Per la morte di Lorenzo Borrelli, ascoltati i suoi colleghi di lavoro

18 Maggio 2018 - 18:35

PIGNATARO – Nell’ultima udienza del processo sulla morte di Lorenzo Borrelli, l’operaio rimasto schiacciato da una pressa all’interno della Reiter di Pignataro Maggiore, sono stati ascoltati numerosi testi della difesa.

E’ stata ascoltato l’addetto alla manutenzione, elettricista interno all’azienda, il quale era intervenuto nel momento dell’incidente, quando aveva visto che il macchinario Pk dove si trovava Borrelli, era fermo, posizionato sulla pedana. Il manipolatore scendeva su quest’ultimo, prendeva il foglio di materiale bituminoso e lo portava alla lavorazione ma quel giorno rimase fermo per cui Leone andò a vedere cosa stesse accadendo, dato che l’altro operaio era in attesa del foglio che non arrivava e gli aveva riferito che era proprio Borrelli, che si stava occupando del posizionamento dei citati fogli. Leone vide il corpo dell’operaio sotto il manutentore, avevano dovuto sbloccare l’apparecchio e sottoporlo al reset per consentire di liberare il cadavere del povero Borrelli.

Sono stati ascoltati anche diversi operai, i quali hanno ammesso che il macchinario Pk aveva dei problemi di funzionamento, in pratica non riusciva a prendere correttamente  i fogli di materiale bituminoso, e ciò comportava un rallentamento della produzione e costringeva i lavoratori a posizionare dei bastoncini di legno sotto i fogli. Ma per fare questa operazione in sicurezza bisognava bloccare la macchina, e se si bloccava si perdeva tempo e non si raggiungevano i risultati di produzione.

Ancora, ha parlato il manutentore esterno ed ha riferito che per tre o quattro volte a settimana veniva convocato perchè le ventose del citato macchinario effettivamente non riuscivano ad aderire ai fogli di materiale bituminoso.

Ascoltati, infine anche altri 3 operai, i quali hanno confermato che erano costretti a chiamare gli addetti alla manutenzione e per far fronte in qualche modo al problema del macchinario Pk avevano deciso di usare un escamotage: ogni 10 fogli di materiale bituminoso, avrebbero posizionato dei bastoncini di legno. Insomma, andavano ad eseguire un’operazione a macchinario in funzione, intervento che non era previsto perchè la macchina doveva operare da sola.

Alla sbarra, in questo procedimento, ci sono Andreas Becker, Piero Faccioli, Alfredo Ruggero, Claudio Insero, Maurizio Esposito, Giuseppe Merola, Giuseppe Laudisa e Raffaele Terracciano.

Al processo si sono costituiti parte civile i familiari di Lorenzo con l’avvocato Carlo De Stavola.