MADDALONI. La ragazzina 13enne caduta dal secondo piano del Giordano Bruno: la scuola minimizza, ma non c’è nulla da minimizzare. Risponda il preside Gervasio a due nostre domandine

21 Aprile 2022 - 12:09

Siamo ritornati sulla vicenda affinché questa venga trattata come merita, cioè seriamente, attraverso il confronto con la verità dei fatti così come sono accaduti, senza voler criminalizzare nessuno ma pretendendo spiegazioni precise che non menino il can per l’aia

 

MADDALONI (Gianluigi Guarino) – Ritorniamo sulla vicenda della ragazzina di 13 anni caduta da una finestra o da un balcone del Convitto “Giordano Bruno” di Maddaloni, dove frequenta il primo anno di Liceo Classico.

Non è che fosse strettamente necessario farlo, visto e considerato che, in casi del genere, meno si scrive, meno si descrive, meno si va dentro a vicende molto complicatamente giudicabili, meglio è.

Avendo deciso di non svelare neppure le iniziali di questa ragazzina che, fortunatamente, ha riportato ferite non gravi – la frattura dei polsi che forse l’hanno salvata nel momento in cui hanno protetto dall’urto la scatola toracica – scriviamo ancora per un motivo ben preciso: ieri abbiamo girato un po’ intorno al Giordano Bruno e parlato con qualche fonte vicina al dirigente scolastico Rocco Gervasio, di cui in passato c’eravamo occupato in diversi articoli dedicati alle dinamiche interne ed esterne all’Ufficio Regionale Scolastico.

Abbiamo subito capito che la ricostruzione della scuola puntava a minimizzare l’accaduto, nel senso che si intendeva far passare una versione secondo la quale questa ragazzina avesse compiuto il gesto di buttarsi dal secondo piano in un momento di difficoltà emotiva ma comunque attraverso un gesto consapevole e realizzato in piena capacità di intendere e di volere.

Quando noi formulavamo queste domande, ci era già nota, e per questo ponevamo i nostri quesiti considerando questo elemento della vicenda, la circostanza del problema di salute che affligge la 13enne.

Un disturbo autistico di tipo Asperger. Da parte della scuola si è fatto sapere, però e per l’appunto, che il disturbo in questione (peraltro, faceva sapere sempre il Giordano Bruno, più lieve rispetto ad altri circoscritti sempre all’interno del cosiddetto spettro autistico), non aveva inciso in quel gesto e per di più veniva fatto sapere che l’Asperger non è una forma di autismo che rende necessario l’insegnante di sostegno.

Speriamo di aver capito male e magari il preside Rocco Gervasio potrà specificare in una nota a noi spedita, gli unici che stanno approfondendo il fatto accaduto, perché in ogni protocollo che collega le patologie dello spettro autistico all’accompagnamento scolastico di chi ne soffre, sancisce senza ombra di dubbio che necessitano eccome dell’insegnante di sostegno.

Basta girare per alcuni istituti della provincia di Caserta e di Napoli e troverete decine di Asperger regolarmente seguiti da insegnanti di sostegno.

Naturalmente non sarebbe scandaloso, riguardando il problema l’organizzazione scolastica che va al di là di quello che un preside può o non può fare, se nel momento in cui la ragazzina è scattata verso la finestra, l’insegnante di sostegno non c’era, dato che anche questi docenti, al pari degli altri, coprono solo 18 ore limitatamente agli istituti superiori.

Il nuovo DseM5, cioè il manuale oggi in vigore nella definizione dei cluster e nella distribuzione dei medesimi in funzione delle politiche di welfare, tra cui sicuramente la più importante è quella rappresentata dall’accompagnamento di un’insegnante di sostengo, non prevede più alcuna differenza tra le diverse forme di autismo, tra quelle ad alto funzionamento, a basso funzionamento, Asperger ecc. Esiste solo il disturbo autistico.

Se questa ragazzina, dunque, è catalogata nel cluster dell’Asperger, ciò è avvenuto in vigenza della disciplina precedente e oggi abolita.

Ma al di là di questo, anche con i vecchi criteri, siamo pronti a mettere sul tavolo almeno 20 casi di Asperger in istituti superiori casertani e napoletani accompagnati da insegnanti di sostegno.

Siccome noi siamo innamorati della logica e non delle tesi a priori, dobbiamo anche contemplare l’ipotesi che i genitori maddalonesi, zona via Cancello, della ragazzina, non abbiamo chiesto formalmente l’assistenza di un insegnante di sostegno.

Difficile pensarlo, ma l’onestà intellettuale e il fatto che non abbiamo ancora accertato de visu questa ulteriore circostanza, ci induce a inserirla nel novero delle possibilità, perché se i genitori non presentano adeguata documentazione medica, la scuola non può opporre nulla.

Ci sembra difficile che genitori di ragazzi afflitti dalla sindrome di Asperger non chiedano questo supporto, visto e considerato che gli Asperger hanno in comune con tutte le altre forme di autismo questa capacità di muoversi in maniera repentina, velocissima.

In più, sempre gli Asperger soffrono generalmente – poi è chiaro che bisogna valutare caso per caso, documentazione medica alla mano – in maniera ancora più forte di una grave intolleranza a i rumori.

E non è che se suona la campanella, per esempio, uno può dire che essendo il ragazzino comunque abituato a sentirla ogni giorno, abbia assorbito quel rumore, perché non è così.

Parlando con specialisti, con medici e con insegnanti di sostegno, abbiamo appreso che ogni evento, dunque ogni rumore, viene accolto quasi come un fatto sempre nuovo, mantenendo costante la potenzialità di una reazione pericolosa.

Poi, ripetiamo, può darsi pure che le cose siano andate in maniera del tutto aderente a quanto detto dalla scuola, ma siccome questa 13enne soffre di disturbo autistico, e su questo non c’è dubbio, prudente e serio è scrivere un articolo di questo tipo.

Restiamo a disposizione del preside Gervasio e del convitto Giordano per eventuali repliche, precisazioni o per un racconto preciso e autografo dei fatti accaduti.