L’INCHIESTA. PARTE II. La vera storia del cimitero di S.MARIA A VICO. Il sequestro e il dissequestro. Ora Caterino chiede TRE MILIONI di risarcimento danni. E Pirozzi-Pascarella “A’ livella” ci hanno messo le mani sopra

27 Agosto 2024 - 13:08

Questa lunga storia durata vent’anni ritorna al punto di partenza e dà un senso a quell’intercettazione con la quale, prima delle elezioni comunali del 2021, il sindaco, il suo assessre ai Lavori Pubblici, Marcantonio Ferrara, e l’imprenditore che non ha pagato nemmeno le rimesse al comune, si mettono d’accordo

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SANTA MARIA A VICO (gianluigi guarino) – Nella prima parte del nostro racconto, ci siamo soffermati sugli eventi sviluppatisi dal 2004, momento in cui l’imprenditore Giacomo Caterino interseca la proposta progettuale del comune di Santa Maria a Vico per un significativo allargamento del cimitero, con la costruzioni di centinaia di nuovi loculi e un numero di cappelle che doveva essere pari a 15, poi arrivate a 100 per una botta di gigantismo dell’ex sindaco Adriano

Telese che in quanto a vanità politica e a ricerca di grandeur non è stato mai secondo a nessuno, al gennaio 2011, ossia al momento in cui in un anno l’imprenditore di San Cipriano completa i primi due lotti, ma trova nell’ingegnere capo Gennaro Isoletti e nell’allora assessore ai Lavori Pubblici, Andrea Pirozzi, ostacoli che si dimostreranno insormontabili per lui, anche alla luce di un tempo nuovo nella vita di Caterino, coinvolto nelle indagini del processo Normandia II.

L’ESCOMOTAGE (LEGALE?) DI CATERINO PER ABBATTERE IL MURO DI GOMMA DI PIROZZI E ISOLETTI

Caterino ha completato il primo e praticamente anche il secondo lotto. Ha costruito 35 cappelle e un numero elevato di loculi. Ritiene di avere il diritto di incassare, ma la burocrazia gli impone due ostacoli: il collaudo e propedeuticamente a questo i passaggi di proprietà che attestano, certificano e ufficializzano la trasmissione del più importante dei diritti reali dai proprietari dei terreni espropriati al comune.

Caterino sa che queste specifiche competenze non appartengono a Gennaro Isoletti, bensì ad altri due responsabili di procedimento, li chiamiamo (come fatto per Isoletti) dirigenti, anche se il comune di Santa Maria a Vico non prevede la presenza di dirigenti propriamente detti, che invece è ad appannaggio delle amministrazioni cittadine più grandi.

Da una parte c’è il dirigente dell’Urbanistica De Lucia, dall’altra parte c’è il collaudatore tecnico Nicola Corbo, nome notissimo soprattutto a Maddaloni, dove ha la delega ai Lavori Pubblici nell’amministrazione di Andrea De Filippo.

Davanti al muro di gomma, eretto da Andrea Pirozzi e Gennaro Isoletti, l’imprenditore Giacomo Caterino, a cui non ha mai fatto difetto un certo estro, pericoloso soprattutto per se stesso, mette in azione un escamotage che, a dirla tutta, non è un atto legale.

Il codice degli Espropri prevede all’articolo 6, comma 8, che l’imprenditore il quale deve compiere degli espropri per lavori di pubblica utilità, può delegare, in tutto o in parte, l’esercizio dei propri poteri espropriativi. Caterino in pratica certifica il passaggio di proprietà dai proprietari dei terreni acquistati per il cimitero al comune.

Si presenta così da De Lucia che gli concede l’agibilità per le opere. Questa agibilità rappresenta un altro foglio che brandisce davanti a Nicola Corbo, il quale da il via libera e il certificato del collaudo.

Ed è lì che l’imprenditore sanciprianese compie un errore di spavalderia. Con un sorriso spavaldo e beffardo, entra negli uffici di Isoletti e sembra dirgli: ti ho fregato.

Isoletti e Pirozzi, che con Caterino indebolito dalle vicende giudiziare, avevano puntato ormai da tempo su Giuseppe Pascarella, pur sapendo che si trattasse di un imprenditore approssimativo, se la legano al dito e iniziano la battaglia. Ricorrono al giudice del tribunale di Santa Maria Capua Vetere che, essendo passato il termine del ricorso, fa passare l’approvazione dei documenti.

E qui, dai colpi di sciabola e fioretto che iniziano la cannonate.

ISOLETTI ALL’IMPROVVISO VEDE

Isoletti prende carta e penna e si ricorda, dopo essere uscito 100 volte dal cimitero, che Caterino ha svolto lavori in difformità. L’imprenditore di San Cipriano al tempo non gode di grande stima e un pm del tribunale sammaritano, la dottoressa Alessandra Converso, chiede ed ottiene dalla gip Daniela Caramico D’Auria il sequestro dell’intera area del cimitero, eseguito dai carabinieri, i quali non riescono ad individuare i 96 loculi in eccedenza, segna di una prima fase dei lavori non precisa.

Caterino presenta subito ricorso. Una difformità riguarda il numero dei loculi. Ne avrebbe costruito di più rispetto a quanti ne prevedeva l’ultimo progetto approvato in questa farragginosissima vicenda. Caterino risponde che lui ha utilizzato la superficie dai documenti approvati, sfruttando il perimetro senza approfittare di neanche un centimetro in eccedenza.

La questione dei loculi, invece, era scaturita dalla necessità di adeguare la misura progettuale di 2.50 metri a loculo alle direttive dell’ASL di Caserta che non andava al di là dei 2.25 metri. Volendo e dovendo sfruttare tutto il perimetro era leggermente aumentato.

Una tesi che in sede di ricorso fa breccia dinanzi al gip Caramico D’Auria del tribunale di Santa Maria Capua Vetere che dissequestra tutto, eccetto i loculi in discussione.

UN ERRORE CLAMOROSO E IL NUOVO SEQUESTRO

La pm Converso non si da per vinta e presenta ricorso al tribunale del Riesame delle misure patrimionali, con sede a Santa Maria Capua Vetere. Nomina come Ctu l’arichitetto Alberto Coppola il quale, invece di prendere in consegna il progetto definitivo, approvato con il sindaco Telese, prende il primo, quello de 2004, che riguardava 600 loculi e 15 cappelle. Un guazzabuglio di errori che porta in errore il Riesame, che decide per il completo sequestro.

Mala tempora currunt per Giacomo Caterino. E all’azione della magistratura ordinaria si associa quella della magistratura ordinaria. In pratica lui subisce un sequestro tombale di quasi tutte le sue proprietà, tra cui anche i titoli vantati rispetto al cimitero di Santa Maria a Vico.

Luigi Scaramella, nome che non ci è del tutto sconosciuto, viene nominato custode giudiziario. Ed è lui a tenere il bandolo della matassa e a costruire un rapporto molto cordiale con l’amministrazione comunale.

Siccome a quel punto Giacomo Caterino non può darsi per vinto perché ci ha rimesso tanti soldi, lotta ancora con gli avvocati. E stavolta i giudici gli danno ragione.

Il suo fascicolo finisce sulla scrivania di una nuova pm, Federica D’Amodio, la quale probabilmente legge con più attenzione i documenti del ricorso rispetto a chi l’aveva preceduta. In origine la contestazione fatta dal comune di Santa Maria a Vico si basava su due articoli, il 7 e il 64 del dpr 380/2001, ovvero il Testo unico di edilizia privata.

Ma l’intervento di Caterino, seppur compiuto da un privato, avveniva in una procedura pubblica ma soprattutto per beni e servizi pubblici. Sbagliato, quindi, applicare norme di edilizia privata. Certo, non si tratta dell’unico motivo, ma è il principale.

CATERINO VINCE MA ORMAI È TUTTO PERSO

Una vittoria amara per Caterino, visto che l’amministratore giudiziario Scaramella non ha voluto aspettare l’esito, consegnando tutti i titoli del cimitero al comune, ha fatto sì che Caterino non recuperasse i 600 mila euro del fido, costatogli la vendita dei tre immobili per pagare la banca erogatrice del fido.

In questo modo Andrea Pirozzi (divenuto nel frattempo sindaco), può coronare il suo sogno di affidare i servizi cimiteriali al suo pupillo Giuseppe Pascarella, il quale – lo scriviamo carte alla mano – fa il bello e cattivo tempo, incassando soldi dai cittadini senza neppure incassare le rimesse, le quote parti al comune.

Forte poi di una sentenza del gip di Santa Maria Capua Vetere, e forte di un proscioglimento rispetto all’accusa confezionata da Gennaro Isoletti a firma del gip Campanaro, passa al contrattacco e chiede – a questo punto giustamente – un pesante risarcimento danni dal comune di Santa Maria a Vico.

Questa è storia e arriviamo dunque ai giorni nostri, alle trattative, che diventano indagine giudiziaria, che qualcuno propone e che qualcuno fa proporre a Domenico Nuzzo Mimmariello, il quale spara (solo metaforicamente) una richiesta da un milione di euro allo scopo di farne recuperare tre a Giacomo Caterino, il quale, però, avendo incassato solo buffi, come si suol dire, nel senso di ceffoni, cammina con le cimici fornitegli dalla guardia di finanza. E il resto è storia.

Dovrà essere dunque l’autorità giudiziaria, il giudice civile a stabilire quanto l’imprenditore di San Cipriano dovrà ricevere dal comune di Santa Maria a Vico.

P.S. Ma vi rendete conto – e lo diciamo per l’ennesima volta – che il signor Andrea Pirozzi oggi, martedì 27 agosto 2024, indossa ancora oggi la fascia di sindaco e rappresentante della Repubblica Italiana? Ma vi rendete conto che in quell’intercettazione del 2021, da cui parte questo articolo, Pirozzi e il suo assessore Marcantonio Ferrara, delegato ai Lavori Pubblici, si stavano ancora accordando con Giuseppe Pascarella in modo che questi diventasse il protagonista di nuovi lavori di ampliamento al cimitero, non si capisce se tramite project financing o semplice concessione? Vi rendete conto di quanto lo Stato sia in ritardo a chiudere la partita con una classe – chiamarla politica sarebbe offensivo per il termine – di soggetti, tiriamoci un pizzico sulla pancia e definiamoli discutibili, che hanno avuto tutto il tempo di assestarsi e difendersi nell’inchiesta della DDA di Napoli che tiene in vita da una vita (voluto gioco di parole), nonostante l’ottimo lavoro compiuto dalla guardia di finanza di Marcianise?