanza, firmata dalla Gip Daniela Vecchiarelli del tribunale di Santa Maria Capua Vetere quasi due mesi prima, il 13 giugno, per effetto della quale sono stati arrestati ai domiciliari l’assessore Massimiliano Marzo, l’onnipotente dirigente dell’Area Tecnica del comune, Franco Biondi, l’altro dirigente, responsabile dell’Urbanistica, Giovanni Natale, cugino del sindaco Carlo Marino, e con loro qualche imprenditore che avrebbe corrotto politici e burocrati, oltra a partecipare in concorso alla falsificazione di atti amministrativi.

Attenzione, però, la vicenda non deve confondere. Quello decretato ieri dal governo è uno scioglimento per infiltrazione della criminalità organizzata. Il provvedimento del tribunale di Santa Maria, invece, è frutto del lavoro di una procura ordinaria che, nella formulazione dei capi d’imputazione provvisori, che di qui a poco saranno al vaglio di un giudice per l’udienza preliminare che, probabilmente, deciderà il rinvio a giudizio non appena la procura presenterà apposita richiesta, non espone, e d’altronde non è sarebbe stata sua competenza farlo, avvenimenti connessi al rapporto tra politica, mandarinato burocratico del comune di Caserta ed esponenti della criminalità organizzata.

Di nuovo, vi chiediamo la massima attenzione. Lo scioglimento è un atto amministrativo ed è per questo che è impugnabile davanti ai tribunali, precisamente il Tar del Lazio, competente per gli atti amministrativi del governo e del Viminale, ed eventualmente dinanzi al Consiglio di Stato, fermo restando che siamo alla ricerca di casi concreti per cui, rispetto alle poche situazioni verificatesi nel tempo, di accoglimento di ricorsi per scioglimenti relativi ad infiltrazioni mafiose, sindaci e consiglieri comunali siano tornati in carica. Al momento non ne abbiamo trovato nessuno, ma vi faremo sapere.

Non ci vogliono condanne penali e gli elementi che occorrono alla pubblica accusa per far condannare un imputato, se da un lato possono essere utilizzati nel processo amministrativo, non ne sono condizione necessaria.

Basta, come dice la legge, che esistano, leggiamo testualmente dall’articolo 143 del Testo unico sugli enti locali, che emergano: “concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare degli amministratori di cui all’articolo 77, comma 2, ovvero su forme di condizionamento degli stessi, tali da determinare un’alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi e da compromettere il buon andamento o l’imparzialità delle amministrazioni comunali e provinciali, nonché il regolare funzionamento dei servizi ad esse affidati, ovvero che risultino tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza pubblica.

Prima di tutto, collegamenti diretti, ma anche indiretti. Questa fattispecie rappresenta un terreno vischioso per un PM in un processo, mentre basta molto meno per sancire il requisito di scioglimento nel procedimento amministrativo.

Ma è la seconda parte dell’articolo 143 a meritare una micro riflessione. Integra per legge la condizione per decretare lo scioglimento il semplice condizionamento che, nel diritto penale, è questione che non viene presa in considerazione e che, al limite, può rappresentare una struttura dialettica del dibattimento, ma non certo un fatto che di per sé può portare alla sentenza di colpevolezza.

Dunque, si può sciogliere un comune con pieno diritto anche se un sindaco, un assessore, dei consiglieri comunali, dei dirigenti, dei funzionari di vario grado siano vittime di questo condizionamento. Il discrimine, infatti, non è determinato da essere attori o vittime. Il discrimine è l’effetto che il condizionamento provoca nel “procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi e da compromettere il buon andamento o l’imparzialità delle amministrazioni “.

Dunque, per fare un esempio, se il signor Emiliano Casale si è sentito obbligo, anche morale, dal suo punto di vista, di ricambiare l’appoggio elettorale datogli dalla famiglia Rondinone, questa sì notissima al codice penale, lavorando lui da vicesindaco affinché uno dei componenti di questa famiglia diventasse subappaltario o simile di un appalto pubblico, ecco qui che si è verificato un condizionamento dei processi amministrativi.

E questo è uno degli elementi che, seppur vadano ad agire in maniera neutra rispetto all’infiltrazione camorristica, rispetto al capo d’imputazione provvisoria nei confronti dell’indagato Emiliano Casale, è contenuto nell’ordinanza del 13 giugno. Così come è contenuto il pesantissimo rapporto elettorale tra Massimiliano Marzo e la famiglia malavitosa (malavitosisssima) dei Capone.

Ecco perché noi diciamo da mesi e mesi che di casi del genere ne sono verificati a decine. E’ ovvio che aspettiamo di leggere il dpr del Presidente della Repubblica, sperando sia ricco di omissis. Noi saremo in grado, grazie ad un lavoro duro e certosino in questi anni, di disvelarli tutti o quasi tutti questi omissis. Finalmente si potrà giocare a carte scoperte. E siamo sicuri che l’archivio storico, professionale, morale di CasertaCe rappresenterà una miniera per l’Avvocatura dello Stato quando, di cui a qualche mese, il Tar del Lazio sarà chiamato a pronunciarsi sul ricorso già annunciato di Carlo Marino.

Noi, ogni riga di quel dpr saremo in grado di amplificare, ogni sillaba di quel dpr saremo in grado di dotare di ulteriori elementi amministrativi.

Questo è l’articolo introduttivo che spiega, dall’alto della storia del nostro lavoro certosino che da anni denuncia il malaffare e i rapporti del comune di Caserta con il mondo della criminalità organizzata, per quale motivo la decisione del governo è stata, come l’abbiamo definita ieri sera, un atto di giustizia ed equità.

Adesso, dopo aver letto questo articolo, leggetene un altro mentre facciamo una carrellata di tutte le vicende in cui la sintomatologia del condizionamento è apparsa ai nostri occhi, riempiti da migliaia di ore di studio di atti e documenti, del tutto chiara.