MACRICO, DI MALE IN PEGGIO. OSSIA QUANDO SI PREDICA BENE E SI RAZZOLA MALE
8 Novembre 2024 - 12:01
Caserta (p.m.) – Ultimissime sul Macrico. Ieri pomeriggio, alle ore 16, presso la Regione Campania in via S. Lucia a Napoli è stato indetto un incontro <<…propedeutico alla predisposizione di un Accordo di Programma, ai sensi dell’art. 34 del D.Lgs. 267/2000 e dell’art. 12 della L.R. n. 16/2004 finalizzato alla rigenerazione dell’area ex Ma.C.Ri.Co. di Caserta e alla realizzazione del “Campo Laudato sì Caserta”>>.
Ha fatto seguito a quello del 24 ottobre, che ha segnato il trasferimento del dossier dalla sede naturale di Caserta a Napoli, dopo il macigno giudiziario che ha colpito giunta ed uffici municipali. Un vero e proprio ripiegamento strategico, perché, si ricorderà, il primo percorso procedurale individuato dal comune di Caserta era stato quello della Conferenza dei Servizi comunale. Tanto che il sindaco Marino aveva anche indetto, ai primi di giugno, la riunione preparatoria della Conferenza di Servizi relativa al Campo Laudato Si’. Riunione che si svolgeva con il consiglio comunale in gran completo e nel corso della quale il primo cittadino rendeva noto che aveva designato quale RUP del procedimento il dirigente Franco Biondi, quello poi finito ai ceppi. Davanti al vicolo cieco che si determinava con la messa in fuori gioco di Biondi e non solo, una mattina si è scoperto – non si sa come e con quale spiegazione – che tutte le carte dell’ex
Tornando a ieri, sta di fatto che lo storico Comitato Macrico Verde, in vista di tale riunione pomeridiana, chiedeva di intervenire in quanto soggetto portatore di interessi diffusi.
Gli uffici regionali eccepivano però che essa non era accoglibile “…trattandosi di una riunione preparatoria per l’attivazione dell’Accordo di Programma ai sensi dell’art. 34 del D.Lgs. 267/2000 e del successivo avvio delle attività della relativa Conferenza dei Servizi”. Con la precisazione che solo in questa ultima sede, quella della Conferenza dei Servizi, potrà essere garantita la partecipazione pubblica e dei portatori di interesse che ne faranno richiesta.
Solo che, siccome la nota di questa risposta giungeva tardiva solo qualche ora prima dell’incontro, la delegazione casertana del Comitato Macrico Verde era già partita per Napoli e quando si presentava alla sede regionale, chiedendo l’accesso alla riunione, veniva messa alla porta, non senza essere prima essere identificata dagli addetti alla sicurezza.
Per il comune di Caserta era presente l’ingegnere Luigi Vitelli, ormai dirigente a tutto, il quale non si sa che mandato abbia, visto il clima di segretezza che circonda l’operazione. Per la Regione Campania c’era il direttore generale Romeo Gentile. Per la Fondazione Casa Fratelli Tutti – che ancora oggi non pare si sappia se sia titolare dell’area per acquisto fattane dall’Istituto Diocesano di Sostentamento del Clero, proprietario originario, o meno – ne è stato scorto il segretario generale, Elpidio Pota, il quale pare non si sia scomposto più di tanto alla cacciata degli esponenti del Comitato Macrico Verde.
Dopo di ciò, non sappiamo se la riunione ci sia stata e, se c’è stata, che cosa sia stato deciso. Pari pari come una riunione carbonara.
Ora, a parte la plausibilità e l’accettabilità di tutto ciò che sta avvenendo intorno al Macrico, ci premono alcune osservazioni.
Per una vicenda così significativa per la cittadinanza casertana è appropriato rifugiarsi in questi atteggiamenti leguleici ed in procedute intrasparenti?
Che cosa non devono sapere i cittadini in questa fase del procedimento? Li si vuole mettere davanti alle decisioni ed alle carte belle e pronte?
Ma poi, siamo proprio certi della sussistenza dei motivi ostativi che sono stati addotti per escludere la presenza del Comitato Macrico Verde? Non vogliamo certo metterci a controvertere in punto di diritto, specie con chi non vuole sentire ragioni e si mette, in posizione di schiacciante dominanza, a cavillare e certo ha gioco nei tempi giudiziari biblici nel caso di eventuali ricorsi, ma la lettura dell’articolo 12 della legge regionale evocata in apertura ci pare dica proprio il contrario.
Lo abbiamo estrapolato e lo riportiamo per la consultazione dei lettori avendo evidenziato con la freccia rossa il punto in argomento.
E, questione ancora più rilevante, come si concilia tutto ciò con i valori legati alla consultazione ed alla partecipazione pubblica che vengono celebrati immancabilmente dalla Fondazione Casa Fratelli Tutti come canoni indefettibili della propria azione comunitaria?
Non è bastato che l’autorevole componente del Comitato Scientifico di essa, Gianfranco Tozza, abbia così motivato le sue recenti dimissioni: “ Questa decisione scaturisce dalla constatazione che il Comitato Scientifico non è mai stato coinvolto, pur se a solo titolo consultivo, nelle fasi di progettazione del Masterplan e in generale nei processi decisionali”.
Per come si sono messe le cose, ci pare che non restino che due strade. Che il Comitato Macrico Verde, ingaggiato il miglior avvocato amministrativista, resista sul fronte giudiziario a questi piani, a questi giochi già fatti, già definiti e che si cerca di rivestire dei panni giuridici dell’ apparente legalità. Che i casertani comprendano che se non si mobiliteranno davvero si vedranno defraudati dell’ultimo verde della città. Sarebbe utile che i nostri concittadini, anziché farsi incantare da parole e scenari imbonitori, prendano la grafica del parco della Biodiversità che Marino e Lagnese stanno cercando di far passare (per giunta, frammentando illegittimamente l’area, che va invece concepita e salvaguardata nella sua unitarietà), per rendersi conto che il verde promesso è solo estetico (di per se estremamente oneroso ai fini della manutenzione) e non già naturale ed integrale e che il resto sono strutture di forte impatto ambientale, che paiono innocue dietro i nomi di Museo Sensoriale e di Collaboratorio per la Biodiversità (…con attività connesse e funzionali alla ideazione e produzione di servizi ecosistemici…), ma che richiederanno organismi d gestione, incarichi, consulenze, servizi a pagamento che fanno pensare al circuito delle gite scolastiche, a fiumi di soldi pubblici.
Fare un bel parco verde pubblico, come ce ne sono e si amministrano in ogni città con la spesa corrente, proprio non si riesce? Siamo solo incapaci o incorreggibili approfittatori?
LA GRAFICA DEL PARCO DELLA BIODIVERSITA’