MONDRAGONE. I giudici sanciscono, in pratica, il fallimento e il dissesto del Comune. Zannini li sfida e “inforna” 15 vigili urbani
16 Marzo 2025 - 20:04

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Sviluppiamo una sintesi delle motivazioni per cui la Corte dei Conti, stavolta nazionale e a sezioni riunite, ha respinto il ricorso finalizzato a riattivare un Piano di Riequilibrio in pratica farlocco, in quanto sottostima pesantemente il disavanzo, ma anche fumoso. IN CALCE ALL’ARTICOLO IL TESTO INTEGRALE DELLA DECISIONE DELLA CORTE DEI CONTI E L’ATTO AMMINISTRATIVO DELLE 15 STABILIZZAZIONI DEI VIGILI
MONDRAGONE (g. g.) – La sentenza delle Sezioni Riunite della Corte dei conti, il cui testo integrale pubblichiamo in calce a questo articolo, è durissima nel bocciare senza appello il Piano di Riequilibrio, votato nel 2022 dalla maggioranza di Giovanni Zannini, in quanto privo di misure adeguate per garantire un autentico e non solo promesso riequilibrio finanziario.
QUEL Piano, scrive la Corte nel suo pronunciamento, è incasinato sulla sottostima del disavanzo. Oltre a ciò, il Piano di Riequilibrio non prevede alcuna previsione credibile né strumenti concreti per migliorare la riscossione e il contenimento della spesa.
Sono state così pienamente confermate le criticità già evidenziate sul progetto di risanamento del Comune dalla Corte dei conti della Campania: la sottostima, come già si diceva, del disavanzo effettivo, la durata errata del piano – roba da pazzi, quarant’anni, aggiungiamo noi. Nel dettaglio, la Corte bolla come inadeguate le misure previste per il riequilibrio, con particolare riferimento alla riscossione coattiva e alla gestione delle spese.
Ma l’argomento forte della Corte, quello su cui ha puntato il dito, è il disavanzo, sottostimato per oltre 9 milioni di euro, a causa di un’errata contabilizzazione di alcuni fondi, come il Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità (FCDE) e il Fondo Anticipazione Liquidità (FAL), e del mancato accantonamento di fondi obbligatori, tra cui il Fondo Contenzioso e il Fondo di Garanzia Debiti Commerciali (FGDC). Per non parlare della sottovalutazione del rischio di ulteriori passività fuori bilancio. Una sottostima che ha compromesso la validità del Piano di Riequilibrio, rendendolo non credibile dal punto di vista finanziario.
Le misure di risanamento proposte nel Piano, a parere della Corte, sono, come detto, del tutto generiche. Il Comune, per esempio, riconosce che la riscossione risulta del tutto inefficace, ma non fornisce alcun elemento serio e non fumoso su come migliorarla. Anche sulla razionalizzazione delle spese correnti, il Piano si ferma a mere dichiarazioni programmatiche senza presentare un piano operativo dettagliato. E anche per l’affidamento della riscossione a nuovi concessionari, non comunica alcun dato o studio di fattibilità.
La Corte valuta attendibile soltanto la scadenza di un mutuo con la BNL nel 2027, che avrebbe liberato circa 1 milione e 290 mila euro all’anno.
Le Sezioni Riunite della Corte dei conti, nell’atto di rigettare il ricorso dell’Amministrazione Zannini, sono state alquanto agevolate proprio dai contenuti dello stesso ricorso, che puntualmente riesce solo a elencare in maniera auto-commiserevole le criticità del Comune. Scrive la Corte (pagg. 14, 15 e 16):
“A ciò deve aggiungersi quanto rilevato nella medesima consulenza tecnica di parte allegata al ricorso in esame, ove si rappresenta che il Comune di Mondragone sconta, nel tempo, diverse grosse criticità, tra loro strettamente collegate: un indice composito di fragilità comunale pari a 9 (min. 1; max. 10), un indice di vulnerabilità sociale e materiale (IVSM) molto elevato, pari a 103,1 (media Italia 99,3, tra 93,6 e 109) e una capacità fiscale pro capite molto bassa, pari a 315 (media Italia 500)…”
Concludendo che:
“A fronte di una pacifica situazione di grave criticità, dovuta a una pluralità di fattori anche esogeni, come ben rappresentato nella predetta relazione e nelle osservazioni al riguardo svolte dalla Sezione territoriale nella delibera impugnata, il PRFP avrebbe dovuto contenere misure specifiche idonee a poter delineare in chiave prospettica uno strutturale riequilibrio della gestione finanziaria del Comune…”.
In poche parole, da parte della Corte dei Conti non c’è stata nessuna bocciatura “tecnica”, nessuna bocciatura “lieve”, ma una bocciatura politica. Sì, perché le Sezioni Riunite hanno affermato a chiare lettere che il motivo principale per il quale il Piano di Riequilibrio è da cestinare e non può essere lo strumento del risanamento è che l’amministrazione comunale non ha offerto soluzioni chiare per recuperare denaro e per dimostrare, quindi, di poter realmente rispettare gli obiettivi del Piano.
In altre parole, se da un lato l’Amministrazione comunale ha chiesto di non “fallire”, dall’altro lato non ha fatto capire ai giudici contabili come avrebbe effettivamente risanato le casse nei prossimi 20 anni!
E questo per ciò che riguarda il pronunciamento della Corte dei Conti.
Il commento su quel che pensiamo della pazzesca reazione di Zannini? Assurda. Mostrando disprezzo per il deliberato giudiziario, ha comunque attivato la stabilizzazione di ben 15 vigili urbani, creando una situazione realmente senza precedenti nella storia degli enti locali italiani.
CLICCA QUI PER VISUALIZZARE IL DOCUMENTO CHE STABILIZZA 15 VIGILI URBANI:
LA SENTENZA DELLA CORTE DEI CONTI: