LEGGI LE INTERCETTAZIONI. MONDRAGONE. Non per minimizzare, ma Francesco Tiberio La Torre, lo spagnolo e Balestrieri sembrano tre fessi, altro che riedificazione del clan!

8 Novembre 2018 - 18:23

MONDRAGONE(g.g.) Delinquenti, senz’altro. Camorristi, la vediamo dura. Il tenore delle conversazioni intercettate tra Francesco Tiberio La Torre, Salvatore De Crescenzo detto lo spagnolo e Francesco Balestrieri non incoraggia a pensare che da quel nucleo potesse nascere la nuova camorra mondragonese.

Tante sono le intercettazioni, pubblicate dal gip del tribunale di Napoli Claudio Marcopido a coronamento di un’indagine realizzata dalla Dda e nello specifico del pubblico ministero Alessandro D’Alessio. Faticoso leggerle perchè la maggior parte riguarda piccole trame legate alla volontà di vendere stupefacenti che poi è una delle specialità criminali della città di Mondragone.

Esercitata non solo da Francesco Tiberio La Torre ma anche da tantissimi altri criminali di strada. Siamo riusciti però ad estrapolare qualche passaggio che, se per un attimo uno si distrae e non pensa che si tratta di persone che delinquono in maniera evidente, possono anche strappare un sorriso e che denotano, a nostro parere che pure qualche ordinanza di camorra e qualche centinaia di migliaia di pagine le abbiamo lette, l’inconsistenza di La Torre junior come proiezione di erede di suo padre Augusto e come ricostitutore del clan.

E non è una deduzione visto che si ridacchia alla grande proprio quando Francesco Tiberio, intercettato nell’auto insieme ai due già nominati, esclama improvvisamente e solennemente: “Vogliamo fare il clan?“. E Salvatore De Crescenzo risponde: “Vogliamo fare il clan? Bo…e quanti ce ne stanno?“.

Beh, ogni persona, anche il peggiore dei banditi e il peggiore dei criminali, deve essere rispettata perchè si è affermato il principio universale dei diritti umani. Però, insomma, qui se non siamo a Totò e Peppino, poco ci manca.

Ma il meglio di se come comico, il figlio di Augusto La Torre lo dà quando racconta di presunti inchini, ricevute da non meglio precisate pattuglie delle forze dell’ordine: “quando passo io, abbassano le palette…“.

Insomma, parole smargiasse ma piuttosto inconsistenti nell’economia di una possibile riorganizzazione delle fila del clan La Torre.

Francesco Tiberio, d’altronde, non è uno che ha amato rischiare, se è vero com’è vero che questo obiettivo di rimettere in piedi l’organizzazione, lui l’ha sempre rinviato al momento della scarcerazione di suo zio Antonio La Torre, il quale, però, forse conoscendo le attitudini di junior, quando è uscito da galera, a fine 2015, ha accuratamente evitato di assecondare, anche in misura minima, i piani di suo nipote.

L’evidenza documentale di quello che abbiamo riassunto la pubblichiamo in calce a questo articolo, come stralcio integrale della recente ordinanza.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA