ORDINE DEGLI ARCHITETTI. Ferragosto di fuoco e a settembre sarà anche peggio. 11 consiglieri su 15 ancor più determinati a sfiduciare la presidente

8 Agosto 2019 - 12:30

CASERTA (Pasquale Manzo)Casertace.net sta seguendo da tempo e da vicino la crisi gestionale che l’ordine degli architetti di Caserta sta vivendo negli ultimi mesi, nella convinzione che il ruolo di tali figure professionali, più di altre, sia cruciale per una moderna pianificazione territoriale, razionale e sostenibile. Specie ora che, proprio dal suo interno, è maturato un nuovo paradigma edificatorio, informato ai criteri della rigenerazione urbana ed al consumo zero del territorio, dopo che in intere regioni del Paese è stato praticato, per ragioni complesse e responsabilità molteplici, il sacco edilizio più aperto.

Riassumendo brevemente a che punto sono giunte le cose, ricordiamo che la presidente del sodalizio Rossella Bicco, eletto dal consiglio dell’ordine eletto per il quadriennio 2017-2021, ne veniva destituita lo scorso marzo per la sfiducia espressa nei suoi confronti da 11 dei 15 consiglieri che compongono l’organismo statutario.

Nell’immagine di repertorio dello scorso luglio, l’architetto Cecoro, nella veste di presidente pro-temore, interviene all’assemblea degli iscritti in occasione dell’approvazione dei bilanci sociali.

La Bicco, contro la rimozione, presentava ricorso al Tar Campania, il quale la reintegrava nella carica rilevando la irregolarità formale della procedura seguita dal consiglio. In particolare, secondo i giudici, l’argomento dell’esonero della presidente avrebbe dovuto essere posto esplicitamente all’ordine del giorno dei lavori consiliari e non fatto rientrare, come era avvenuto, tra gli argomenti aggiunti, come pure i consiglieri dissenzienti ritenevano di avere facoltà di fare a mente del regolamento interno, il quale prevede (art.16, n.3) che “…l’ordine

del giorno può essere integrato, per motivate ragioni, all’inizio della seduta previo parere favorevole della maggioranza del consiglio”. C’è da dire che l’iniziativa dei consiglieri dissidenti sarebbe stata assunta in tale forma in quanto, come si è potuto leggere da uno dei tre comunicati stampa da essi finora diramati, la presidente Bicco, benché più volte richiesta e persino diffidata formalmente a provvedere, avrebbe sempre rifiutato di inserire negli ordini del giorno del consiglio l’argomento del suo avvicendamento, per quanto la chiara lettera del regolamento del consiglio preveda che “…Due consiglieri possono chiedere l’iscrizione di un argomento all’ordine del giorno della prima seduta utile “, sedute che hanno cadenze quindicinale. Ed a maggior ragione, ci pare, quando i consiglieri richiedenti siano ben 11.

La presidente, per opporsi a tale richiesta, che – come ben si capisce – equivaleva alla sua sconfessione, pare abbia sempre eccepito che in occasione di un precedente deliberato del consiglio, per esigenze di fluidità dei lavori consiliari si fosse stabilito che l’assorbente tema del mutamento delle cariche elettive non dovesse più essere posto in discussione, salvo il caso delle dimissioni volontarie. Previsione, questa, assolutamente incongrua, non potendo derogare alle norme di regolamento ricordate, di gerarchia giuridica superiore. Oltre a produrre l’effetto dell’inamovibilità di fatto, sino al termine della consiliatura, assicurata alla presidente pro-tempore Rossella Bicco (creando un modello istituzionale in pratica unico al mondo, visto che anche il presidente degli Stati Uniti può essere destituito al termine di una procedura che parte dall’impeachment), va precisato che il presidente dell’ordine degli architetti viene eletto e avvicendato, per statuto, a maggioranza tra i componenti dei consiglieri assegnati alla sede provinciale, che per quella di Caserta sono 15, come si accennava.

Poiché la sentenza resa dal Tar, come usa dirsi nell’idioletto giuridico, fa stato, al momento la presidente Bicco è stata reintegrata giudizialmente, in conseguenza del vizio formale riscontrato, nel suo ruolo e l’architetto Raffaele Cecoro, che era stato nominato al suo posto, è stato restituito allo stato di consigliere.

Non rassegnato, tuttavia, poiché lui e gli altri consiglieri dissidenti hanno intenzione di continuare la battaglia. E determinati ad introdurre quanto prima, all’esito di ulteriori approfondimenti legali dettati dalla sentenza del giudice amministrativo, la questione della presidenza. E già per ieri avevano chiesto alla presidente la convocazione del consiglio per la discussione sulle conseguenze legali e la ratifica delle delibere adottate in questa fase di transizione. Richiesta che, per ragioni che al momento si sconoscono, ci risulta sia rimasta lettera morta e che ribadisce la linea della fuga dal confronto democratico adottato dalla Bicco.

Questi i fatti, sia pure nei limiti della necessaria sintesi.

Come sempre, noi non ci tiriamo indietro dall’esprimere la nostra opinione sulla vicenda, rispetto alla quale siamo disponibili ad aprire un confronto anche con la presidente Bicco.

La sensazione che si ha è che quest’ultima dilati il significato della sentenza del Tar, organismo giurisdizionale che nelle prime fasi procedurali non entra nel merito, ma produce decisioni, monocratiche o collegiali, riguardanti la esecutività dell’atto impugnato. In poche parole il Tar non dice che la presidente Bicco abbia ragione rispetto ai problemi interni dell’Ordine degli Architetti, che le hanno consegnato un ruolo di presidente in netta minoranza, ma ritiene errata la procedura adottata dai dissenzienti per sfiduciarla.

Però, si sa come vanno queste cose. Come si suol dire, si tira l’acqua al proprio mulino e la presidente Bicco non è la prima e non sarà l’ultima a tirare “per la toga” i giudici di un Tar o di un Consiglio di Stato.

La presidente Bicco non potrà non affrontare il problema “politico”, cioè la presa d’atto dei rapporti di forza. Almeno non potrà non farlo in tempi limitati.

Ma questa non è la sola accusa, anche se è la più rilevante, che viene mossa alla presidente. I contestatori continuano a ribadire le loro critiche: parlano di stile vanaglorioso, di propensione alle dichiarazioni fantasiose e persino di spese non proprio ortodosse.

Sembra insufficiente l’accentuazione continua, di tipo metooista, della sua carta d’identità (…la più giovane presidente d’Italia). Se è vero, infatti, che è auspicabile un impegno diretto dei giovani nelle istituzioni, è anche vero che i numeri dell’anagrafe non sono necessariamente una garanzia di efficienza.

La Bicco, all’indomani della sentenza del Tar, indiceva una conferenza stampa, che, a parte il fatto di non essere molto partecipata da parte degli architetti, veniva moderata dal presidente dell’ordine dei giornalisti della Campania Ottavio Lucarelli. 

Nella foto, la presidente Bicco con il giornalista Lucarelli.

Su questo abbiamo ricevuto le proteste del consigliere dissenziente architetto Giancarlo Pignataro, a sua volta giornalista, che pubblichiamo in calce.

Dispiaciuto Giancarlo Pignataro – figura autorevole dell’Ordine degli Architetti, per anni presidente di Italia Nostra, oggi tra i contestatori dell’attuale guida dell’Ordine stesso – per la presenza di Ottavio Lucarelli, giornalista di La Repubblica e presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, il quale, secondo quello che scrive Pignataro in un post pubblicato sul suo profilo Facebook avrebbe partecipato alla conferenza stampa della Bicco mostrandosi anche parziale in appoggio alle sue tesi.

L’amarezza di Pignataro si lega anche alla memoria di suo padre, che ricorda così: Mio padre (partigiano, sindacalista e premiato nel 2011 quale decano all’ordine giornalisti di Caserta da Carmen Lasorella e da Lucarelli stesso) si starà rivoltando nella tomba”.