L’OMICIDIO DEL SINDACO. Chiesto il rinvio a giudizio per il colonnello Fabio Cagnazzo e l’ex brigadiere Lazzaro Cioffi

25 Maggio 2025 - 20:22

Il colonnello dei Carabinieri è stato scarcerato venerdì, ma la Procura va avanti. Cioffi è in carcere

CASERTA – Il colonnello dei Carabinieri Fabio Cagnazzo, arrestato otto mesi fa con l’accusa di far parte del gruppo che uccise il sindaco-pescatore Angelo Vassallo, è stato rimesso in libertà venerdì scorso su decisione del tribunale del Riesame, ma la procura di Salerno va dritta per la sua strada e chiede il rinvio a giudizio nei confronti dell’ufficiale di Aversa, dell’ex brigadiere Lazzaro Cioffi, di Casagiove, dell’imprenditore Giuseppe Cipriano e di Giovanni Cafiero.
Per gli inquirenti Vassallo sarebbe stato assassinato – il 5 settembre 2010, con 9 colpi di pistola, vicino alla sua casa di Acciaroli – perché stava per denunciare un traffico di stupefacenti che nel 2010 stava prendendo piede nel comune cilentano di cui era primo cittadino.

Una tesi che Cagnazzo e gli altri indagati hanno sempre respinto. A nessuno di loro viene contestato il ruolo di esecutore materiale dell’omicidio del sindaco-pescatore, che non è stato mai identificato: l’accusa riguarda piuttosto, a vario titolo, l’organizzazione del delitto e il successivo depistaggio delle indagini, un ruolo che avrebbe svolto in particolare Cagnazzo.
L’udienza preliminare per decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio non è stata ancora fissata, ma probabilmente si terrà dopo che saranno rese note le motivazioni del verdetto del tribunale del Riesame che l’altro giorno ha disposto la scarcerazione di Cagnazzo, dell’imprenditore Giuseppe Cipriano e dell’ex carabiniere Lazzaro Cioffi (il quale però resta detenuto per altre vicende), mentre un altro indagato, l’ex collaboratore di giustizia Romolo Ridosso, non aveva presentato ricorso.

La decisione del Tribunale ha fatto seguito a quella della Corte di Cassazione che aveva annullato, con rinvio, i provvedimenti con i quali erano stati arrestati il colonnello dei Carabinieri e i suoi presunti complici: a pesare sono state soprattutto le contraddizioni nelle quali sono caduti gli ex collaboratori di giustizia, la cui attendibilità è stata messa in discussione dagli ‘ermellini’, oltre ad alcune lacune individuate nell’inchiesta e nelle motivazioni degli arresti.