L’OMICIDIO DI NICOLA PICONE. Confermata la pista napoletana e le tre ipotesi: debiti, insidie alla donna di un boss e la droga

21 Ottobre 2018 - 19:50

AVERSA – (Tina Palomba) Agguato mortale a Nicola Picone: mentre vengono passate al setaccio le telecamere, le telefonate e persino i social, si avvalora, tra gli inquirenti, sempre di più l’ipotesi che il killer o i killer del 26enne, soprannominato o’ minorenne, la notte tra giovedì e venerdì provenissero dall’area napoletana, così come avevamo già ipotizzato nel nostro articolo di ieri (CLICCA QUI PER LEGGERE).

Il giovane, originario di Teverola ma domiciliato a Casaluce, sarebbe caduto in un appuntamento trappola. L’assassino che ha materialmente sparato, lo avrebbe ucciso a bruciapelo nella sua Panda con 7 colpi di pistola, sul piazzale della stazione di servizio dell’ Agip ad Aversa in viale Europa.

Sul caso indagano, in queste ore, per conto della Dda di Napoli i carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta, coordinato, in tutte le sue sezioni dal comandante del Reparto Operativo, tenente colonnello Nicola Mirante, e da quelli del Reparto Territoriale di Aversa, coordinati dal tenente colonnello Donato D’Amato e dal capitano Stefano Russo.

Secondo indiscrezioni investigative, inoltre, sembra essere sempre di più attenzionata un paio di zone del napoletano frequentate da Picone, cioè Torre Annunziata nella parte sud della provincia e Miano a ridosso del capoluogo partenopeo.

Ovviamente si lavora anche sul movente e anche qui c’è qualche novità emersa nelle ultime ore. In primis si sta rivoltando come un calzino l’attività lavorativa di Picone il quale, gestiva con il cognato, in via Roma a Teverola, un centro di noleggio auto, così come abbiamo scritto già dai primissimi articoli pubblicati venerdì mattina, pochi minuti dopo il ritrovamento del suo cadavere. Si parla di una condizione debitoria pesante proprio nei confronti di alcuni soggetti della malavita napoletana.

La seconda ipotesi attiene ad una possibile connessione tra l’omicidio e il grande, complesso mondo dello spaccio degli stupefacenti ad Aversa.

La terza: è di carattere privato e riguarderebbe una presunta relazione pericolosa intrattenuta da Picone con una donna di un noto pregiudicato del napoletano.

Ricordiamo infine che Picone, descritto come persona dal carattere molto spavaldo, era stato arrestato con alcuni esponenti del clan Schiavone che operava, secondo le accuse, nella città aversana. Era stato accusato di associazione camorristica, estorsioni e fatture false. Qualche anno fa, il 26enne, assistito dal suo difensore Alfonso Quarto, era stato poi assolto in primo grado per 416 bis e condannato a sei anni solo per le estorsioni aggravate dall’art 7. Recentemente era stato assolto anche da questa accusa in corte di Appello. I familiari intanto sono in attesa della data dell’autopsia per potere fissare i funerali.