MARCIANISE. Il chiosco di Mimmo Tartaglione va abbattuto: il Tar chiude la partita. Ma Icarus ha ragione: l’abuso non l’ha fatto lui

21 Febbraio 2021 - 13:01

MARCIANISE – “L’autorizzazione per l’installazione del chiosco è reperibile al Prot. Generale 0020257 del 26/06/2017 Comune di Marcianise”.

Così scrive la ASD Polisportiva Icarus Marcianise, e ha ragione.

Loro l’autorizzazione per mettere in piedi tutto quello che han messo in piedi nel parcheggio dell’area mercato di Marcianise ce l’avevano e, dunque, il consigliere comunale di opposizione Dario Abbate, che l’Asd sostiene di aver querelato nei giorni scorsi, è infondata.

Ha ragione Domenico Tartaglione, Mimmo per gli amici, ha ragione il figlio e tutti quelli che hanno trasformato quell’area con mercatini dell’usato, tornei di beach volley e bisbocce varie utilizzando quella che viene definita, giustamente, “l’autorizzazione”.

Il consigliere comunale Abbate si è fatto sorprendere, perché pur essendo un marcianisano doc, uno che sta in consiglio comunale da una ventina d’anni, ha ragionato con una testa vecchia, sorpassata.

L’amministrazione comunale di Marcianise, quella di oggi come quella della passata consiliatura, entrambe targate Antonello Velardi, hanno instaurato un modello nuovo di governo, ridisegnando i confini dell’abuso urbanistico.

Da che mondo è mondo, gli abusi edilizi li compiono i proprietari. Nel 99% delle situazioni questi consistono in uno sfondamento, in una eccedenza, rispetto a quello che il permesso a costruire gli consentirebbe di fare.

Per esempio, il sindaco Antonello Velardi è partito dalla forma tradizionale, compiendo un abuso edilizio di cui ormai è reo confesso, avendo chiesto una

sanatoria che non può avere sperimentando già al tempo, però, qualche parziale compiacenza dell’Ufficio Tecnico Comunale così come era strutturato.

Quel modello ibrido ha prodotto una grande novità, che si è concretizzata proprio con la vicenda dei chioschi e di tutto quello che è stato fatto nell’area di parcheggio della fiera settimanale.

L’asd polisportiva Icarus ha perfettamente ragione quando protesta contro Abbate.

Il concetto è, su per giù, il seguente: io ci ho provato e il Comune me l’ha fatto fare.

Valutando quella autorizzazione fornita nel 2017, si può dire tranquillamente che anche il sindaco Velardi si è mosso con la leggerezza di chi sa bene di avere sempre a disposizione la carta di essere trattato con i guanti bianchi dall’autorità giudiziaria, così come è successo negli ultimi anni con una raffica di archiviazioni a nostro avviso tutt’altro che eque.

E così l’autorizzazione a Mimmo Tartaglione è divenuto il primo caso netto di abuso edilizio compiuto interamente da un ente pubblico, da una diramazione costituzionale della Repubblica Italiana.

Non c’è niente, infatti, di quello che ha realizzato Asd, che non sia stato coperto dalle autorizzazioni più oscene che la storia di questa Provincia ricordi.

Pensate un po’ che, in una sorta di delirio di onnipotenza, l’amministrazione comunale ha concesso alla polisportiva Icarus di costruire le strutture che ha costruito in un’area che una variante al Piano Regolatore, dunque non una robetta da poco, non un giochino da scafati mestieranti di Ufficio Tecnico, ma una variante al Piano Regolatore approvata nell’ordine dal Consiglio Comunale di Marcianise, dall’Ufficio Urbanistica dell’Amministrazione Provinciale e infine dalla Regione Campania, aveva codificato per esclusivo uso di parcheggio al servizio della fiera settimanale.

Si può dire tutto di questa scelta. La si può condividere o no, ma una cosa non si sarebbe mai potuta fare: stipulare una convenzione, frutto di una autorizzazione, per utilizzare quell’area per scopi diversi da quelli previsti dal Piano Regolatore vigente.

Non è questione di sfumature. Non si può fare e basta. Se il furto o la rapina a mano armata sono illegali per il Codice Penale, tu non le puoi autorizzare. Se proprio Velardi riteneva che quell’area avrebbe dovuto essere utilizzata in altro modo, suo diritto sarebbe stato quello di far preparare ed approvare in giunta un’altra variante al piano Regolatore, approvare la stessa in consiglio e poi attendere l’esito dell’attività di controllo da parte della amministrazione provinciale che va a vedere se la variante è armonica rispetto agli indici previsti dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, fonte del diritto gerarchicamente superiore.

Infine, l’approvazione della Regione Campania per i controlli di sua competenza.

Aver seguito una strada diversa è stato semplicemente illegale.

Sappiamo bene che da un po’ di tempo fare cose illegali, a Marcianise (vogliamo parlare del palazzetto?) significa sviluppare azioni che incrociano al massimo la qualificazione della loro identità fuorilegge da parte di Casertace e, dunque, a zero rischio reale, ma oggi dobbiamo completare questo articolo invitandovi a leggere due documenti.

Il primo, scritto da quel cattivone di Fulvio Tartaglione, al quale è stato detto di tutto e di più perché, con una serie di articolate e approfondite motivazioni giuridiche, aveva ordinato l’abbattimento di tutte le strutture targate Icarus; il secondo documento è la recentissima sentenza del Tar, che Dario Abbate evidentemente non conosceva ancora lunedì scorso, durante i lavori del consiglio comunale, e che cancella la sospensiva – che a suo tempo lo stesso Tar aveva accordato – accogliendo non il ricorso di merito presentato da Icarus, bensì il fatto che esistessero ragioni individuali e imprenditoriali tali da meritare un congelamento cautelare degli effetti dell’ordinanza di Fulvio Tartaglione.

Il giudizio di merito segna una sconfitta su tutta la linea da parte dell’attore del ricorso.

Intanto, la convenzione è scaduta dopo tre anni e quindi il problema, per il Tar, non si porrebbe neppure. Una scrollata di spalle, con scontata affermazione di inammissibilità, il Tar la regala alla richiesta – incredibile ma vero – di risarcimento danni avanzata dai Tartaglione per una somma di 112mila euro.

Conclusione: la sospensiva avrebbe consentito ad Icarus di continuare a svolgere l’attività illegale, in quanto il Tar non era entrato nel merito.

La sentenza che abbiamo citato è stata pubblicata, se non andiamo errati, il 13 novembre o giù di lì.

Il termine consentito per impugnarla nel merito davanti al Consiglio di Stato e passando magari per una ulteriore richiesta di sospensiva dei suoi effetti è fissato improrogabilmente in 60 giorni.

Al 13 gennaio, ma anche al 20 febbraio, abbiamo controllato, ASD polisportiva Icarus non ha impugnato questa sentenza del Tar.

Per cui, torna totalmente attiva l’ordinanza di Fulvio Tartaglione, il quale, quando la firmò, concesse a quelli della polisportiva 30 giorni di tempo per abbattere tutto e ripristinare lo stato dei luoghi.

La sospensiva del Tar aveva neutralizzato questa procedura, la sentenza di merito dello stesso Tar l’ha ripristinata, il fatto che entro il 13 gennaio non sia stato opposto ricorso l’ha resa assolutamente cogente.

Siccome dal 13 gennaio sono già trascorsi 40 giorni, sarebbe ora che questo particolare ingegnere preso con l’articolo 110 del Tuel, ma soprattutto l’assessore all’Abusivismo Pino Riccio si limitassero, senza fare troppe chiacchiere, a rispettare la legge e dunque ad adempiere a quella ordinanza.

Ritornando al discorso iniziale, dunque, la responsabilità di tutto ciò che è successo nell’area fiera, di cui scriviamo da anni, non è di Mimmo Tartaglione e della sua polisportiva, ma esclusivamente dell’amministrazione comunale in carica nel 2017, che ha dato una autorizzazione illegale per l’uso di quell’area e per di più facendolo con una procedura spicciativa come l’esperta nazionale di articolo 42 del Tuel, cioè la neo-segretaria comunale Iacobellis, potrebbe ben spiegare a Velardi, segnalandogli che è il consiglio comunale ad avere potestà deliberativa ed esecutiva sulle materie che riguardano direttamente o indirettamente le fiere e i mercati.

Potrebbe dire a Velardi che quel famoso mercatino dell’usato, di cui si occupò a suo tempo anche la Guardia di Finanza, non si sarebbe mai potuto realizzare senza un mandato del consiglio comunale.

E allora, utilizzando un modo di dire napoletano, “levamm o’ piccio a miezzo”: glielo diciamo con affetto, signor Tartaglione, dia un senso al nome che ha deciso di dare alla sua polisportiva.

Si libri nell’aria con ali artificiali saldate con la cera e poi, quando il sole avrà fatto il suo sporco lavoro, si schianti su quel chiosco, realizzandone così l’abbattimento attraverso una forma di protesta clamorosa per tutto quello che questo sindaco (ricordate la festicciola post-elettorale?: CLICCA QUI) le ha garantito si potesse fare e che in realtà non si poteva fare affatto.

 

sentenza tar

Ordinanza numerata