MARCIANISE. Non era hashish, ma una vera torta: finisce l’incubo per il pasticciere Pietro Russo, liberato dal gip che lo aveva arrestato
9 Giugno 2018 - 13:08
MARCIANISE – L’altro giorno c’era parso giusto e doveroso spendere qualche parola per una persona, cioè Pietro Russo di Marcianise, incensurata, senza precedenti penali, che da un giorno all’altro si era vista appioppare addosso un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sui traffici di droga gestiti dal cartello comprendente sia esponenti del clan Belforte che l’antico clan rivale dei Piccolo-Letizia.
Pietro Russo, peraltro rimasto disoccupato da pochi giorni, dopo i licenziamenti del Carrefour era stata arrestato perchè, in una telefonata, Giovanni Pontillo chiedeva di portargli una torta.
In un primo momento il gip del tribunale di Napoli D’Auria aveva sposato la tesi della dda che considerava quel linguaggio criptico e finalizzato a nascondere un trasferimento di droga.
Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, Russo, assistito dal suo avvocato Mariano Omarto, ha portato una serie di documenti che attestano la sua piena titolarità della professione di pasticciere che probabilmente ha fatto da anni anche come secondo lavoro anche per arrotondare.
Di fronte a questa evidenza, il gip D’Auria, accogliendo l’istanza dell’avvocato Mariano Omarto, ha decretato l’annullamento del provvedimento di custodia cautelare per Pietro Russo. In questi termini D’Auria ha motivato la sua decisione: “Non era un linguaggio criptico. Effettivamente veniva commissionata una torta e non hashish”.