Pignetti e Graziano sconfitti su tutta la linea: Anthony Acconcia reintegrato nella carica di direttore generale dalla Corte d’Appello
15 Luglio 2025 - 16:13

Licenziamento illegittimo. Ora prima di tutto dovranno pagargli 7 anni e mezzo di stipendi non percepiti e tutti i contributi maturati. In più l’Asi è stata condannata a pagare tutte le spese di giudizio. Il tempo è galantuomo e vedrete quante ne verranno fuori , Purtroppo, a combattere con le nostre pistole ad acqua contro i cannoni della Pignetti che ha speso 100mila euro di soldi pubblici per farci causa siamo stati solamente noi di CasertaCe ed Acconcia
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CASERTA – La Corte di Appello di Napoli ha condannato il Consorzio per l’Area di Sviluppo Industriale della Provincia di Caserta, confermando il licenziamento illegittimo dell’allora direttore generale Anthony Acconcia, “alla reintegra” del medesimo dirigente apicale “nel posto di lavoro già occupato al momento del licenziamento del 17dicembre 2018, nonché al risarcimento del danno in misura pari ad un’indennità commisurata alla retribuzione globale di fatto goduta dall’Acconcia al momento del licenziamento, dal recesso e sino a quello all’effettiva reintegra”.
Inoltre, i giudici di Appello hanno condannato “il Consorzio per l’Area di Sviluppo Industriale della Provincia di Caserta al versamento dei contributi assistenziali e previdenziali dal momento del licenziamento fino all’effettiva reintegrazione” e “al pagamento delle spese di lite di tutti i gradi del giudizio”. Per Acconcia si tratta di “una sentenza che ribadisce con definitiva chiarezza la natura irregolarmente arbitraria e immotivata del licenziamento subito. Spero – ha aggiunto il manager – che la responsabilità del danno economico arrecato vada individuata fino in fondo dalle magistrature competenti. Per quanto mi riguarda, si chiude un capitolo tenebroso della mia vita professionale e privata, con profondi segni di sofferenza che continuano a sopravvivere dentro di me. Ma per l’esito favorevole di questo contenzioso non posso che ringraziare il mio collegio difensivo, composto dal professor Emilio
Fin qui la nota informativa contente anche le sue accorate dichiarazioni, diramata da Anthony Acconcia manager di primo piano al punto che il governatore De Luca vi ha affidato, qualche anno fa, il difficile risanamento dell’azienda dei trasporti Air che Acconcia ha portato avanti raccogliendo più consensi che dissensi anche da parte degli avversari politici di De Luca
Non vogliamo inserire in questa nostra breve valutazioni troppi commenti personali del nostro percorso di sofferenza portato avanti, ma qualcosa è doveroso ribadire, nel rispetto di un percorso che, com’è successo per Acconcia è stato fondato sulla stessa fede nella giustizia e nell’equità, nella testimonianza di fatti resi evidenti dalla presenza di atti amministrativi e continuamente negati e fatti segno, colpiti e travolti da contumelie e insulti, ad opera della presidente Raffaela Pignetti che insieme al suo storico suggeritore, Stefano Graziano, è stata l’autrice materiale e morale del licenziamento di Anthony Acconcia, reo solamente di contrastare manovre di potestà che riteneva irregolari quanto non addirittura illegali soprattutto per quel che riguarda la miriade di concessioni garantite a un solo imprenditore che ha trasformato l’area di sviluppo industriale in un’area di sviluppo immobiliare.
Ma noi abbiamo perseverato non calando mai la testa, superando difficoltà che nessuno mai avrebbe superato, forti della nostra origine montanara dove i somari sono animali nobilissimi, irriducibili nella loro testa dura, replicando punto su punto non arretrando di un centimetro davanti agli occhi spiritati della signora Pignetti, spiegando mille volte ai nostri lettori che l’unica sentenza, pronunciata in sede civile e quindi esecutiva com’è esecutiva oggi quella che riconosce il proprio diritto ad Acconcia, che ci ha condannati è scaturita solo e solamente, come si può ben verificare, da un impedimento materiale, di salute che non ci ha permesso di leggere, anzi di venire materialmente in possesso della citazione in giudizio fattaci dall’Asi con la conseguenza, ripetiamo verificabile di non esserci costituiti e di vederci, ovviamente, condannati in contumacia.
Il resto sono archiviazioni, assoluzioni e un paio di multe che abbiamo prontamente impugnato in Corte d’Appello. Una montagna di incarichi legali per una cifra probabilmente non lontana dai 100mila euro complessivi che la presidente Pignetti, con la complicità dei suoi fedelissimi del comitato direttivo Gianni Comunale, messo li da Carlo Marino, di Nicola Tamburrino messo li da Stefano Graziano, di Alessandro Rizzieri messo li da Giovanni Zannini, ha letteralmente scippato dalle casse pubbliche andando poi a dire quello che non abbiamo mai sostenuto, in quanto CasertaCe e il sottoscritto, ritengono quello della querela un diritto indiscutibile, sacrosanto, di ogni cittadini che però va finanziato con i soldi del proprio portafoglio e non come ha fatto la Pignetti nei nostri confronti prelevando risorse pubbliche
In questo caso la Corte d’Appello ha stabilito che tutte le spese di giudizio dovranno essere versate dall’Asi e questo comporterà un ulteriore danno economico frutto della dissennata gestione targata Graziano-Pignetti.
Ora, Acconcia avrà 30giorni per riflettere. Potrà ritornare nel pieno esercizio della sua funzione di direttore generale dell’Asi di Caserta o potrebbe rinunciarvi, in cambio di ulteriori riconoscimenti economici per rimanere all’Air. Stando alle prime impressioni da noi tratte parlando brevemente con lui ci sembra più probabile un ritorno in Asi da direttore generale. E comunque, se non dovesse essere così, ciò avverrà previo versamento di ulteriori cifre di danaro di liquidazione e non solo. Sicuri invece stando alla lettera della sentenza sono i soldi che l’Asi gli dovrà dare a titolo di corresponsione degli emolumenti maturati negli ultimi a7 anni e mezzo ossia dal 17 dicembre 2018 alla data odierna in più dovranno essere versati ad Acconcia tutti i contributi previdenziali relativamente allo stesso periodo. Insomma un salasso
Ma chi se ne frega tanto i soldi mica escono dalle tasche della presidente Pignetti, dei signori Gianni Comunale, Nicola Tamburrino e Alessandro Rizzieri. I 12 anni di quest’ultima presidenza rappresentano secondo noi il segno palmare di una decadenza, morale, materiale, totale della politica casertana. Insieme all’ex consorzio idrico, l’Asi costituisce, sempre a nostro avviso, è un paradigma di una provincia che è riuscita a consumare angherie come nessuna delle altre 109 d’Italia, aggiungiamoci anche le 14 aree metropolitane.