Nicola Affinito e le fake news di Casertace. Sindaco, lei è il re degli ignoranti. Le facciamo i disegnini e le spieghiamo di nuovo perché il finanziamento per i lavori di via Piave andrebbe revocato senza se e senza ma

7 Novembre 2022 - 18:21

Nelle scorse settimane, il primo cittadino, ovviamente con la scorrettezza di chi risponde ad un articolo pubblicato da un giornale, inviando la propria nota di replica a tutti gli organi di informazione, che della notizia in questione non si sono mai occupati, ha legittimamente espresso giudizi pesanti che, da tanti altri, verrebbero considerati ingiuriosi. Non per noi, forti del nostro lavoro, delle nostre conoscenze che ci consentono, agevolmente, di rispondere nel dettaglio al primo cittadino, per poi, alla luce di questo nostro lungo lavoro di analisi, definirlo come a nostro avviso merita. Cioè, un ignorante.

CARINARO (gianluigi guarino) L’ultima cosa che possiamo fare al mondo è quella di metterci a litigare con il sindaco di Carinaro, Nicola Affinito che, con rispetto parlando, dovrebbe ripartire dalle scuole serali per poter ingaggiare con noi, tra una dozzina d’anni, un confronto su temi giuridici, in special modo su temi giuridico-amministrativi. Per cui, ci limiteremo alla manifestazione del nostro pensiero, tarata esclusivamente sui contenuti di questo suo intervento che, comunque, rappresenta, a sua volta, una modalità di espressione della libertà di pensiero e che, come tale, va tutelata, rispettata e integralmente pubblicata, comprese quelle asprezze (“fake news”, così come le ha definite il primo cittadino, ecc.) che, ripetiamo, lasciano il tempo che trovano, in quanto non sono certo esposte dalla mente di un sapiente ma che, comunque, ancora una volta, in ossequio ai principi del liberalismo che per noi hanno un valore di “sacralità laica”, vanno parimenti pubblicati e accettati. Veniamo, dunque, al merito della confutazione del nostro articolo (clikka qui

per leggerlo).

Cosa scrive CasertaCe di tanto disdicevole e menzognero, da causare la risentita reazione di Affinito? Scrive che il finanziamento per il dissesto idrogeologico di via Piave con l’utilizzo dei fondi Pnrr sarebbe, a nostro avviso, a grave rischio di revoca e legato solo al filo di un mancato controllo, da parte del Governo che, sui finanziamenti Pnrr elargiti ai Comuni, sta muovendo le sue verifiche sviluppandole “a campione”. La nostra tesi, in antitesi a quella del sindaco, si dipana in due sentieri distinti tra di loro: da una parte scriviamo e spieghiamo perché il finanziamento è virtualmente perso e dall’altra parte affermiamo e spieghiamo il perché il Comune non poteva essere centrale appaltante e, dunque, non avrebbe mai potuto e dovuto celebrare questa gara.

Entriamo nel merito della trattazione, partendo dall’illustrazione della prima parte della nostra tesi in antitesi, relativa alla perdita del finanziamento.

Il Comune avrebbe perso, a nostro avviso, il finanziamento in quanto il Decreto del ministero dell’Interno, attributivo del finanziamento datato 21 febbraio 2021, a pag. 11, stabiliva che l’affidamento dei lavori sarebbe dovuto avvenire, considerato il valore del finanziamento, entro 15 mesi, cioè entro il 23 maggio 2022. Con successivo decreto, è stato prorogato il termine per l’affidamento di ulteriori 3 mesi. Nel caso dei Comuni finanziati con somme analoghe a quelle ricevute da Carinaro, ciò sta a significare che il termine per l’affidamento dei lavori si sarebbe dovuto perfezionale entro e non oltre il 23 agosto 2022.

Considerato che la procedura è partita a cavallo del Ferragosto scorso, con termine per la ricezione delle offerte fissato per il 15 settembre, il Comune avrebbe, sempre secondo noi, irrimediabilmente bucato il limite massimo previsto dalla legge per l’affidamento dei lavori, perdendo, in tal modo, il finanziamento, circostanza infausta che si verificherà qualora il ministero, nelle sue verifiche “a campione”, incrociasse il fascicolo del comune di Carinaro riguardante il progetto e i lavori di via Piave.

LA TESI DI AFFINITO

La tesi esposta, invece, dal sindaco Affinito nel suo scritto, è così testualmente declinata: “(…) Lo stesso decreto (il sindaco si riferisce al Dm del ministero degli Interni, ndd) stabiliva che il Termine individuato per l’avvio della procedura viene individuato (è la prosa di Affinito, densa di ripetizioni, di tautologie rispetto alle quali decliniamo ogni responsabilità, ndd) con la data di pubblicazione del bando (non è il nostro caso specifica sempre il sindaco –) oppure dalla data di inizio della procedura negoziata, così come riportato nell’identificativo di Gara (CIG) e così come indicato dalla delibera Anac n° 1 del 11/01/2017″.

In sostanza, secondo Affinito, il decreto chiarirebbe che il termine dei 18 mesi è rispettato nella misura in cui l’atto formale di attribuzione del finanziamento fa coincidere l’affidamento con la data di pubblicazione del bando, nel caso di procedura aperta, o con la data della lettera di invito, nel caso di Carinaro che ha scelto la procedura ristretta dell’affidamento senza la pubblicazione del bando gara.

Un giochino di abilità che, secondo noi, non contiene la ragione. Cosa dice, in sostanza, in primo cittadino? Che il caso dei lavori in via Piave non integrano, dunque, non si connettono alla definizione di un termine, in considerazione della procedura seguita, con la data di pubblicazione del bando. Al contrario, la decorrenza del termine, così come pure il decreto consente, andrebbe collegata all’invio delle lettere di invito nel caso in cui si utilizzi la procedura negoziata.

CON CALMA, SENZA FRETTA, RIFLETTIAMO

Ora, senza guardare l’orologio, lavoriamo sulla lettera della norma e, precisamente, su quella contenuta nell’art.3 del suddetto decreto ministeriale, intitolata “Affidamento dei lavori e Monitoraggio degli interventi”.

Il comma 1 dell’art. 3 ribadisce che i lavori vadano affidati nei termini noti, quindi 18 mesi, chiarendo che “In caso di inosservanza del predetto termine, il contributo già trasferito è recuperato dal Ministero dell’Interno […] e non si procede all’erogazione della restante quota del contributo inizialmente attribuito”.

Il comma 2 stabilisce, poi, che il monitoraggio delle opere finanziate è effettuato attraverso la Bdap (Banca Dati Amministrazioni Pubbliche).

E veniamo al clou, a quello che potremmo definire il cavallo di battaglia, cioè quel concetto che, ad avviso del sindaco Affinito, avrebbe dato scacco matto al nostro articolo. Stiamo parlando del comma 3, che affronta proprio il tema cruciale del controllo sull’affidamento dei lavori. Viene stabilito, al riguardo, che il termine iniziale “coincide, in considerazione della procedura seguita, con la data di pubblicazione del bando, ovvero della lettera di invito in caso di procedura negoziata…”, così come evidenziato trionfalmente dall’Affinito.

E qui a complicare le cose arriva un antico vizio del legislatore italiano il quale, molto spesso, sviluppa delle norme double face, nel senso che queste possono essere interpretare sia in un modo che in un altro modo. Ma non perché, almeno lo speriamo il legislatore voglia raggiungere il fine di far solo confusione. In effetti, nelle intenzioni si vorrebbe regolare una materia in maniera univoca. E, invece, succede esattamente il contrario. Ci è già successo diverse volte in passato. L’unico modo per venirne a capo, potrebbe essere una iniziativa di qualche consigliere comunale, magari della minoranza, finalizzata a chiedere un’interpretazione precisa, autentica, di questo comma 3 al ministero dell’Interno, dato che si tratta, tra le altre cose, di un regolamento, di un decreto ministeriale. Stando alla lettera della citata norma questa potrebbe essere interpretata come fa il sindaco Affinito: l’inizio della procedura potrebbe coincidere con l’affidamento e, in base a questo, si attiverebbe il computo fino al termine decadenziale.Il controllo sull’affidamento dei lavori, il cui termine iniziale coincide […] con la data di pubblicazione del bando, ovvero della lettera di invito in caso di procedura negoziata…”.

Questa è la tesi esposta da Affinito, che non è smentita dalla lettera della norma, ma neppure confermata. Questa modalità interpretativa, infatti, si configura come una vera e propria forzatura, al limite della paraculata. Uno spazio di libertà lascivo e furbastro concepito dalla follia ormai, solidamente conclamata, del legislatore italiano in cui si possono annidare le peggiori nefandezze.

L’INTERPRETAZIONE SERIA DELLE PERSONE SERIE

L’altra possibilità, molto più logica, ragionevole e rispettosa dei criteri di interpretazione dei testi normativi, è che quando nel decreto si legge “il termine iniziale coincide […] con la data di pubblicazione ecc. ecc.” non si riferisca all’affidamento dei lavori, ma all’attività di controllo effettuata dal Ministero. Insomma è l’attività ministeriale di controllo sull’uso delle risorse il cui termine coincide con la data di pubblicazione del bando o con la lettera di invito in caso di procedura negoziata.

Oltretutto, ciò accade in quanto con l’avvio della procedura il RUP acquisisce il CIG (certificato identificativo di gara) e considerato che il controllo avviene attraverso la Banca dati delle Amministrazioni pubbliche va da sé che solo da quel momento il Ministero possa esercitare la sua attività di controllo su fondi di propria diretta erogazione. Ecco perché più logico collegare temporalmente in questa maniera l’inizio e la fine del periodo decadenziale.

TRE MOTIVI DI OVVIA RAGIONE

Tale interpretazione, ribadiamo, è più ragionevole di quella prospettata da Affinito, per molteplici ragioni: prima di tutto l’art. 3 del decreto disciplina l’affidamento e l’attività di controllo, riferendo la frase “incriminata”, cioè quella interpretata a suo modo dal sindaco Affinito, all’attività di controllo e combinando i 3 commi (2-3-4) si chiude il cerchio di tale attività, Un decreto ministeriale, poi, non può derogare alle norme legislative che stabiliscono il momento in cui si realizza l’affidamento dei lavori. Infine, la terza ragione: il termine per l’affidamento è stabilito dalla legge 145/2018, ovviamente di rango superiore rispetto ad un decreto ministeriale che è mero atto amministrativo, non a caso impugnabile davanti al Tar, e, ancora, dal decreto ministeriale a pag. 11 e dal successivo decreto che ha prorogato i termini relativi all’erogazione di questi fondi, evento, quest’ultimo, che abbiamo spiegato dettagliatamente nell’articolo contestato dal sindaco, e, infine, dall’art. 3 dello stesso decreto ministeriale cui si riferisce Affinito, relativamente, però al suo comma 1. Che senso avrebbe avuto inserire questa modalità di computo dei termini in un comma dell’art. 3?

Però, ripetiamo, non ne verremo mai a capo, a meno che qualcuno che ha l’interesse soggettivo per farlo, non chiederà lumi allo stesso Viminale, che di solito risponde in tempi non lunghissimi.

LA SECONDA IRREGOLARITA’: L’USURPAZIONE DEL TITOLO DI CENTRALE APPALTANTE

Nel nostro ragionamento ordinato e graduale noi abbiamo sostenuto, che mai e poi mai il Comune di Carinaro avrebbe potuto assumere la veste di Stazione appaltante, relativamente alla gara per i lavori di via Piave perché i finanziamenti di origine Pnrr prevedono delle regole molto rigide in termini di individuazione dei soggetti attivi e promotori delle procedure d’incanto. L’art. 52, comma 1, numero 2 del DL 77/2021 ha, infatti, stabilito che per le procedere finanziate con fondi Pnrr i comuni non capoluogo di Provincia debbano rivolgersi a Stazioni Appaltanti qualificate, cioè a quelle del comune Capoluogo, della citta metropolitana, delle amministrazioni provinciali o a quelle costituite dalle Unioni di Comuni.

Nonostante nella determina a contrarre dell’amministrazione comunale di Carinaro venga correttamente riportata la norma di cui sopra, l’Ente dichiara che la gara sarebbe stata realizzata utilizzando lo strumento del Mepa/Consip, cioè del Mercato elettronico della pubblica Amministrazione.

Senonché, mentre CONSIP sarebbe Stazione appaltante istituzionalmente legittima, l’Ente bandisce la gara in proprio su piattaforma MEPA. Della serie, io scrivo in premessa, in narrativa della determina che 1+1 fa 2 e poi in sede di definizione, di determinazione, dico che fa 3, cioè uso come presupposto normativo l’articolo 52 e poi me ne infischio.

AFFINITO DIMOSTRA DI NON CONOSCERE LA STORIA E LE COMPETENZE DI CASERTACE

E’ chiaro che noi abbiamo acquisito delle informazioni da chi, a Carinaro, ritiene che questa procedura non si sia sviluppata correttamente. Detto questo, però, non sappiamo se Affinito conosca tutti gli articoli che sono stati pubblicati, nella storia di Casertace, su fatti riguardanti procedimenti amministrativi. Su queste cose, abbiamo dalla nostra la buona ragione del numero iperbolico degli articoli, su questi temi, finiti in rete, realmente migliaia e migliaia, per affermare che noi siamo pienamente in grado di non farci strumentalizzare da nessuno. Le argomentazioni portate in ogni nostro lavoro giornalistico, a partire da quelle relative alle procedure attuate dalla cosiddetta amministrazione attiva e/o dall’organo consiliare deliberante e di indirizzo, sono sempre e comunque frutto di una nostra idea, di un nostro punto di vista, ben incardinato sulla piattaforma della competenza che contraddistingue il lavoro di questo giornale in materia di atti amministrativi e che si poggia, ripetiamo, non su una botta di autoreferenzialità autoelogiativa, ma su un’esperienza maturata sul campo in migliaia di giorni dedicati allo studio di queste materie.

Indubbiamente, abbiamo colto dalle fonti interpellate che queste fossero debitamente convinte, corredando le loro affermazioni con un’ampia documentazione normativa, che la procedura, relativa ai lavori di via Piave, non avesse al tempo e, dunque, aggiungiamo noi, non abbia oggi, ottemperato al dettato del decreto legislativo numero 50 del 2016, meglio noto come Codice degli appalti. Non si scappa, visto che nel caso esaminato non vengono né applicate le norme che il Decreto legislativo 50 esposte gli articoli 36-37 e 157, né la successiva elaborazione e specificazione di queste norme, nel contesto dei finanziamenti Pnrr, governati, come già detto, dal Decreto legge n.77 del 2021, poi convertito naturalmente in legge, contenente tante misure collegate al rapporto tra il funzionamento della macchina amministrativa dello Stato e la pandemia da Covid 19. Decreto che, lo ripetiamo ancora una volta, per chi è duro di comprendonio, all’art.52, comma 1 numero 2, prevede che l’utilizzo dei fondi Pnrr, le centrali appaltanti utilizzabili saranno quelle delle città metropolitane e, ovviamente, delle amministrazioni provinciali, dei comuni capoluogo, dell’unione dei comuni. Capito sindaco Affinito? Se ritiene, le possiamo fare anche qualche lezione serale.

E’ indubbio che una gara di queste dimensioni, inserita nelle procedure Pnrr, debba essere regolata dalla combinazione delle norme fondamentali del citato Codice degli appalti e quelle del decreto ministeriale che dell’erogazione di tali finanziamenti rappresenta il regolamento che proviene dall’appena citato Decreto legge n.77 del 2021. Per cui, Stazione unica appaltante (quella, per intenderci, insediata presso il provveditorato delle Opere pubbliche di Caserta), il comune capoluogo, l’amministrazione provinciale, un’Unione dei comuni. Ma sicuramente non il Comune di Carinaro.

A proposito di lezioni serali, queste potrebbero partire proprio da ciò che il primo cittadino, evidentemente imbeccato da qualche “scienziatone” della scuola di Davide Ferriello (se non sapete chi sia, clikkate qui, prendiamo un articolo a caso fra i tanti che gli abbiamo dedicato), questo ha dichiarato, provando a confutare le nostre affermazioni, sull’abuso rispetto all’esercizio di un ruolo che al comune di Carinano, ripetiamo per l’ennesima volta, non tocca: Va chiarito che, come indicato dalla DL 77/2021 art 51 le Stazioni Appaltanti – (e il comune di Carinaro è una stazione appaltante) – possono procedere all’affidamento delle attività di lavori con procedure ordinari.  Inoltre il DL77/21 congela la procedura del codice degli appalti (50/2016) fino al 30/06/23. Anzi, alla lettera B dello stesso comma viene specificato che può essere usata una Procedura Negoziata senza Bando con la consultazione di almeno 5 operatori, ma in questo caso ne sono stati consultati addirittura 15, 3 per ogni provincia della regione Campania, a cui è stato richiesto il doppio dei requisiti di norma per poter partecipare a tale gara, per avere maggiore affidabilità nell’esecuzione dei lavori. Quindi, dove sarebbe l’errore che ci viene imputato?“.

Qui Affinito fa solo confusione, cercando di negare i fatti. Non sappiamo se ci è oppure ci fa, mentre sappiamo che cita l’art. 51 del DL 77/2021 quando la norma che obbliga a usare le Stazioni appaltanti qualificate per gli appalti finanziati con fondi Pnrr è, invece, l’art. 52 del DL. 77/2021.

Poi si supera dicendo che la norma, dato il valore dell’appalto, avrebbe obbligato Carinaro a interpellare soltanto 5 operatori e invece, in uno slancio di eroismo e fulminati sulla via di una trasparenza da Mastrolindo, lui ne avrebbe interpellati addirittura 15, andando, in questo caso, ma anche per altri aspetti della procedura adottati, al di là dei requisiti richiesti dalla legge. Ma la domanda è un’altra: Carinaro poteva fare la gara in proprio e scegliere chi invitare? Avrebbe potuto interpellare anche 100 operatori, ma la gara non la poteva bandire e gestire!

Comunque sul punto la norma è chiarissima, nonché la sua interpretazione. Per giunta, su questa norma, il Ministero ha prodotto anche un parere (clikka qui per leggerlo integralmente https://www.serviziocontrattipubblici.org/supportogiuridico/dettaglio_p.asp?id=1210).

IL PARERE, MA NON SOLO. LE LINEE GUIDA DELL’ANCI PARLANO CHIARO

L’associazione nazionale dei Comuni d’Italia, meglio nota come Anci, è intervenuta dettagliatamente sulla quesitone della potestà relativa al ruolo di Stazione appaltante: “Prorogate, fino al 30 giugno 2023, alcune “sospensioni” e modifiche del Codice degli appalti già contenute nel decreto legge n. 32/2019, convertito in Legge n. 55/2019, c.d. “Sbloccantieri”. In particolare, fino al 30 giugno 2023 si prevede: la sospensione del divieto di appalto integrato per ogni tipologia di opera; la sospensione dell’obbligo di avvalersi dell’Albo dei Commissari costituito presso ANAC; la sospensione per tutti i Comuni non Capoluogo dell’obbligo di aggregazione per l’affidamento degli acquisti di servizi, forniture e lavori ma limitatamente alle procedure non afferenti gli investimenti pubblici finanziati in tutto o in parte con le risorse del PNNR nonché dalle risorse del Piano nazionale per gli investimenti complementari di cui all’articolo 1 del decreto legge 6 maggio 2021, n. 59″.

Continua ancora l’Anci: “L’interpretazione letterale della norma in commento recita che “nelle more della disciplina ad assicurare la riduzione ed il rafforzamento e la qualificazione delle stazioni appaltanti, per le procedure afferenti alle opere PNNR e PNC, i Comuni non capoluogo di Provincia procedono all’acquisizione di forniture, servizi e lavori, oltre che secondo le modalità indicate dal citato articolo 37, comma 4, attraverso le Unioni di Comuni, le Province, le città metropolitane e i Comuni capoluogo di Province”, fa sì che a decorrere dall’entrata in vigore del decreto in commento, i Comuni non capoluogo procedano ai suddetti affidamenti attraverso le seguenti modalità: Centrali di committenza, Province e Città metropolitane; Comuni capoluogo di provincia, Unione dei comuni. L’Associazione ha già sottolineato come tale disposizione comprima l’autonomia organizzativa dei Comuni non capoluogo ma si evidenzia, tuttavia, come nella versione finale del decreto vi sia una sostanziale salvaguardia delle forme aggregative già esistenti e un’estensione ai Comuni Capoluogo delle modalità organizzative cui poter ricorrere per gli affidamenti”.

In pratica, esimio sindaco Affinito, l’Anci dice esattamente quello che, attraverso un proprio percorso di studio e di formazione cognitiva, sostiene Casertace nel momento in cui afferma che la strada scelta, cioè quella di utilizzare il Comune di Carinaro come centrale appaltante, è l’unica inapplicabile. Questo, senza se e senza ma. Per cui, dato che lei ha parlato di fake news, noi le possiamo dire che una castroneria di queste dimensioni raramente l’abbiamo letta nella storia del nostro giornale. Per cui, vocabolario della lingua italiana in mano, quindi senza alcuna estensione di significato di questa parola, lei propone la sua candidatura a sindaco più ignorante del 2022 in provincia di Caserta, dove, visto il livello, lei, Affinito, uscirebbe vincitore da un vero e proprio scontro tra Titani, come una sorta di Zeus all’incontrario.

SULLA SCELTA DEL PROGETTISTA

Affinito dice che il nome è stato scelto tra una rosa fornita dall’Università di Ingegneria. Abbiamo controllato e, a quanto pare, questo è vero, anche se per noi le relazioni tra pubbliche amministrazioni, soprattutto dell’agro aversano, e docenze di primo, secondo e terzo piano delle facoltà di Architettura e di Ingegneria di Aversa (ricordate l’inchiesta su certe cointeressenze tra la sovrintendenza e i potenti Gambardella, dominatori per anni e anni dell’ateneo aversano?) tutto hanno generato, eccetto la qualità, abbracciando, di converso, una modalità di tipo “pagnottaro”. Ad epilogo di questi processi, professori e professorini hanno intascato fior di danari, mettendo a disposizione dei Comuni lavori che anche il più sfigato dei geometri sarebbe stato in grado di garantire a prezzi molto, ma molto, più modici.

E’ utile, poi, a nostro avviso, ripetere, in sede di replica, un’argomentazione già espressa nel nostro primo articolo e di cui non c’è traccia di riscontro nello sgangheratissimo scritto di Affinito. E’ un dato di fatto che l’ingegnere Umberto Motti abbia ricevuto l’incarico il 21 luglio 2021 e un anno dopo, precisamente il 28 luglio del 2022 abbia assorbito i 66 rilievi che la società di revisione, Progeca srl, a cui si era rivolto il dirigente del Comune di Carinaro, il quale, come abbiamo scritto nell’articolo che ha innescato il comunicato di Affinito, non si fidava affatto, e i fatti gli hanno dato piena ragione, della prima stesura del progetto firmato da Motti. Da questo è derivato un ritardo clamoroso anche rispetto alla proroga che il Governo aveva garantito, visto che il contratto è stato firmato all’inizio del mese scorso, quello di ottobre.

TEMPI BIBLICI, FINO AD ARRIVARE ALLA FIRMA DEL CONTRATTO, NEL MESE SCORSO.

Ora, è già trascorso un mese e dei verbali della gara d’appalto da cui è scaturito il nome dell’impresa che deve effettuare i lavori, non si intravede neppure l’ombra, dato che non sono stati ancora pubblicati. Se questo è un modo di lavorare avendo come stella polare la trasparenza, diteci voi, cari lettori.

Ora, mettiamo che qualcuno si metta di buzzo buono e segnali al ministero tutte queste inadempienze, partendo da quella tombale, relativa ad una procedura che mai e poi mai il Comune di Carinaro avrebbe potuto attivare, nella veste di Stazione appaltante. Devono fare solamente gli scongiuri, nelle stanze del Comune, sperando che il ministero non campioni Carinaro e, conseguentemente, non scopra e non sanzioni una illegittimità grande come un grattacielo di 100 piani. Domandina semplice semplice: se di questa ridicola e bacatissima procedura dovessero rimanere solamente macerie, se della stessa fosse sanzionata la nullità, chi pagherebbe tutti i soldi – non pochi – spesi fino ad oggi tra progettazione e tante altre cose? Il funzionario che ha istruito la gara? Il segretario comunale che ha firmato materialmente il contratto? Il ragioniere capo che procedere regolarmente alla liquidazione degli emolumenti ai fornitori di servizi legittimati e blindati a loro volta da contratti, ci riferiamo soprattutto al progettista e alla società di revisione Progeca, quella dei 66 rilievi? O ci penserebbe il Comune, magari stampando un “bel” debito fuori bilancio, da propinare ad una maggioranza che si regge su basi che ben poco hanno a che vedere con la politica e grazie ad attività di lobbing, legittime fino a prova contraria, di imprenditori alla Ferdinando Canciello?

Dunque, se scriviamo che Affinito ha detto una boiata, lo trattiamo pure. Se di mezzo non ci fossero pubbliche risorse, ma figuriamoci se mai noi avremmo perso tempo con un sindaco che non ha né capo e né coda e che, il sindaco, giusto lo può fare in un contesto come quello della provincia di Caserta e dell’agro aversano. Luoghi dove il corpo complessivo delle leggi, considerato nella sua interezza, è sempre stato solamente un optional, creando in questa maniera, una sorta di anti-Stato in servizio permanente ed effettivo, che lo Stato vero, cioè quello di diritto, ha tollerato e continua, purtroppo, in larga parte, a tollerare.

COMUNICATO STAMPA DEL COMUNE DI CARINARO

Finanziamento per il dissesto idrogeologico di via Piave, l’amministrazione comunale fa chiarezza dopo le fake news circolate negli ultimi giorni

CARINARO – “L’amministrazione comunale di Carinaro, guidata dal sindaco Nicola Affinito, intende fare chiarezza sulla situazione relativa al finanziamento per il dissesto idrogeologico di via Piave. Nei giorni scorsi sono state messe in giro, da un organo di stampa locale, notizie infondate ed errate, che distorcono la realtà dei fatti. Informazioni, artatamente messe in circolo da qualche politico locale o da qualche tecnico, che si nascondono dietro la penna dei giornalisti per provare, invano, a colpire questa amministrazione con mezzucci di bassa lega, senza metterci la faccia. A differenza loro, questa maggioranza ha precisa contezza degli iter amministrativi che segue (a differenza dei mandanti di queste fake news); per tanto, è necessario informare i cittadini correttamente sulla situazione relativa al finanziamento.

Riavvolgendo il nastro, l’amministrazione di Carinaro, avendo presentato un progetto al Ministero dell’Interno per risolvere il dissesto idrogeologico di via Piave, ha ottenuto € 1.250.000,00 con decreto del 23/02/2021 dello stesso Ministero; nel decreto viene riportato il comma 143 lett. C dell’art. 1 della legge 145/2018 (legge che ha finanziato tali opere)che stabiliva i termini per “l’affidamento dei lavori” in 15 mesi dalla data del decreto pubblicato in Gazzetta, ovvero il 23/05/2022; lo stesso decreto stabiliva che il “Termine individuato per l’avvio della procedura viene individuato  con la data di pubblicazione del bando (non è il nostro caso ) oppure dalla data di inizio della procedura negoziata, così come riportato nell’identificativo di Gara (CIG) e così come indicato dalla delibera Anac n° 1 del 11/01/2017. Successivamente  con D.L. 228/21 art 1 bis, tale scadenza veniva prorogata di 3 mesi; questo significa che l’amministrazione poteva affidare i lavori entro il 23/08/2022. I lavori sono stati affidati con  procedura negoziata telematica l’ 11/08/2022. Di quale ritardo, quindi, siamo accusati, avendo pienamente rispettato i tempi? Inoltre, se di ritardo si dovesse parlare, non andrebbe di certo imputato all’ingegnere attuale, che ha preso servizio il 1 agosto 2022 in qualità di responsabile dell’area dei Lavori Pubblici.

In merito, poi, alla procedura adottata per il finanziamento ottenuto ( inizialmente erano risorse del Ministero dell’Interno, solo dopo inserite nei fondi PNRR) chi ha fornito le informazioni all’organo di stampa, ha voluto far emergere che l’amministrazione non avrebbe ottemperato a quanto indicato dalla legge 50/2016 del Codice degli appalti. In pratica non avremmo affidato i lavori per la gara in oggetto  utilizzando una Stazione Appaltante Unica (SUA) oppure una Centrale di Committenza (CUC) ai sensi dell’art.36-37 e 157 del decreto legislativo  50/2016. Va chiarito che, come indicato dalla DL 77/2021 art 51 le Stazioni Appaltanti – (e il comune di Carinaro è una stazione appaltante) – possono procedere all’affidamento delle attività di affidamento di lavori con procedure ordinari.  Inoltre il DL77/21 congela la procedura del codice degli appalti (50/2016) fino al 30/06/23. Anzi,  alla lettera B dello stesso comma viene specificato che può essere usata una Procedura Negoziata senza Bando con la consultazione di almeno 5 operatori, ma in questo caso ne sono stati consultati addirittura 15 , 3 per ogni provincia della regione Campania, a cui è stato richiesto il doppio dei requisiti di norma per poter partecipare a tale gara, per avere maggiore affidabilità nell’esecuzione dei lavori. Quindi, dove sarebbe l’errore che ci viene imputato?

Alcuni chiarimenti vanno poi fatti anche  in merito alla scelta dell’ingegnere indicato nella progettazione dell’appalto in oggetto. Questa amministrazione, all’indomani dell’ottenimento dei fondi per il dissesto idrogeologico, si rivolse all’Ordine degli Ingegneri di Caserta, al quale fu chiesto di individuare con procedura aperta la disponibilità e i requisiti necessari ad un eventuale affidamento della progettazione per dissesto idrogeologico ai loro iscritti; ci fu inviato dopo un paio di mesi una lista con 7 potenziali candidati all’ottenimento dell’incarico di progettazione; il responsabile dell’ufficio Tecnico (del 2021) scelse l’ingegnere che oggi ha concluso la progettazione valutando i curricula dei 7 candidati e le potenziali collaborazioni che gli stessi candidati avrebbero potuto coinvolgere nella redazione del progetto (l’ingegnere incaricato ha avuto la collaborazione di 2 professori universitari della Vanvitelli titolari di cattedra di ingegneria  Idraulica. Va poi sottolineato che il tempo impiegato per la progettazione esecutiva è stato reso più lungo da diversi fattori: Pandemia, Complessità dell’opera, Verifiche preliminari sull’Alveo, Trasferimento dei fondi da ministeriali in fondi del Pnrr (ci sono procedure diverse da seguire) e per ultimo l’aggiornamento del prezzario dei lavori pubblici della Regione Campania intervenuto nel Giugno 2022 che ha implicato il ricalcolo dell’intero progetto con le stesse cifre già assegnate. Infine, le notizie infondate parlano di 66 errori evidenziati dalla ditta incaricata per la verifica del progetto. Altro errore: si tratta di 66 “osservazioni”, indicazioni della ditta verificatrice. Infatti il progetto è stato ripresentato dall’incaricato ingegnere dopo solo pochi giorni dalle segnalazioni e approvato dalla suddetta società di verifica (tutto ciò è facilmente riscontrabile dal protocollo).

Archiviata la parte tecnica, è giusto fare alcune precisazioni dal punto di vista politico. A chi ha messo artatamente in giro notizie false, infondate, pretestuose, al politico o al tecnico che hanno provato a colpire inutilmente questa maggioranza: la Pubblica amministrazione non fa per voi. E questa non è una sentenza, ma una semplice constatazione alla luce delle tantissime sciocchezze diramate. Visto che vi sta così a cuore il bene di Carinaro e l’allagamento di Via Piave, all’indomani dell’inizio dei lavori , vi aspettiamo al cantiere,  ma come operai”.