PICCOLA (E INUTILE) INCHIESTA. Consorzio di bonifica da mille e una notte. Marco Antonio Abbate e Lucia Pignata prendono soldi tre volte. LEGGETE BENE!
29 Marzo 2019 - 08:11
CASERTA (g.g.) – L’avvocato Marco Antonio Abbate, direttore generale del Consorzio di Bonifica del Basso Volturno e, come tale, gratificato da uno stipendio non inferiore ai 5mila euro al mese (netti), ha ispirato, il giorno 26 novembre 2018, una delibera firmata dal commissario Carlo Maisto, nominato in pratica dal consigliere regionale del Pd Stefano Graziano.
Ora, per capire la forma mentis di questo manager di Frignano, anche lui da 5mila euro al mese, ci diamo una martellata sui polpastrelli ma vi invitiamo a CLICCARE QUI PER VEDERE E ASCOLTARE UNO DEI VIDEO PIÙ ESILARANTI PUBBLICATI DA QUESTO GIORNALE, intitolato “La mano lunga della Regione Campania”.
Se entriamo troppo nei dettagli l’articolo diventa lunghissimo, anche al di là del decente. Diciamo che Marco Antonio Abbate ispira l’atto così declinato in oggetto: “Ufficio Legale Interno: approvazione nuovo schema regolamento“. Il cittadino, il consorziato che tira fuori i quattrini per pagare i servizi (o pseudo tali) garantiti dal Consorzio, più di questo non può sapere perché nell’Albo Online non si trova altro, in questo schifo d’Italia in cui tanto si parla di trasparenza, senza mai produrre fatti tangibili, si permette ormai a tutti, in nome di una sfuggevole ed evanescente privacy, di nascondere gli atti amministrativi che producono spesa pubblica.
MARCO ANTONIO ABBATE, UN ESEGETA CHE INVENTA DIRITTO – Ci siamo impegnati e trovando il testo della delibera siamo in grado di dirvi che Marco Antonio Abbate è riuscito nella prodezza di ispirare il nuovo regolamento collegandolo ad una legge dello Stato, precisamente la n°114 dell’11 agosto 2014 che convertiva con modificazioni il decreto legge n°90 del 14 giugno 2014, salvo non rispettare un solo comma, neanche per sbaglio, di quell’articolo 9 che rappresenta la fonte ispiratrice dell’atto firmato dal prode Maisto. Ci piacerebbe sapere se quest’articolo e questa legge li ha letti per davvero.
Il nostro lavoro potrebbe finire qui perché, con una botta di orribile e detestabile burocratese, vi diciamo che il combinato disposto (anzi, indisposto) del comma 1 e del comma 8 dell’articolo 9 contiene, una volta arrivati alla statuetta più piccola della matriosca, un’indicazione che smonta di per sé il regolamento ispirato da Abbate. Però vogliamo leggermente allungare l’agonia e vi diciamo che il nuovo regolamento prevede, manco a dirlo, proprio all’articolo 9, che agli avvocati interni, cioè a Marco Antonio Abbate (in versione dr. Jekyll e mr. Hyde, visto che è dg ed avvocato) e alla signora Lucia Pignata, cognata di un altro mito del Consorzio, l’ingegnere Camillo Mastracchio, “sono corrisposti gli onorari professionali di avvocato, dovuti (sic!) per l’esercizio della loro attività professionale in caso di sentenze favorevoli all’ente, passate in giudicato.” Giusto per spiegarsi bene, perché quando bisogna trattare di soldi, “gli onorari si aggiungono alla retribuzione dovuta“.
Insomma, no limits: altri soldi, oltre all’inviolabile, intonso stipendio di direttore generale. Dunque, in caso di esito favorevole ecc…
Andiamo alla legge, al comma 3 dell’articolo 9 (114/2014): “nell’ipotesi di sentenza favorevole, con recupero di spese legali a carico della controparte, le somme recuperate sono ripartite tra gli avvocati dipendenti“. Aggiungiamo noi, non tutte le somme, se è vero come è vero che lo stesso comma fa riferimento esplicito anche alla destinazione di “una parte rimanente“. Dunque, la legge stabilisce con esattezza il caso in cui devono essere ripartiti i soldi. Non basta una sentenza favorevole, come l’ottimo Marco Antonio fa scrivere nel nuovo regolamento, occorre che un giudice aggiunga come elemento accessorio della condanna il pagamento delle spese.
MARCO ANTONIO E LUCIA, CHE FILOTTO. LAVATURA, STIRATURA E… – Solo nel caso, cioè, di una compensazione integrale delle stesse, il giudice non condanna il soccombente al loro pagamento. Agli avvocati sono corrisposti gli onorari professionali. Proprio quelli che Marco Antonio Abbate ha previsto, per se stesso e la Pignata, a prescindere, senza i discrimini e le modalità previste dalla legge e che sono segnalati nel comma 7 dell’articolo 9 sempre della 114. I due, proprio per questa particolare stesura del regolamento, in caso di condanna alle spese a carico del soccombente, continueranno a prendere il loro stipendio da direttore e funzionario, incamereranno i soldi della parcella da consulenti esterni e metteranno le mani anche in caso in cui il giudice lo preveda, sulle spese legali eventualmente liquidate.