MONDRAGONE. Ecco come l’imprenditore Luciano Sorrentino aveva creato, con minacce mafiose, un suo monopolio dei trasporti nei mercati ortofrutticoli
14 Settembre 2018 - 11:42
MONDRAGONE – Luciano Sorrentino è stato un imprenditore che, come si suol dire nel gergo mafioso, “si è fatto rispettare” in un contesto complesso soprattutto per la sua ampiezza e per le sue articolazioni spesso difficilmente leggibili, qual è senza dubbio il mercato ortofrutticolo di Fondi, una struttura tra le più grandi d’Europa.
Luciano Sorrentino, 41 anni di Mondragone aveva trovato un feeling, fondato probabilmente sulla capacità di scambiarsi idee e opinioni con un linguaggio comune, con la ben nota famiglia D’Alterio, già in passato implicata in indagini dell’Antimafia e ieri mattina colpita da una nuova ordinanza, chiesta ed ottenuta della Dda di Roma.
Sorrentino, insieme ai D’Alterio, nel caso specifico contestato insieme a Giuseppe, Melissa, Armando e Luigi D’Alterio, si era garantito, per la sua impresa Multitrasport srl, l’esclusiva dei trasporti riguardanti i prodotti ortofrutticoli di aziende del settore.
Nell’ordinanza sono anche formulati dei nomi anche se viene precisato che si tratta di generalità non complete, non ulteriormente identificabili: Fabrizio della Fruit Italy, Giovanni Aprea, Filippo Dragotta e altri.
Imprenditori, questi ultimi, finiti nella tenaglia, costituita dalla già citata Multitrasport, e da LA Suprema srl di cui i D’Alterio erano soci occulti e, secondo la ricostruzione della dda di Roma, avallata dal gip che ha firmato l’ordinanza, gestori di fatto.
Oltre ad imporre la scelta di queste imprese per il trasporto, D’Alterio e Luciano Sorrentino stabilivano naturalmente, in maniera coattiva, sotto minaccia, anche il prezzo delle commissioni, che variavano da 100 a 500 euro per ogni “viaggio” di frutta e verdura.
Le minacce appartenevano al kit classico degli strumenti di “persuasione” mafiosa: danneggiamenti o addirittura violenza contro le persone.