MADDALONI. De Filippo chiede l’ingresso della città nelle Zone Economiche Speciali. La visione e il difficile tentativo di guardare al di la del proprio naso
10 Ottobre 2018 - 21:48
MADDALONI – (g.g.) Come abbiamo scritto più volte, la posizione di attesa che questo giornale ha assunto nei confronti della nuova amministrazione comunale di Maddaloni, è dovuta esclusivamente al fatto, al dato di fatto inconfutabile che questa città, disastrata materialmente e moralmente e che noi abbiamo contribuito a privare di monte delle sue cellule cancerogene, attivando l’indagine che poi ha portato all’arresto, tra gli altri, dell’allora sindaca Rosa De Lucia, si trovi veramente all’anno zero.
Per cui, il sindaco pro tempore, in questo caso Andrea De Filippo, ma ci saremmo comportati esattamente allo stesso modo con qualsiasi altro primo cittadino, merita una fase che deve comunque garantire un’attenzione vigile, ma che possa essere un minimo indulgente, in modo da non creare difficoltà pesanti, in una condizione di autentica, obiettiva, ripetiamo, incontestabile emergenza.
Questa è una città che non ha neppure un regolamento per le sponsorizzazioni e che essendo finita col proverbiale culo nei pomodori, avrebbe bisogno di una creatività nell’individuazione delle fonti di entrata che, peraltro, un regolamento renderebbe trasparenti e conoscibili a ogni cittadino, in ogni momento. Ma di questo scriveremo semmai domani perchè la circostanza appena descritta non è priva di conseguenze concrete.
La premessa serve a sottolineare un fatto interessante da un punto di vista culturale, sperando che interessante lo diventi anche da un punto di vista più concreto, in termini di sviluppo autentico e percepibile, in termini di crescita del pil locale.
Il 90% dei sindaci di questa provincia ignora l’esistenza delle Zes, che sta per Zone Economiche Speciali. In pratica, delle zone franche, dentro alle quali vengono riconosciute delle agevolazioni o, addirittura, delle esenzioni, soprattutto di tipo fiscale, alle imprese che producono posti di lavoro.
Lo capì, qualche anno fa, Giuseppe Sagliocco, allora sindaco di Aversa, che però concluse la sua vicenda terrena senza poter raccogliere quello che stava seminando per la sua città, a partire dall’inserimento della stessa nella zona franca, al tempo, però, diversamente normata rispetto ad oggi.
Comprendere che le Zes, nel caso della nostra Regione, la Zes Campania, siano degli strumenti in grado di imprimere un’accelerazione ai processi di sviluppo, significa essere un sindaco istruito, consapevole, in grado di guardare un pò al di la del proprio naso. Ciò perchè seminare in questo modo, non significa affrontare la questione “a pan e pummarole”, distribuendo qualche spicciolo di qua e di la, ma significa promuovere un approccio al grande nodo dell’economia locale che miri, prima di tutto, alla fondamentale costituzione di un habitat, dentro al quale si possa poi trovare un terreno correttamente dissodato per seminare e raccogliere.
D’altronde, Maddaloni si pone in una posizione favorevolmente cruciale, in quanto dentro ad un sistema intermodale che presto, con l’apertura del casello autostradale, troverà un ulteriore sbocco molto interessante per un Interporto purtroppo gestito malissimo, verso i porti marittimi dell’oriente italiano, a partire da quelli di Bari e di Brindisi, e, successivamente, verso l’Europa dell’Est.
Non è che ci vogliano un economista o un sinedrio formato da esperti di macro, micro ed economia dei trasporti per capire ciò. E allora, il fatto che un sindaco ci provi, mostri di comprendere che solo attraverso una visione, un progetto complessivo di sviluppo, attraverso una identità nuova quale nodo urbano di smistamento di merci, ma anche di servizi avanzati, fa balenare qualche piccolo spiraglio di ottimismo.
La speranza è che il sindaco De Filippo non predichi nel deserto e che non sia lasciato solo. Purtroppo ciò non è scontato, non per il malanimo di chi lo affianca in giunta e di chi lo sostiene in consiglio comunale, ma semplicemente perchè queste sfide, queste visioni, hanno bisogno di essere alimentate, rafforzate, da un altro tipo di habitat, da una consapevolezza, che solo la conoscenza può edificare prima nella testa e poi nel cuore di chi ha responsabilità di governo.