MACRICO, il vescovo Lagnese scopre le carte: biblioteca, centri giovanili. Idee che non convincono, fermo restando che la diocesi è proprietaria di quel bene

13 Settembre 2022 - 10:44

Caserta (pasman) – Sarà stato perché pubblicato all’inizio delle divaganti vacanze estive o perché sul tema, specie da quando la chiesa ha preso una più netta posizione, si avverte una sorta di reticenza cittadina proprio da parte di chi potrebbe più e meglio intervenire, un fondamentale articolo sul Macrico, pubblicato a firma di Elpidio Pota sul numero di luglio del mensile diocesano Il Poliedro, è passato sospettabilmente sotto silenzio. Eppure il segretario generale della fondazione Casa Fratelli Tutti (l’ente giuridico episcopale appositamente istituito per la complessa gestione della vasta area ecclesiale) vi ha delineato a chiare lettere che cosa ne sarà del bene. Lo pubblichiamo perché, rappresentando – all’evidenza – il pensiero del vescovo, della gerarchia diocesana e dell’entourage laico, pone fine alle speranze di molti che il Macrico

divenga finalmente il parco pubblico di verde integrale di cui Caserta manca perché ancora oggi al centro di una forsennata speculazione edilizia. Una sorta di compensazione sociale ed una evidente necessità se si guarda, onestamente, alle nuove e ragionate tendenze urbanistiche sul diradamento degli edifici ed alla creazione di nuovo verde contro il surriscaldamento climatico (non gli alberelli, che, qua e là, a Caserta si vorrebbero mettere nelle strade incassate tra palazzi vecchi e nuovi) ed a quanto anche quest’anno emerge dal rapporto dell’ISPRA (l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) sul consumo di suolo e sull’effetto “isole di calore” che si determina per la mancanza di aree con ampia vegetazione nelle città.

I componenti del consiglio di amministrazione della Fondazione «Casa Fratelli Tutti»

Cosa dice Pota – legittimamente, per carità, ammantando il suo dire della funzione sociale del progetto prefigurato? Per rendere attrattiva l’area e presumiamo anche sostenibile dal punto di vista economico, benché tale profilo non venga esplicitamente menzionato, realizziamo strutture pubbliche aggregative: una biblioteca, un’arena per spettacoli, centri giovanili e così via.

Come abbiamo detto tante volte, per i palazzinari nostrani non fa nessuna differenza innalzare cemento per il committente privato o per quello pubblico. Anzi, con quello pubblico è capace di guadagnare molto di più e non stiamo qui a spigare il perché talmente il fatto è risaputo.

Gli storici esponenti del comitato cittadino Macrico Verde Sergio Tanzarella e Maria Carmela Caiola

Ma la città non ha bisogno di edificare altri spazi. Per tutte le esigenze descritte ci sono volumi già disponibili in abbondanza. Soffermiamoci sul solo caso di una nuova biblioteca. Ma il segretario generale Pota sa in che condizioni pietose, anzi indegne, versa quella comunale, che non garantisce neppure il servizio elementare di emeroteca? E se ne dovrebbe costruire una seconda? Siamo seri! Quello che serve è esclusivamente il verde integrale, da ampliare anche attraverso il cospicuo abbattimento dei numerosi capannoni inutili e senza valore, ed un buon piano di manutenzione. A questo ultimo riguardo, a proposito della reticenza di cui dicevamo in apertura, abbiamo provato a quantificare il costo orientativo per la cura della vegetazione del Macrico, anche in vista di una sua sistemazione razionale e del suo ampliamento. Il tentativo era motivato dal fatto che qualche esperto ci aveva parlato di cifre molto esigue, specie se raffrontate agli investimenti  enormemente maggiori richiesti da un progetto come quello della curia. Volevamo il conforto di organi tecnici e di professionisti dell’estimo forestale. A parte promesse, nessuno si è voluto esporre. Ma non disperiamo che qualche buono amico di CasertaCe.net ci dia un ausilio.

Intanto, che la nostra non sia proprio una posizione isolata, ce lo dimostrano le reazioni che già si sono avute, alla piega presa per il Macrico, dallo storico comitato cittadino Macrico Verde di Tanzarella e Caiola e da parte del WWF che apertamente paventano la speculazione edilizia. Quella solita, quella di ieri e quella attualissima dei nostri giorni.

Questo l’articolo di Elpidio Pota