OSPEDALE DI CASERTA. Caos intorno all’assistenza ai pazienti con trapianto di fegato
3 Novembre 2019 - 16:49
CASERTA (pasman) – L’ospedale “S. Sebastiano e Sant’Anna” di Caserta è da sempre la sentina del peggio sanitario. Annovera tale un repertorio di inefficienze, di disservizi e persino di inumanità verso i pazienti, che si sarebbe tentati finanche di non darne più notizia per non ripetere inascoltati sempre le stesse cose. Del pronto soccorso, in particolare, si raccontano cose turche, di attese spropositate a cui sono costretti gli ammalati e di una perenne e cronica carenza di personale, senza che nessuno degli strateghi della sedicente direzione strategica ospedaliera si periti, ad esempio, attraverso una compensazione anche temporanea di personale tra i reparti, a potenziare quel settore prioritario dell’urgenza. Ma vanno compresi, perché si solleverebbe un vespaio, mentre – lo sappiamo, siamo uomini di mondo – è molto meglio, per quieto vivere ed a maggior ragione in un sistema in cui nessuno risponde a nessuno, lasciar fare un poco ad ognuno il proprio comodo. E, secondo la celebre massima donabondiana, il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare.
A questo si aggiunge, per completare il quadro, che, tradizionalmente, i sindaci del capoluogo, benché autorità sanitarie cittadine appieno, non si sono mai impicciati di queste faccende dell’ospedale, nella logica della non interferenza con i diversi livelli politico-amministrativi locali, specie quando sanitari, concepiti come feudi di ciascun partito. Con il paradosso che, invece, in una materia molto più estranea loro rispetto alla salute pubblica, quella della pubblica sicurezza, di cui per giunta non sono che parte secondaria del sistema dell’ordine pubblico, non hanno mancato di rivendicare, chi più chi meno, maggiori competenze. Quanto agli altri esponenti politici e partitici, di qualsiasi altro livello, l’assenza più totale, quasi una latitanza.
Si deve, allora, cedere alla tentazione, come dicevamo, di lasciar perdere ? Si potrebbe, ma il modo non ci appartiene e si finirebbe per fare il gioco delle camarille politiche e sindacali che in tale marasma ci sguazzano.
E dunque, eccoci a noi. Ricorderanno i lettori la denuncia del nostro giornale del fatto che lo scorso agosto (LEGGI QUI), incredibilmente, i trapiantati ed i trapiantandi di fegato nonché gli affetti da patologie epatiche dell’ospedale casertano si erano ritrovati, dall’oggi al domani, privi di una effettiva assistenza, per un inammissibile quanto grossolano errore amministrativo, frutto di una chiara e chissà quanto incolpevole imprevidenza. E va qui ricordato che il numero di essi sfiora i 1500.
Era accaduto che il primario, il dr. Guido Piai, ed il suo aiuto, la dr.ssa Giovanna Valente, che avevano in cura i pazienti, cessassero dal servizio – l’uno per il collocamento in pensione e l’altra per scadenza del suo incarico a termine – senza essere avvicendati. Va da sé che, per un elementare criterio di continuità sanitaria, si sarebbe dovuto sostituirli tempestivamente, anche perché era più che risaputo quando sarebbero andati via lasciando i propri incarichi. E senza considerare che Piai – appena un mese prima e nell’ottica di realizzare un’assistenza medica di avanguardia, certamente alla portata delle sue elevate competenze – aveva finalmente ottenuto l’approvazione aziendale di un progetto per la realizzazione di una nuova area funzionale integrata per il trattamento di epatopatie e renopatie, della quale si era reso fautore attraverso i reparti ospedalieri di elezione.
Ma niente. Ci sono voluti mesi perché si uscisse dall’inammissibile impasse e solo grazie alle sacrosante proteste ed alle decise pressioni esercitate dall’AITF casertana (l’associazione italiana trapiantati di fegato, ente di volontariato, che a buona ragione ne ha fatto un caso mediatico, constatata la refrattarietà incomprensibile dei vertici aziendali) verso l’attuale commissario straordinario dell’azienda ospedaliera.
Ora, come argomentavamo in apertura, questo non sarebbe che l’ennesimo episodio di un ospedale malmesso.
Ma la vicenda trascende il grave fatto in sé, perché mostra tangibilmente come, in un ambito in cui dovrebbe valere la sola capacità professionale, il merito possa essere pacificamente ed in modo aberrante calpestato, per essere sottomesso ai criteri dell’appartenenza politica, alle lobby, alle cordate di interessi. Perché è proprio lì la questione dell’arretratezza della nostra medicina pubblica ed ogni azione di rifondazione della sanità casertana come di quella campana e meridionale non può iniziare che da questa tara.
Il seguito, nella seconda parte di questa analisi.