OMICIDIO COMPAGNONE. Il perito della difesa: “colpo accidentale”, ma il pm contesta la dinamica
2 Ottobre 2025 - 17:28

Il procedimento contro Ciprian Vicol era partito come omicidio colposo, poi riqualificato in volontario dopo l’intervento della Cassazione
RIARDO/TEANO – Tra i banchi della Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere, presieduta da Marcella Suma con a latere Maria Compagnone, si torna a palare dell’omicidio di Francesca Compagnone, la 28enne di Teano uccisa nell’ottobre di tre anni fa all’interno della sua abitazione a Riardo. La giovane fu ferita mortalmente da un colpo di pistola. A sparare, un suo amico, Vicol Ciprian, 26enne di origini moldave e attualmente imputato per omicidio volontario aggravato.
Maurizio Cusimano, antropologo forense esperto in balistica, è il consulente che la difesa di Ciprian ha nominato in vista del dibattimento odierno, nel tentativo di fornire una nuova lettura della dinamica dello sparo.
Per l’esperto, Vicol Ciprian non avrebbe sparato a ridosso della porta di ingresso, ma avrebbe dato le spalle alla porta d’entrata, posizionandosi al centro del lato destro del letto. Una ricostruzione che il consulente ha giustificato in base al rinvenimento del bossolo e alle tracce ematiche presenti sul muro.
Il perito ha inoltre sostenuto che il colpo sarebbe partito dal basso verso l’alto. Questo, stando a Cusimano, spiegherebbe l’assenza di macchie di sangue sul lampadario in tessuto. A supporto della sua tesi, Cusimano ha anche spiegato che data la particolare ergonomia dell’arma del delitto, un fucile Benelli M1 S90, un’esplosione accidentale sarebbe da prendere in considerazione in caso di impugnatura debole.
Le parole dell’esperto sono state però contestate dal pm Nicola Carmelingo, che in aula ha mostrato dei video sperimentali che dimostrerebbero come, qualora ci fosse stata con una presa troppo debole dell’arma, il bossolo non sarebbe stato espulso. Pertanto, il pubblico ministero Carmelingo, continua a sostenere la tesi dell’omicidio volontario. Inquadratura che, del resto, era stata confermata anche in Cassazione.
La sera dell’omicidio, Francesca e Vicol erano rientrati nella villetta dopo aver trascorso del tempo insieme. In camera, erano presenti tre fucili regolarmente detenuti dal padre della ragazza. Uno di questi esplose il colpo fatale al volto della giovane. Il processo riprenderà a fine ottobre con il controesame del perito della difesa. In aula presenti i familiari della vittima con gli avvocati Vincenzo Cortellessa e Leopoldo Zanni, mentre Vicol è difeso dall’avvocato Ferdinando Trasacco.