CASERTA. Ops, la direttrice grillina della Reggia consegna un affidamento diretto a un’agenzia di comunicazione dello stesso luogo in cui vive il ministro che l’ha nominata

22 Aprile 2020 - 16:17

CASERTA (G.G.) – Vabbè, ma fatela scrivere agli altri questa notizia. Pensavamo di aver allontanato la minaccia di doverci occupare del lancio del nuovo logo della Reggia di Caserta.

Poi, chi ci conosce abbastanza bene, ci ha ingolositi, usando una formula magica che ancora oggi, nonostante le cotte e le crude che abbiamo visto nella nostra vita, ci emoziona e ci agita ancora: “Affidamento sotto soglia”.

Ok, ci arrendiamo. Ci tocca.

Ci mancava solo questa direttrice, venuta dalle Marche, per contaminarsi immediatamente dell’aria casertana, appropriandosi di uno strumento che è largamente il più odioso in quanto fornisce, a chi ha la potestà di usarlo, il potere assolutamente discrezionale di chiamare chi gli apre per compiere un lavoro o erogare un servizio quando questo lavoro o questo servizio hanno un costo inferiore, anche di un solo centesimo, alla cifra di 40mila euro.

Eh già, stavamo proprio scarsi a Caserta, che ospita una vera e propria università di queste papocchie. L’unico motivo che, a nostro avviso, può giustificare un affidamento brevi manu, riguarda una somma urgenza.

Ma una urgenza vera, che metta in pericolo l’incolumità delle persone, la staticità di un bene architettonico.

Invece la Tiziana Maffei direttrice della Reggia di Caserta, nuova entrata nell’affollato clan degli affidatori sotto soglia, ha utilizzato questo strumento indovinate per che cosa?

Per ideare il nuovo logo della Reggia Vanvitelliana come se si trattasse di una questione tanto urgente da impedire una procedura più seria, più credibile e più utile.

Finanche Felicori, se non ricordiamo male, o forse la David, attivò un concorso di idee per costruire una cosa simile qualche anno fa.

Finita la premessa, cominciamo a parlare il “grillese” stretto.

Alberto Bonisoli, oltre ad essere un esponente di punta del Movimento Cinque Stelle, quello che avrebbe debellato l’Italia dei ladri, che avrebbe fatto arrestare tutti i corrotti, che avrebbe sradicato la mentalità clientelare da ogni singolo ingranaggio della pubblica amministrazione, è anche – e lo è stato pure durante il governo giallo-verde – ministro dei Beni Culturali.

In questo periodo, tra le speranze ingenue e vane di Casertace, che ha pienamente appoggiato quella fase, ha nominato Tiziana Maffei direttrice della Reggia di Caserta.

Se stessimo parlando la lingua che amiamo parlare, cioè il “liberalese”, pur riportando la notizia, aggiungeremmo, senza se e senza ma, che questa non avrebbe, fino a prova contraria, nessuna connessione di causa ed effetto con i personaggi che nella stessa sono attori.

Ma siccome dobbiamo parlare il grillese, cioè la lingua dell’ex ministro Bonisoli, quella lingua che abbiamo imparato da lui, Beppe Grillo e dagli altri esponenti del Movimento, vi diciamo che giuridicamente non rappresenta per noi una semplice coincidenza il fatto che i 37mila euro, erogati per disegnare due lettere (ma si sa, l’arte non ha prezzo), sono stati dati con affidamento diretto, per decisione monocratica della direttrice maffei, alla “Sigla Comunicazione”, agenzia con sede a Mantova, lo stesso posto in cui è vissuto Bonisoli, che nacque il 26 dicembre del ’61 nella ridente località di Castel D’Ario.

Tutto ciò sarebbe già sufficiente per chiedere alla direttrice grillina della Reggia di revocare immediatamente l’affidamento.

Ma non si può fare, perché questo logo – molto somigliante, ma per mera coincidenza, al brand stramilionario di Roger Federer – già impazza in ogni dove.

Ma con tutti i problemi che ha la Reggia di Caserta, la Maffei ritiene che l’unico elemento che in questo momento storico non manca, cioè il gradi di riconoscibilità, sia un fatto tanto prioritario da giustificare una spesa del genere?

Ammesso e non concesso che questo stemma, vogliamo usare una parola antica, si dimostri valido e utile, sarebbe comunque un vestito elegante, piacevole da ammirare, indossato però da un corpo che non passa sotto a una doccia da cinque o sei anni.

Stavamo scarsi a Caserta, ci mancava pure la Maffei.