MAZZETTE all’AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE di Caserta. Il nome dell’ingegnere che le ha prese da Raffaele Pezzella resta incognito, ma l’intera indagine esiste perchè questo ingegnere prese sicuramente le tangenti

12 Gennaio 2022 - 14:30

Ecco perchè quando l’ordinanza fu eseguita anche a carico dell’imprenditore di Casal di Principe, scrivemmo subito che sarebbe stato fondamentale individuare l’identità di questo professionista. Forse non riusciremo ad arrivare al 100%, ma al 99% ci arriveremo con poche verifiche oggettive

 

CASERTA (Gianluigi Guarino) Il 24 novembre scorso il gip del tribunale di Benevento, Loredana Camerlengo, ha firmato e fatto eseguire un’ordinanza con la quale è stato arrestato, tra gli altri, il noto imprenditore di Casal di Principe, trapiantato poi in diverse parti della nostra provincia, Maddaloni soprattutto, Raffaele Pezzella.

Su quella notizia abbiamo scritto già diversi articoli. Ci fermammo, però, quando la semplice analisi del capo di imputazione provvisorio non bastava più per andare avanti nei ragionamenti. Promettemmo per ò,ai nostri lettori di acquisire al più presto copia integrale di quella ordinanza per analizzare la parte relativa a Pezzella e, dunque, all’appalto, per la procura di Benevento truccato, che assegnò l’incarico di progettazione della strada provinciale Caserta-Monti del Matese.

Abbiamo fatto passare le elezioni provinciali in modo che nessuno potesse accusarci durante la campagna elettorale di calcare la mano sulla gestione politico-amministrativa di Giorgio Magliocca, confermato alla presidenza lo scorso 18 dicembre.

Ora, però, siamo pronti. Abbiamo approfondito i principali elementi dell’indagine, relativamente alla porzione casertana della stessa e dunque possiamo anche rideterminare, con le dovute integrazioni, sia la lettura che le considerazioni sulle accuse mosse a Raffaele Pezzella.

Il capo di imputazione provvisorio contestato dalle accuse della procura di Benevento, che hanno trovato riscontro nell’ordinanza del gip dell’omonimo tribunale, ma soprattutto hanno retto molto bene davanti ai magistrati del tribunale del Riesame di Napoli, è contrassegnato dal numero 4 che oggi riproponiamo ai nostri lettori, in calce a questo articolo, nella sua versione integrale.

Lo riproponiamo perchè quando lo abbiamo riassunto e valutato la prima volta, non ci siamo potuti spingere molto al di là di una rappresentazione letterale dello stesso. Oggi, invece, avendo letto diversi altri contenuti di questa indagine, ci spingiamo eccome.

Intanto va subito detto  forte e chiaro che c’è un mister X senza il quale non ci sarebbe stata nemmeno l’accusa, l’incolpazione provvisoria per gli indagati.

E nè, infatti, a carico di Raffaele Pezzella, nè per i componenti del Raggruppamento Temporaneo di Professionisti, formato dal noto ingegnere beneventano Carlo Camilleri, dal suo conngiunto Nicola Camilleri, da Antonello Scocca socio di entrambi nella Generale Engeneering srl, e ancora da Nicola Laudato e da Gaetano Ciccarelli, sarebbe stato possibile ipotizzare l’accusa che viene, al contrario, ipotizzata dalla magistratura inquirente sannita, riscontrata dal gip e sostanzialmente controfirmata, fatto molto importante, ripetiamo, dal tribunale del Riesame di Napoli.

Il mister X infatti è il principale accusato in questo capo di imputazione, è il vertice della incolpazione perchè è colui il quale aggiusta la gara in cambio di mazzette. Non a caso, il reato contestato è quello di corruzione, ai sensi degli articoli 319, 319 bis e 321 del codice penale. Dunque, se c’è la corruzione, vuol dire che ci sono sicuramente dei corruttori, tutti individuati dalla procura di Benevento, ma deve esserci  necessariamente anche un corrotto che al momento l’ha fatta fracna.

Insomma, una roba non da poco, visto e considerato che rispetto alla struttura classica del reato di corruzione, articolo 319, punito con pene variabili da 6 a 10 anni, qui viene contestata anche l’aggravante prevista per l’appunto nell’articolo 319 bis, frutto di una riforma recente e che aggrava ulteriormente la pena reclusiva, facendola arrivare anche ad un massimo di 12 anni.

Il 321 poi estende la responsabilità, contestata al corrotto, anche ai corruttori. Non esistendo dunque il corrotto, non si sarebbe potuto contestare a Pezzella, Camilleri e compagnia, questo reato che all’imprenditore di Casal di Principe è costato gli arresti domiciliari. Ecco perchè sin da quei giorni, noi abbiamo scritto che è fondamentale scoprire il nome del pubblico ufficiale in servizio presso l’amministrazione provinciale di Caserta che secondo la procura di Benevento, secondo il gip e secondo il Riesame ha preso laute mazzette.

Se le sue generalità rimanessero ignote, qusto inciderebbe anche, secondo noi, sulla formulazione dell’accusa a carico degli indagati appena citati.

La procura di Benevento, evidentemente non c’è riuscita. Ci resta la speranza che su questa indagine se ne sia potuta innestare un’altra, attivata dalla procura della repubblica di Santa Maria, territorialmente competente per i reati compiuti a Caserta o, come in questo caso, a Marcianise, così come risultata dalla formulazione del capo 4.

Occorre dunque uno sforzo civile, naturalmente assicurando a tutte le persone che potranno essere citate o valutate nei nostri articoli, il massimo della garanzia nel momento in cu  ribadiamo in questa circostanza, l’invito a replicare, già formulato negli articoli di fine novembre, al Rup di quella gara geometra Gianpaolo Mattucci e al presidente della commissione aggiudicatrice, ingegnere Antonino Del Prete, al tempo super dirigente dell’uffico tecnico, di cui in passato molto ci siamo occupati proprio in relazione ad altri appalti e ad altri affidamenti attribuiti sempre a Raffaele Pezzella.

Perchè ciò che scrive la Procura di Benevento e il gip di quel tribunale non può essere ridotto semplicemente ad una incognita coperta da un garantismo peloso e destinata ad evaporare nel tempo.

La ricerca di quello che viene definito come “l’ingegnere” colui che trucca la gara in cambio del 20% dei 394mila euro cifra che ne rappresentava l’importo di assegnazione al Rtp sannita, lo avvertiamo come un dovere professionale, ispirato dal nostro tipo di civiltà e dai valori in cui crediamo. Qui non si tratta di fare illazioni. Qui c’è una struttura accusatoria solida che manca però di un elemento essenziale.

La Procura di Benevento chiederà il rinvio a giudizio di Raffaele Pezzella, di Ciccarelli, di Camilleri e degli altri indagati, che diventeranno a quel punto imputati, ma il fatto di non sapere a chi siano andati i soldi delle mazzette rappresenterebbe un vulnus gravissimo anche per chi in questo territorio dovrebbe lavorare per definizione all’accertamento della verità.

Come abbiamo già scritto a fine novembre, il 20% di 394mila 460 euro fa 78.920 euro. Secondo l’impianto accusatorio, questa era la percentuale stabilita nell’accordo tra i componenti del Rtp e i mediatori della malefatta, Raffaele Pezzella, Panarese Michelantonio e Giuseppe Della Pietra.  Però, solo di una parte di  questo 20%, i pm hanno trovato tracce concrete. Precisamente, tracce di 27.000 euro.

Secondo l’accordo corruttivo, del 20% complessivo concordato, cioè dei 78.920 euro, la metà doveva essere corrisposta in contanti, dunque proprio 39.460 euro, l’altrà metà doveva essere occultata con operazioni commerciali fittizie, coperte, naturalmente da fatture conseguenzialmente farlocche.

Le indagini hanno permesso di reperire la somma di 19.800 euro relativa alla porzione erogata o da erogare ancora in contanti. Di questi, 8.200 euro versati dall’ingegnere Carlo Camilleri, da Nicola Camilleri ie e  Antonello Scocca, cioè da una parte del Rtp. Altri 5.800 euro sono stati versati da Nicola Laudato, anche lui componente del citato Rtp, così come Gaetano Ciccarelli, il quale, a sua volta, ha scucito la somma di 5.800 euro.

Dunque, complessivamente, siamo proprio a 19.800. Della mazzetta concordata e da consegnare con banconote liquide mancano all’appello altri 19.660 euro cioè circa la metà del 10% concordato per le dazioni in contanti.

Poi ci sono altri 7.200 euro che appartengono all’altra metà, cioè agli altri 39.460 euro fino a concorrenza del 20% concordato della mazzetta, che sarebbero dovuti arrivare attraverso operazioni commerciali fittizie. L’autorità giudiziaria dunque individua una parte di questa somma, cioè i già citati 7.200 euro, frutto di una vendita fittizia, realizzata dalla società Rilgeo Service di cui era titolare la signora Vittoria Carullo ma che la procura di Benevento considera riconducibile a Pezzella che l’avrebbe indicata per effettuare questa operazione, e, naturalmente, falsamente effettuata da Nicola Laudato, cioè da colui che abbiamo già catalogato come formale appartenente al Rtp che poi effettivamente si è aggiudicato la gara.

In questo caso, mancano all’appello 32.260 euro. Non sappiamo se siano stati versati, previo altre emissioni di fatture e non individuati dagli investigatori o se a un certo punto questo trasferimento di danaro sia stato bloccato per motivi ancora non noti e che speriamo potremo approfondire, comprendendoli meglio quando entreremo nei contenuti di questa ordinanza e nelle ragioni che hanno spinto la procura di Benevento a chiedere le misure cautelari e a considerare come certa l’esistenza di un ingegnere corrotto, dipendente dell’amministrazione provinciale di Caserta.

Dunque ricapitoliamo: complessivamente, sono stati individuati 27.000 euro su 78.920 euro concordati, 19.800 in contanti e 7.200 con l’operazione fatturata.

Citiamo adesso testaulmente i passaggi formulati nel capo di imputazione provvisorio e da noi ritenuti cruciali. Partendo dal ruolo dei tre mediatori della gara truccata e delle mazzette, Raffaele Pezzella, Michelantonio Panarese e Giuseppe Della Pietra, ecco come viene qualificato il ruolo dell’ingegnere per ora ancora misterioso: “(..) Panarese Michelantonio, Pezzella Raffaele, Della Pietra Giuseppe quali intermediari tra almeno un pubblico ufficiale chiamato “l’ingegnere” allo stato non identificato ma effettivamente esistente e in servizio presso la provincia di Caserta ovvero in grado di eseritare influenza diretta su persone fisiche preposte alla procedura e i privati corruttori sotto elencati.”

Il reato contestato sarebbe frutto di azioni compiute tra il luglio e il mese di ottobre 2019 a Napoli, Marcianise e Benevento. E allora, siccome la procura scrive che l’ingegnere fulcro dell’indagine non è stato ancora identificato ma è effettivamente esistente ed è un dipendente della Provincia, noi avvertiamo come un dovere civile e professionale quello di capire chi fossero i dipendenti dell’amministrazione provinciale di Caserta tra il luglio e l’ottobre 2019 che potevano fregiarsi della qualifica di ingegnere.

A quel punto, andremo già a restringere la cerchia dei sospettabili. Ciò fermo restando che quella gara, effettivamente aggiudicata a Camilleri e compagni, fu gestita da una commissione capeggiata dall’ingegnere Antonino Del Prete con la funzione di Rup ricoperta dal geometra Gianpaolo Mattucci, un super fedelissimo di Del Prete e che oggi ancora opera negli uffici della Provincia.

Ma ciò non vuol dire che necessariamente l’ingegnere bisogna cercarlo nel contesto tecnico procedurale della gara.

Non vuol dire che sia necessariamente Antonino Del Prete. Non vuol dire perchè noi siamo iper-garantisti e dunque non possiamo considerare un fatto decisivo, dirimenoi, il rapporto storico e strettamente personale, di cui più volte abbiamo scritto, per giunta mai smentiti, tra Antonino Del  Prete e Raffaele Pezzella. Come non rappresenta un elemento dirimente il fatto che l’ingegnere Antonino Del Prete sia stato il presidente della commissione che ha aggiudcato la gara al Rtp sannita.

Per i giustizialisti, per i manettari la partita sarebbe chiusa. Ma noi non lo siamo, mentre siamo liberali e garantisti, per cui questa vicenda merita un supplemento di indagine da parte nostra, naturalmente di indagine giornalistica, proprio a garanzia a garanzia di ogni diritto dell’ingegnere Antonino Del Prete e del geometra Gianpaolo Mattucci.

Ovviamente, andremo a cercare altri documenti relativi poi ad una nuova gara, quella veramente importante, da 4 milioni e passa di euro, relativa ai lavori fisici compiuti per la realizzazione di questa arteria stradale, che non coinvolgendo, diciamo a questo punto, purtroppo, imprese beneventane, non è stata attenzionata da quella procura e che invece avrebbe dovuto essere guardata, valutata e controllata da quella di Santa Maria Capua Vetere.

Per il momento, ma solo per il momento, ci fermiamo qui.

QUI SOTTO LO STRALCIO