MARCIANISE. Fine della farsa: la Prefettura ha (ri)tolto la scorta dell’autocertificazione a Velardi

17 Aprile 2021 - 17:44

Gli uomini l’hanno avuto in custodia accompagnandolo dappertutto, spesso e volentieri anche nell’amata via Speranzella, luogo della grande storia popolare spagnolo-napoletana. L’occasione ci torna utile per esprimere qualche considerazione sul filo di una sequenza di fatti come solamente in Italia e nel sud Italia possono verificarsi 

 

MARCIANISE(g.g.) Terminato l’iter della Prefettura, stavolta con regolare notifica dell’inizio del procedimento, da oggi, in pratica, Antonello Velardi non ha più una scorta a disposizione a spese dei cittadini.

E sì, perchè questo è stato ed è un sindaco che è costato e costa, accipicchia se costa: circa 300mila euro solo in rimborsi per molto presunti permessi, attestati dal suo amico di sempre Onofrio Tartaglione, sostanzialmente pronto a morire, perchè vi garantiamo, questo qua, quando ha fatto il segretario comunale a Marcianise, in galera non c’è finito veramente per poco.

300mila euro tolti dalle tasche dei cittadini e tanti altri ancora per pagare scorta, carburanti vari e chissà ancora cosa. Magari tra qualche giorno vi faremo un articolo sul costo medio di una scorta di terzo o quarto livello e vi renderete conto quanto lo stato abbia speso per proteggere uno al quale è stato dato credito sulla parola. Perchè, le minacce presunte ricevute le ha viste ed avvertite solo lui.

E per quanto riguarda il grande misterius, questa sorta di serial killer alle vongole, che nacque durante la fase di istruttoria per la concessione della scorta e scomparì letteralmente da facebook il giorno dopo la ratifica della stessa. Una scorta che arrivò su spinta dell’allora capo di gabinetto del ministro Salvini, il casertano Matteo Piantedosi, oggi prefetto di Roma e per anni convinto di essere amico ad uno che gli poteva tornare utile, in quanto numero due o numero tre del Mattino.

Gli uomini della polizia di stato che lo hanno accompagnato per circa due anni, sono stati allertati sin da stamattina, in vista della formale notifica dell’atto al diretto interessato, prevista, a quanto pare, per lunedì mattina. Naturalmente, Velardi potrà presentare un nuovo ricorso al Tar che, stavolta, però, non sembra avere grandi chance di accoglimento in considerazione del fatto che la Prefettura di Caserta, memore dell’amnesia precedente, gli ha regolarmente notificato l’atto istruttorio della pratica di revoca.

Diversamente da quanto successe alcuni mesi fa quando, mancando questo passaggio, Velardi fu in grado di trovare un pertugio procedurale per ricorrere sia al Tar che al Consiglio di Stato.

Come avete potuto capire, neppure una sillaba abbiamo speso fino a questo punto dell’articolo sul merito, sui contenuti della vicenda. Potremmo dire che abbiamo deciso di fare così, perchè riteniamo giusto avvolgerla nel proverbiale sudario del velo pietoso. Ma in coda, qualcosa la vogliamo scrivere: ottenere una scorta in Italia è molto, troppo semplice. Noi non lo sapevamo prima che la dessero a Velardi.

Avendo dovuto seguire gli avvenimenti per finalità giornalistiche, ci siamo resi conto che, se uno ha mani in pasta, e Velardi le ha avute fino a quando ha ricoperto il suo posto a Il Mattino, se uno intende costruire un’immagine da offrire in pasto alla percezione di un’opinione pubblica che “zompetta” da un punto all’altro dei social media, senza svolgere nessuna riflessione, senza approfondire le cose che incrocia e ingoia onnivoramente senza masticazione, allora, tu la scorta la prendi, in pratica, attraverso una semplice autocertificazione.

Perchè si ha un bel dire sul fatto che esista una procedura che coinvolge alte istituzioni dello stato, veicolate dalla Prefettura. Ci riferiamo ai comandi provinciali dei carabinieri, alla guardia di finanza, alla Questura, alle Procure ordinarie e antimafia.

Se Roma spinge, la scorta si ottiene. Noi lo abbiamo capito nei giorni in cui gliel’hanno concessa, perchè lavorando sulla notizia, abbiamo appreso che le relazioni delle varie autorità di polizia interpellate, sia quelle che si occupano di ordine pubblico, sia quelle che svolgono attività di polizia giudiziaria, non coglievano e dunque, non segnalavano, nessun elemento costitutivo di quel “pericolo imminente“, requisito indispensabile affinchè lo stato decida di proteggere la vita e l’incolumità di un cittadino.

Fu il Ministero degli Interni, evidentemente grazie al dono della divinazione, a spingere al di la e al di sopra delle posizioni delle istituzioni locali.

Ora Velardi non conta nemmeno un decimo di quanto diceva di contare al tempo, risultando credibile al cospetto dei suoi interlocutori, visto e considerato che la carica ricoperta nel giornale era assolutamente reale. Il risultato è che la Prefettura di Caserta, nell’ottica di un’attività ampia di razionalizzazione di quelle scorte troppo facili, divenute degli autentici vitalizi, com’è successo nel caso del patron della clinica Pineta Grande Vincenzo Schiavone, a cui è stata tolta dopo ben 18 anni (CLIKKA QUI PER LEGGERE IL NOSTRO ARTICOLO

), ha potuto operare serenamente, senza subire indebite pressioni, attraverso la valutazione nuda e cruda di fatti, circostanze, condizioni e requisiti.

E non c’era dubbio che una valutazione in chiave semplicemente oggettiva, tersa, non avrebbe potuto che portare a questo epilogo, alla cancellazione di una scorta ingiustificata a cui però Velardi si era affezionato, come hanno dimostrato i ricorsi che ha presentato agli organi della giurisdizione amministrativa e come ha dimostrato anche ultimamente, cioè dal momento in cui ha ricevuto la prima notifica, cominciando ad agitare, con l’amorevole concorso della presidente del consiglio Angela Letizia, scenari inquietanti, quanto improbabili, di un format a dir poco fantascientifico: la criminalità organizzata e non organizzata contro di lui, pronta a colpirlo.

E perchè? Perchè lui sarebbe un tutore della legalità.

Come avrebbe commentato Totò questo format? “Ma mi faccia il piacere….“.