L’INCHIESTA. Ci scrive Paolo Negri e dice la sua sulla mega operazione “I Giardini del Sole”. La nostra replica: ci consenta, è una ricotta di plusvalenze, crediti d’imposta e orgia clientelare di posti ai soliti noti

22 Maggio 2024 - 19:50

TERZA PUNTATA. Qui sotto la replica alla lettera dell’imprenditore che confuta i nostri precedenti lavori, e che pubblichiamo alla fine dell’articolo

CAPODRISE (Gianluigi Guarino) – Signor Negri, intanto la ringrazio per la lettera che ci ha scritto, in cui ha espresso il suo punto di vista sugli articoli che abbiamo dedicato all’operazione immobiliare “Giardini del Sole” (che per il momento consideriamo solo immobiliare in attesa di quello che scriveremo dopo).
Dal confronto delle idee, delle opinioni e dei punti di vista differenti può nascere sempre qualcosa di buono e si può vicendevolmente imparare per accrescere il proprio bagaglio cognitivo.


Detto ciò, le dobbiamo riconoscere di essere una persona dotata di quello che gli inglesi chiamano sense of humor, spassoso umorismo.
Nella sua lettera, così come possono constatare i nostri lettori, che la troveranno in calce al nostro articolo di replica, lei ha usato più volte la parola holding.
Siccome è un imprenditore navigato, dobbiamo ritenere che lei abbia scherzato, assimilando al concetto di holding due imprese, la Bcf Srl e la Irgen Re Capodrise Srl, le quali sono delle società unipersonali, ossia con il 100% delle quote nella mani di un solo socio, che è lei, che di entrambe è anche legale rappresentante, ovvero amministratore unico nominato da se stesso.


Insomma, abbiamo cominciato molto bene alleggerendo il clima con l’umorismo. Bcf (con socio unico Paolo Negri e amministratore unico Paolo Negri), entra come socio unico in Irgen Re Capodrise il cui amministratore unico è Paolo Negri. E quando Paolo Negri parla di lavoro svolto insieme ai suoi collaboratori, ci strappa una risata ancora più grassa, visto e considerato che sia la Bcf che la Irgen risultano ufficialmente società con zero dipendenti.


Forza, signor Negri, beviamoci una bella birra e raccontiamoci due barzellette fingendo che questa non sia materia del programma di economia aziendale di prima ragioneria.


Se non fosse così, allora ci dobbiamo offendere nel momento in cui lei definisce questa roba una holding, magari pensando a tutte le altre Irgen Re costituite, riteniamo con la stessa ossatura, cioè Irgen Re Pontecagnano, Irgen Re Pontecagnano 2, Irgen Edilizia e Irgen Re Sviluppo Srl.


Per cui togliamo di mezzo questo argomento, che può essere facilmente risolto dal bignamino universale di Wikipedia e cerchiamo di parlare seriamente della vicenda Giardini del Sole che la riguarda direttamente.

In ultimo le diciamo, ma siamo convinti che lei scherzasse, che una holding non si configura in base al numero di micro-società unipersonali realizzate, sempre con lo stesso socio e amministratore, ma soprattutto (se non addirittura esclusivamente) in base alla struttura qualitativa e allargata ad altri soggetti, altrimenti facciamo come certi imprenditori che per darsi delle arie spacciano per holding aziende che non avrebbero i requisiti neanche per l’antico gioco del Monopoli, roba seria rispetto a certe parti del nostro più che permissivo diritto civile.
A questo punto, se lei dice che è una holding, noi esprimiamo un opinione diversa dicendo che la sua è una ditta individuale che si muove sotto le mentite spoglie di una società di capitale.

A lei, signor Negri, non fa difetto l’autostima, il che è sempre un dato positivo per le sorti di un imprenditore che grazie ad essa si tiene al riparo dal dubbio di non essere poi granché, di non essere all’altezza di promuovere lineari iniziative economico-produttive.

Dice, infatti, di essere stato una sorta di salvatore della patria. Ciò perché i calabresi, cioè l’impresa Cecomm Srl con sede in questa bellissima regione, avevano già deciso di vendere. E questo sarebbe dimostrato dal fatto che quando è entrato in ballo lei, i calabresi stavano trattando anche con altri soggetti.

Bravo Negri, grazie dell’informazione. Questa rafforza l’idea che ci siamo fatti di questa storia.

La Cecomm Srl ha rilevato dal precedente proprietario dei terreni con l’obiettivo di realizzare l’investimento e non per giocarci a nascondino.

Ma quando è andata a schiantarsi contro un vero e proprio muro di gomma issato nel comune di Capodrise soprattutto dall’ingegnere Ernesto Palermiti, ha deciso, spossata, e avendo capito che l’aria che tirava non le avrebbe mai permesso di realizzare l’investimento, di vendere a chiunque pur di andarsene.

Quindi signor Negri dobbiamo ringraziarla per averci dato un’informazione che rende ancor più solida la nostra tesi.

Se oggi l’autorità giudiziaria (che le confermiamo, checché lei ne dica, si sta occupando di questa vicenda) andasse a domandare, ammesso e non concesso che non lo abbia già fatto, ai calabresi di Cecomm se loro hanno acquistato dal primo proprietario così per scherzo, per perdere tempo, o se invece condizioni di obiettiva impraticabilità artificialmente e artificiosamente create, li abbiano indotti ad alzare bandiera bianca, probabilmente ne uscirebbe fuori qualche spunto molto interessante e una chiave di lettura differente dalla sua.

Per sintetizzare, mettiamo che la Cecomm avesse avuto la stessa possibilità – invece di essere mandata a comprare il sale un giorno sì e un giorno pure – di veder certificati, vidimati e timbrati dal Comune di Capodrise gli stessi elaborati grafici che ha avuto lei, in 24 ore tra il 30 settembre e il 1 ottobre 2021, con una società costituita solo due mesi prima.

Sempre formulando un’ipotesi, possiamo seriamente sostenere che la Cecomm, volendo a sua volta realizzare un’operazione per l’appunto solo finanziaria (e non è mai stata questa l’intenzione), non avrebbe ricevuto lo stesso credito che ha ricevuto lei prima dal Monte dei Paschi di Siena e successivamente dalla Polis Fondi S.G.R.P.A.?

Società finanziaria, quest’ultima, che lo scorso 28 dicembre è diventata proprietaria dell’immobile?

Al riguardo, particelle catastali alla mano, 4 di queste appartengono oggi alla Polis Fondi; altre 56, che si configurano ancora come nuda terra, sono di proprietà del Monte dei Paschi di Siena, mentre solo 12 sono di proprietà della Irgen Re Capodrise.

Per cui, al momento, come si diceva prima, trattasi di operazione finanziaria attivata da una sorta di capitale immateriale costituito dai titoli e dalla documentazione che lei ha ricevuto ipso facto dal Comune di Capodrise.

Tutto il resto, ce lo consenta, sono chiacchiere, perché altrimenti su 72 particelle catastali, lei non avrebbe conservato solo la proprietà di 12.

Siccome tutto ciò è avvenuto in pochissimo tempo, non si riesce a distinguere l’aspetto imprenditoriale di questa operazione, il cui connotato immobiliare è qualcosa che attiene per la maggior parte agli istituti di credito e non a lei.

Domanda: ma nel giorno, nell’ora e nel minuto in cui Palermiti, con l’egida dei signori Luisa D’Angelo e Vincenzo Negro, la prima vero sindaco di Capodrise e il secondo fedele esecutore delle sue direttive e di quelle erogate dal mentore di lei Giovanni Zannini, ripetiamo nel momento in cui Palermiti si trasformava in timbro-man, lei era già proprietario di quei terreni oppure no?

Siccome lei operava già su quelle aree, coprì l’assenza del titolo di proprietà con un rabberciato e frettoloso contratto di comodato d’uso peraltro mai registrato e che non avrebbe avuto motivo di esistere se ci fosse stato un titolo di proprietà. Non occorre la filosofia scolastica di San Tommaso D’Aquino per capire questo sillogismo.

Sono stati quei timbri e quelle autorizzazioni portati in banca a determinare una relazione tra lei e quei terreni che implicasse anche il diritto reale della proprietà, che comunque esercita oggi in maniera molto minoritaria, quasi irrilevante, rispetto a come si rapporta e quanto vale questo diritto reale nei confronti della Monte dei Paschi di Siena.

Vogliamo parlare poi delle cose strane capitate al Protocollo del Comune, con i documenti timbrati e acchittati a lei restituiti senza essere mai formalmente arrivata alcuna istanza da parte sua?

Questa è storia e ci saremmo aspettati confutazioni su tali specifici elementi.

Va bene a tutti dire di se stessi di essere bravi, belli e intelligenti.

Sa, signor Negri, la differenza la fa sempre l’onestà intellettuale e la fa la forza che uno ha di accettare il confronto su fatti precisi e circostanze precise che noi abbiamo riportato.

Ora, può darsi pure che Casertace abbia scritto un mucchio di cavolate, ma non è sufficiente per dimostrarlo un pieno autocelebrativo che poi va ad eludere gli elementi cruciali di una vicenda che, a nostro avviso, e ce ne assumiamo tutta la responsabilità, merita di essere approfondita dall’autorità giudiziaria in quanto puzza dall’inizio ad ora e al momento, sempre a nostro avviso, ha prodotto plusvalenze, assunzioni clientelari messe a disposizione della signora Luisa D’Angelo e del signor Vincenzo Negro, e che ha prodotto anche un’altra cosa che adesso andiamo ad enunciare.

E qui vogliamo scherzare un poco anche noi definendola una valutazione positiva: dando un’occhiata al primo bilancio in forma abbreviata, redatto con le modalità che possono essere utilizzate dalle imprese di piccole e medie dimensioni ai sensi dell’art. 2435-bis del Codice Civile, ci siamo accorti che tra i crediti già acquisiti a botta carica c’è 1.959.677 euro di credito d’imposta per sisma bonus 2022.
A Roma, e non è una parolaccia ma una di quelle piacevoli dissacranti ironie che solo il romanesco sa esprimere, avrebbero detto: sticazzi.

Se conosciamo qualcosa della legge sul sisma bonus, questa prevede un tetto massimo di spesa per ogni unità immobiliare. Per cui: prima unità immobiliare spesa tot.; seconda unità spesa tot; e via discorrendo.

Oltre i 96mila euro di scarico per le unità residenziali nel credito d’imposta non si può andare. Ma non è questo il caso. A noi interessa il sisma bonus per i capannoni industriali e commerciali. Il tetto dei 96mila euro serve per decurtarlo di una percentuale che va tra il 15% e il 20% a seconda della classe sismica.

Siccome Capodrise non sta su un vulcano né su una faglia tettonica che attende il big one a Los Angeles e San Francisco, l’ideache ci siamo fatti è di una decurtazione al 15%. Ci attestiamo, insomma, sugli 81mila euro.

Lei, signor Negr,i ha avuto dunque la possibilità, il titolo, per dichiarare la proprietà di un numero di unità immobiliari non definito. Ciò perché la legge consente di scaricare non solo valori calcolati sulle unità immobiliari, ma anche in base alle cosiddette sub-unità.

Tutto compreso, armandoci di calcolatrice, tra unità e sub-unità lei ne ha sciorinate 24 e qualche decimo. Per carità, niente di illegale fino a prova contraria, ma siccome nel balletto dei titoli di proprietà ci si è capito poco, vorremmo sapere in quale incastro, in quale nicchia temporale, lei ha utilizzato queste 24 tra unità e sub-unità per accumulare quasi 2 milioni di euro di credito d’imposta che lei ha già a disposizione, altrimenti non l’avrebbe potuto metter in bilancio tra i crediti della sua società con 10mila euro di capitale sociale e nessun dipendente. In attesa di vedere cosa è successo sul fronte credito d’imposta nel bilancio del 2023, dato cha la proprietà di 60 su 72 particelle è transitata, comprese tutte quelle volumetriche, al Monte dei Paschi e a Polis Fondi il 20 dicembre 2023.

E certo, per uno che si autodefinisce quasi un benefattore, sarà pure così ma i soldi li hanno messi banche che hanno avuto documenti firmati dal signor Speedy Gonzales, al secolo Ernesto Sparalesto Palermiti.

Noi abbiamo detto la nostra, qualora Negri voglia di nuovo spiegare si può accomodare. Ma lo prenderemo in considerazione solo se entrerà nello stretto merito di quello che noi abbiamo sostenuto, in replica a lui in questo articolo.