PORTICO DI CASERTA. Si complica la posizione giudiziaria dell’ex sindaco Massaro. Il tribunale del Riesame durissimo: “I gravi indizi di colpevolezza esistono”

8 Giugno 2020 - 15:10

PORTICO DI CASERTA (g.g.) – Abbiamo deciso di occuparci del provvedimento con cui il tribunale del Riesame di Napoli un paio di settimane fa ha rigettato il ricorso, presentato dalla Procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere contro la decisione del Gip dello stesso tribunale che a sua volta aveva respinto la richiesta di applicazione di misure cautelari, in pratica l’arresto, per l’ex sindaco di Portico di Caserta Massaro e per gli altri indagati, in quanto il dispositivo dei giudici della Liberrà contiene una sostanziale novità rispetto all’ordinanza del Gip. Se è vero, infatti, che il Riesame ritiene che non esistano più motivazioni temporali tali da giustificare una custodia cautelare, in considerazione del tempo passato dalla formulazione delle accusa, è anche vero che gli stessi magistrati napoletani affermano cose che potrebbero anche incidere sul processo, che a questo punto si presenta molto più aperto di come poteva sembrare quando leggemmo a suo tempo le motivazioni del Gip di Santa Maria Capua Vetere.

Scrivono i giudici della dodicesima sezione penale del tribunale della Libertà di Napoli, presidente Luigi Esposito e a latere i giudici Marina Cimma e Maria Gabriella Pepe, a pagina 9 del loro provvedimento: “In contrasto con le valutazioni del giudice impugnato, ritiene il collegio che sussistano gravi indizi di colpevolezza ai danni degli indagati (Piccirillo Angelo, Massaro Gerardo, Massaro Pasquale, Adelini Antonio). […]

Trattasi – continua il Riesame – dell’illecito rilascio del permesso a costruire n. 5/15, lavori di ampliamento del fabbricato di proprietà di Massaro“.

Prima ancora, precisamente a pagina 6, i giudici del Riesame avevano scritto: “…ritiene il collegio, questa volta contrariamente a quanto valutato dal Gip, che le palesi e macroscopiche violazioni di legge, accompagnate da strumentali omissioni e false attestazioni in atti pubblici, in uno con l’indubbio vantaggio patrimoniale intenzionalmente procurato al privato imprenditore, proprietario del complesso edilizio in questione, integrino anche il reato di abuso d’ufficio come rubricato al capo D) dell’imputazione provvisoria“.

Parliamoci chiaro, se non fosse passato tempo a sufficienza per rendere non più attuali le esigenze cautelari relativo all’inquinamento delle prove e per la reiterazione del reato, il Riesame avrebbe costituito il provvedimento cautelare dell’arresto. Sarà un processo interessante da seguire.