MARCIANISE. Ammazza e che Lord il consigliere comunale Colella! Lui e la Presidente del consiglio Angela Letizia hanno varato il “regolamento dei culi”
30 Luglio 2021 - 19:00
MARCIANISE (g.g.) – L’ultima cosa al mondo di cui possiamo essere tacciati, è quello di essere dei moralisti, addirittura dei bacchettoni. Moralismo e “bacchettonismo” sono, infatti, le ancelle del conformismo. Guai a chi sta lì ad alzare li ditino e a sputar sentenze di fronte a un comportamento che considera sconveniente codificandolo, quindi, in una categoria totalmente soggettiva e totalmente monopolizzata dal luogo e dal cosiddetto senso comune. Peraltro, si tratta di un tema al centro del pensiero umano da secoli e secoli, e che ci piace ridurre a fattor comune attraverso un esempio, quello costituito da una delle canzoni più note del grande poeta genovese Fabrizio de André: l’ormai leggendaria “Bocca di Rosa”, un vero e proprio libello amaro contro la cultura dell’apparenza.
La premessa l’abbiamo voluta fare, perché figuriamoci se ci mettiamo a giudicare e a questionare sul lessico che un tifoso può utilizzare durante una partita di calcio che, per definizione, scatena passioni competitive rispetto alle tifoserie avversarie e attiva, soprattutto nel nostro paese, i meccanismi che caricano le contese pallonare di veri e propri scontri di Campanile.
Poi, se, addirittura, è la Nazionale a giocare, ok, ci sta, anzi, diventa addirittura doverosa la parolaccia non professionale, quella pescata nel gergo comune e non in quello “specialistico” degli ultras curvaioli. Come ci sta lo sfottò agli avversari, magari condito di qualche licenza non poetica, ma iper prosaica, riparata sotto al proverbiale gesto dell’ombrello.
La sequenza delle partite, disputate agli ultimi campionati Europei dagli azzurri guidati da Roberto Mancini, ha suscitato una grandissima partecipazione emotiva, cresciuta in maniera proporzionale all’avvicinarsi del sogno di una vittoria sorprendente che ha avvicinato al calcio, come sempre capita in queste rassegne, anche persone che di solito non lo seguono e che comunque hanno partecipato alla festa collettiva sotto al bandierone tricolore.
Chissà se tra questo popolo di simpatici neofiti fa parte anche la Presidente del consiglio comunale di Marcianise Angela Letizia, che ha pagato dazio, come spiegheremo nel seguito di questo articoli, a due fatti concorrenti: la non competenza in materia calcistica e la difficoltà, questa sì meno perdonabile, a comprendere che, quando lei si esprime pubblicamente, non impegna solo il suo pensiero, il suo carattere, il suo modo di guardare il mondo, ma rappresenta il popolo di Marcianise, dentro al quale , come capita con tutti gli altri popoli, ci sono persone intelligenti, di spirito, che sviluppano un linguaggio vocale o anche corporale che solo apparentemente va sopra alle righe ma che, in realtà, è frutto di un consapevole esercizio della brillante e mai desueta pratica della goliardia. Ma sulla rete digitale, social, sono affacciate anche, anzi, purtroppo, soprattutto persone meno intelligenti, meno attrezzate, che magari possono assimilare una modalità espressiva di un uomo o di una donna che ricoprono pubbliche funzioni, come una cosa normale e che dunque classifica, codifica, certifica con il linguaggio che il fine dicitore utilizza, pur sapendo (?) di essere un rappresentante istituzionale.
Ribadendo per l’ennesima volta che dietro a queste nostre osservazioni non c’è uno spirito parruccone, veniamo al modo con cui hanno vissuto le partite della Nazionale la Presidente del consiglio comunale Angela Letizia che, invertendo l’ordine dei fattori, si è trasformata in una mera subordinata di un semplice consigliere comunale da essa coordinato.
“Chi ha fatto palo?”, chiedeva un meraviglioso Ugo Fantozzi che condensava in sé tanti stili di comicità a partire dal no-sense, sfondando il vetro di una finestra di civile abitazione e guadagnandosi un solenne cazzottone che lo abbatteva immancabilmente, rispedendolo verso la sua mitica Bianchina. Chi ha fatto palo? Era questa la domanda frutto di una concitazione, di una partecipazione emotiva di un tifoso dell’Italia, manco a dirlo a pensarci bene, legato alla finzione di una partita di calcio giocata nel vecchio Wembley sulle cui ceneri è poi nato il nuovo Wembley luogo della finale di tutte le felicità andate in scena lo scorso 11 Luglio.
C’è modo e modo per essere simpatici, per pronunciar battute. E se uno davanti alla TV, nel chiuso della propria casa, insieme a un numero ristretto di amici, non ha avuto bisogno di domandare chi avesse fatto palo nella Wembley di oggi, al cospetto e rispetto di un’altra Inghilterra-Italia, può benissimo dire quello che gli pare di fronte alla macumba pienamente riuscita ai danni del gioiello del Manchester United Rashford che, inserito in campo al minuto 119 solo per tirare il rigore, “prende il palo” sbagliando dunque un penalty decisivo dopo che per tre anni si era dimostrato sempre infallibile dal dischetto da dove aveva realizzato un vero e proprio percorso netto.
“Afa…”, “V lamma mis …. a casa vostr”. Vabbe’, ci sta. Sapendo benissimo e avendolo visto, “chi ha fatto palo”, il consigliere comunale Giandomenico Colella che, combinazione vuole reca il nome di battesimo dell’altro grande personaggio interpretato da Paolo Villaggio, cioè Giandomenico Fracchia, si è sfogato espellendo tutta la tensione accumulata nei 130 minuti della finale.
Scusate, potrebbe chiederci qualche marcianisano, ma come a fate a conoscere voi di Casertace le reazioni del Colella all’epilogo trionfale dei rigori? Nessun mistero: le conosciamo noi come tantissimi altri, perché è stato proprio lui a pubblicarle in Facebook. E questo non è un fatto positivo per il consigliere. Noi, che ben conosciamo e apprezziamo il senso e il contenuto delle fasi goliardiche della vita, avremmo infatti detto, commentato una sortita solo orale del Colella, affermando “ma sì, ha fatto bene a sfogarsi”. Il problema è che questo qui, come abbiamo appena segnalato, lo ha scritto pari pari su Facebook. E non si è limitato a pubblicare a conclusione della finale. Non ne ha mancata una nel crescendo rossiniano dei ragazzi di Mancini. Le copie integrali dei post, che pubblichiamo in calce a questo articolo, sono inequivocabili. Ci ha tenuto, il consigliere comunale Colella, a far capire ai suoi concittadini il segno delle sue reazioni. Onestamente, non è che abbia dimostrato molta fantasia, perché il “vafammocca” tombale, sparato in faccia alla “perfida Albione”, era stato preceduto da una parafrasi fantasiosa, una sorta di Boccaccio dei poveri, anzi dei poverissimi, immortalata nel suo profilo a tarda ora del 6 Luglio, cioè quando Jorginho ha piazzato un rigore vagamente maradoniano, a 2 all’ora, con il portiere completamente sbilanciato, mandando a casa la Spagna, paese che il cosmopolita e finissimo conoscitore di fatti e costumi internazionali Giandomenico Colella ha collegato alla paella, cioè a un piatto tipico di quei luoghi, soprattutto delle aree costiere della penisola iberica. La finezza, si fa per dire, sta tutta nella parafrasi: la paella, se, come piatto, non evoca “quella là”, diventa una parola che, foneticamente, (Colella scrive, infatti, “Nte paelle re mamm vostr”) si collega e fa immediatamente pensare (a Colella fa sicuramente questo effetto) al mitico triangolone, che a milioni di anni di distanza dalla comparsa dell’uomo di Neanderthal, è l’unica cosa che per la specie maschile non è passata mai di moda, essendo stata, essendo oggi, e sicuramente preparandosi ad esserlo anche in futuro, la vera croce e delizia del presunto e sedicente Homo Virilis.
Già il 2 Luglio, poi, quando al novantesimo l’arbitro aveva sancito l’epilogo della partita vinta contro il Belgio, il fine dicitore velardiano si era così manifestato, ovviamente, sempre attraverso l’esposizione social: “Pigliatl …”. Una frase che fa il paio con quella regalata dal nostro ai sudditi di Elisabetta II e che, quindi, dimostra i tanti pensieri che il consigliere dedica a questa struttura anatomica con la quale evidentemente ha un rapporto irrisolto.
Un fatto, questo, che, con ogni probabilità, seppure confinato ad un semplice stadio freudiano, appartiene anche all’inconscio e ai reconditi pensieri della Presidente del consiglio comunale, la quale, implacabilmente, dimostrando dunque un’adesione ideologica al pensiero di Colella, è stata sempre in prima fila a marcare il like in reazione ai versi licenziosi di questa sorta Pietro Laretino in salsa marcianisana.
Al netto, dunque, di ogni esercizio moralistico, utilizzare Facebook per esprimersi in questa maniera significa, ma purtroppo come scritto prima, non solamente, incrociare tante persone come noi che magari liquidano la cosa con un sorriso, ponendosi, però, qualche interrogativo sul retroterra che possa aver prodotto il meraviglioso florilegio antologico del Colella e soprattutto sul retroterra che abbia portato il Presidente del consiglio comunale di Marcianise, cioè la funzione più importante subito dopo quella del Sindaco, a entusiasmarsi con quello che il grande Bombolo avrebbe, come effettivamente fece nel grande film di avanguardia culturale “I carabbinieri” di questo autentico “regolamento di culi”.