Maro’, ma come bisogna fare col Tribunale fallimentare: l’ottimo giudice Caria nominò il genero di Iannuccilli, avvocato di Barletta, commissario giudiziale nel fallimento della Soesa SRL

23 Novembre 2020 - 16:54

MARCIANISE/MADDALONI (Gianluigi Guarino) – All’inizio di quest’anno. precisamente scorso 13 gennaio, Casertace ha pubblicato un articolo contenente la notizia dell’archiviazione, da parte del Tribunale di Roma, della posizione di 12 indagati, a partire da quella del noto giudice fallimentare, che ha operato per anni anche a S.Maria C.V., Enrico Caria.

Archiviazione fu, ma i magistrati romani, a partire dal Pubblico Ministero, affermarono di aver verificato l’esistenza delle violazioni rispetto alle quali non erano, però, emerse prove granitiche su una loro qualificazione penale, mentre lo stesso pubblico ministero affermava che, senza discussioni, andava considerata come fondata una sorta di censura etica nei confronti di Caria e degli altri indagati.
Pubblicammo, come del resto faremo anche oggi, il testo integrale della richiesta di archiviazione da cui, oltre ad emergere i nomi dei 12 coinvolti, si può cogliere per intera la percezione, da parte del magistrato inquirente, intorno alla cattiva creanza, alla forte deficienza nel rispetto dei canoni etici della professione, a carico di Caria e degli altri 11.
A Caria si devono centinaia e centinaia di nomine all’interno delle procedure fallimentari sviluppatesi nel territorio della provincia di Caserta.
Quella che andiamo ad esaminare oggi appartiene, a nostro avviso pienamente, a quel novero di atti, tutt’altro che ineccepibili dal punto di vista professionale.
Una cosa che va a confermare, in pratica, il giudizio non lieve che la Procura delle Repubblica di Roma espresse nei confronti del giudice, che tra le altre cose si era anche reso protagonista di una serie di incarichi attribuiti alla sua compagna avvocatessa D’Orsi.
Lo spunto ce l’ha fornito la notizia, emersa nei giorni scorsi, dell’inizio di una procedura da parte del commissario giudiziale, l’avvocato sammaritano Giovanni Uccella, che ha pubblicato un invito un invito a manifestare interesse nell’acquisto della villa milanese da tre milioni di euro e di due fondi per complessivi 60omila metri quadrati siti a Marcianise, della società Soesa Srl, che nel 2016 ha chiesto l’accesso alla procedura del concordato preventivo e che fa riferimento al ben noto e, a questo punto famigerato, imprenditore maddalonese Giuseppe Barletta, patron dell’Interporto e plurindagato al punto che oggi si trova ai domiciliari, a un anno e mezzo di distanza dal blitz della Gdf di Caserta.

In poche parole, questi beni che, aggiungiamo noi, solo Dio sa come Barletta abbia acquistato, rappresentano uno strumento per evitare il fallimento di una delle sue aziende cruciali, che magari potrebbe ritornare utile nella gestione di un Interporto che Barletta, come poi spiegheremo nei prossimi giorni, controlla ancora pienamente seppur indirettamente con il concorso di qualche suo familiare.
Il commissario giudiziale, avvocato Giovanni Uccella, persona degna, fino a prova contraria, del massimo rispetto, fu nominato, a suo tempo, proprio dal giudice Caria, cioè da colui il quale viene additato in maniera tutt’altro che leggera come eticamente scorretto da parte della Procura della Repubblica di Roma.

Vedete, noi di Casertace, piuttosto faticosamente in verità, ci sentiamo un po’ costretti a trovare il riscontro di certe nostre opinioni in contenuti espressi autorevolmente da alte istituzioni. Ecco perché oggi riproponiamo il testo della richiesta di archiviazione, seppur corredata da diverse censure, per il giudice Caria ed altri 11.
Lo facciamo per non offrire alibi, pertugi a chi, magari, viene chiamato in causa in articoli come questo.

Alibi che depistano, che spostano l’attenzione del lettore dal nocciolo del problema, per l’illustrazione del quale Casertace possiede sufficienti cognizioni ed è libera da ogni complesso di inferiorità.
In poche parole, non sarebbe necessario ripubblicare oggi quello che il Pm di Roma ha scritto su Caria poco meno di un anno fa. Ma lo facciamo così non ci rompono le scatole menando il can per l’aia.
Giovanni Uccella, oltre a essere un valente avvocato è, infatti, anche il genero di un altro giurista molto noto a S.Maria C.V., l’avvocato Pasquale Iannuccilli.
Ad onor del vero, pur ritenendo che nulla sia cambiato nel rapporto di parentela tra i due, va precisato che suocero e genero erano sicuramente al momento in cui, correva l’anno 2016, Giuseppe Barletta e la Soesa Srl chiedevano l’accesso alla procedura fallimentare di concordato preventivo.
Siccome, come in tanti sanno, l’avvocato Iannuccilli è stato ed è, ancora oggi, la mente giuridica di Giuseppe Barletta, dell’Interporto Sud Europa ed ha incamerato centinai di legittimi incarichi professionali dalla galassia delle società collegate al Barletta, cosa diciamo, che fu pelino, ma proprio un pelino inopportuno che il giudice Caria nominò commissario giudiziale nella procedura fallimentare di Barletta il genero del suo avvocato?

Noi siamo sufficientemente disincantanti e ben sappiamo quante ombre si sono addensate negli anni sul tribunale civile di Santa Maria Capua Vetere, a partire proprio da quella sezione fallimentare dove la relazione con il quattrino ha purtroppo sollecitato la carne di qualche magistrato, che, essendo carne di appartenenti al genere umano, non può essere che debole.

Siamo certi che il giudice Valeria Castaldo non sia a conoscenza della circostanza or ora illustrata.

Quello era un altro tempo, avvocato Uccella.

Mettiamoci una pietra sopra, ma lei, ci faccia il favore di lasciare questa carica. Gliene saremmo grati e glielo riconosceremmo pienamente.

Questa è una terra che ha bisogno di atti di resipiscenza come questi, perché se tutto viene rapportato ai pur legittimi interessi economici, la barbarie della ragione, del diritto, il crepuscolo delle istituzioni, continueranno a determinare uno stato in parte latente e in parte patente di illegalità da cui discende una e una sola cosa: il sottosviluppo sociale ed economico.