LO SCHIFO DELL’ASL CASERTA. 25 MILIONI DI EURO aggiudicati alle famiglie Raia & Verolla, con qualche incursione di Nicola Ferraro. Centrodestra e centrosinistra? Un’unica grande ricotta
31 Maggio 2025 - 13:30

Un monopolio messo nero su bianco nella richiesta di applicazioni di misure cautelari in carcere, ai domiciliari e di divieto di dimora, invocato per Amedeo Blasotti, attuale direttore generale dell’Asl, invocate dalla DDA di Napoli. Ragionate un attimo sulla carriera politica della consigliera regionale di Paolo Raia. Prima nel centrodestra di Caldoro, quando nominava i dg delle ASL, poi nel csx di De Luca, quando era quest’ultimo a nominare tutti i direttori
CASERTA (g.g.) – La vero ideologia dell’ASL di Caserta nella sua storia recente e anche meno recente è stata rappresentata dal modo, a dir poco opaco, discutibile, con cui sono state gestite le gare di appalto.
Anzi, a dirla tutta, possiamo parlare di un vero e proprio partito unico che ha utilizzato, volta per volta, le insegne e la complicità di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, quando alla regione Campania questi partiti erano al potere con Stefano Caldoro governatore, con il PD, i Socialisti. Italia dei Valori, e liste civiche assortite, tutte a base di ricotta, quando al potere è arrivato al centrosinistra con il super ras (senso letterale del termine) Vincenzo De Luca.
Noi di CasertaCe questa storia la conosciamo bene, tanto che il sottoscritto, direttore di questo giornale, è stato querelato da tutti i direttori generali dell’Asl Caserta: da Paolo Menduni, deceduto nel gennaio 2025, espresso da AN di Angelo Polverino e Mario Landolfi, e poi, nel primo anno dell’era De Luca, da Mario De Biasio, espressione diretta di Gennaro Oliviero, e poi ancora dal casoriano Ferdinando Russo, uscito fuori soprattutto da un’intesa con Mario Casillo, Tommaso Casillo, l’attuale eurodeputato Raffaele Topo, Stefano Graziano e in misura inferiore Oliviero, che all’epoca non era certo nelle grazie di De Luca.
La lobby casoriana ha continuato a dettare legge quando il direttore amministrativo, nominato non a caso da Russo, e cioè Amedeo Blasotti, è diventato direttore generale.
Oggi, leggendo alcuni passi della richiesta di applicazioni di misure cautelari in carcere, ai domiciliari e di divieto di dimora, invocata dalla DDA proprio per Blasotti, non sappiamo se ridere o piangere. Alla fine ci viene fuori un sorriso sardonico, perché troviamo, all’interno della ricostruzione compiuta dal pubblico ministero Maurizio Giordano, dei passi che sembrano riprodotti dai nostri articoli.
Rispettando gli obblighi di sintesi dalla legge liberticida che reca il nome del parlamentare di Azione, Enrico Costa, ci limitiamo ad una sintesi, quando invece mai come in questo caso sarebbe necessario una riproduzione testuale di ciò che la DDA mette nero su bianco.
In breve il concetto è questo: le indagini hanno portato alla luce l’esistenza di un cartello di imprese che, secondo gli inquirenti, avrebbe esercitato un controllo sistematico sulle gare bandite dalle ASL di Caserta, Napoli e Benevento.
Dall’analisi è emerso un dato ricorrente: la quasi totalità degli appalti relativi alla disinfestazione, la disinfezione delle strutture sanitarie delle ASL veniva aggiudicata a un unico raggruppamento temporaneo di imprese, che risultava spesso l’unico partecipante. Un’anomalia che indicherebbe una gestione monopolistica del mercato.
Eh beh, lo dobbiamo dire: ma noooo. Guardate, cari pm, voi vi state occupando di questo settore e siete arrivati a questa conclusione. Ma se una task force di inquirenti preparati sulla materia avesse analizzato tutti le procedure di gare anche per gli altri settori, immobili frutto di lavori pubblici, macchine elettromedicali e tanti altri ancora, si sarebbero accorti che l’andazzo è stato esattamente il medesimo.
La verità è che nel settore pubblico della provincia di Caserta e della Campania le gare d’appalto sono quasi tutte truccate.
Vabbè, che lo diciamo a fare, torniamo al fatto specifico. La DDA si dedica, come detto, alle attività da vero e proprio mattatore monopolistico del raggruppamento temporaneo (?) di ditte che fa perno su due famiglia: i napoletani Raia e i casertan-luscianesi Verolla, con qualche incursione finale di Nicola Ferraro, tramite uno dei suoi imprenditori più vicini, ovvero il capuano Antonio Montanino, indagato e destinatario di una richiesta di misura cautelare presentata dalla DDA.
La società dei Raia più presenti sono Sigeco, Uniced e in misura minore Tineos e Futon. In due di queste, tra i soci, c’è anche Paola Raia.
Chi è Paola Raia? Una consigliera regionale che esiste per appartenere alla maggioranza pro tempore. Stava con Forza Italia tra il 2010 e il 2015, quando comandava con centrodestra di Stefano Caldoro e dal quale dipendeva le nomine ASL della Campania e, quindi, di Caserta, dove approdò come dg il già citato Menduni.
Successivamente, Paola Raia, che evidentemente aveva mezzi per ottenere l’elezione a prescindere dalla lista in cui si candidava, è scivolata verso il centrosinistra e De Luca, da cui sono dipese le nomine di Mario De Biasio, di Ferdinando Russo e di Amedeo Blasotti.
Sapete perché consideriamo questa vicenda e la figura di Paola Raia paradigmatiche rispetto al concetto espresso all’inizio dell’articolo, relativamente alla totale impalpabilità dell’elemento di appartenenza politica all’interno dell’istituzione più importante della Campania? Perché noi, nella nostra attività giornalistica, queste cose le abbiamo sempre notate. Oggi, meglio tardi che mai, le leggiamo in un atto importante a firma dalla DDA.
Un milione e 800 mila euro nel 2010, 1 milione e 789 mila euro nel 2011, poi un doppio contratto triennale, ovvero dal 2012 al 2018, per un totale di 10 milioni di euro, fino alla procedura quinquiennale bandita 2019, per una cifra ragguardevole: 12 milioni di euro.
Sono aggiudicazioni relative alle disinfezioni, disinfestazioni e simili solo all’Asl di Caserta. Dal 2010 in poi, quindi, le famiglie Raia e Verolla hanno intascato una cifra superiore ai 25 milioni e mezzo di euro, con gare di appalto a cui hanno partecipato solo loro, nel 2019 accompagnati dall’Artemide Global Service, la società di Montanino, come detto, vicino a Nicola Ferraro.