OSPEDALE CASERTA. De Luca in crisi di nervi ordina a Gubitosa altri posti letto covid. Infermieri e OSS al collasso: sotto organico del 30%

11 Marzo 2021 - 17:50

Mentre all’Asl, vaccinazioni comprese, sono state chiamate scorrendo la graduatorie oltre 300 unità con contratto annuale, il dg del Sant’Anna e San Sebastiano offre sei mesi. Fa un avviso pubblico per 10 posti e ne incassa la miseria di quattro. RISPONDA SOLO AD UNA DOMANDA E LA NOSTRA FACCIA FINIRA’ SOTTO AI PIEDI SUOI

CASERTA (g.g.) – Il governatore Vincenzo De Luca utilizza i 4/5 del suo tempo a mantenere in piedi il sipario del suo show, di cui ha non può più fare a meno da un punto di vista emotivo, psicologico. Questo anno di covid si può suddividere in diverse sezioni. Per semplicità diciamo che ci sono stati dei momenti di grande emergenza ed altri in cui le curve del contagio si sono alleviate. Puntualmente,

quando è arrivata la criticità, in occasione della seconda e poi della terza ondata, la regione Campania, il governatore De Luca si sono fatti trovare impreparati. Perché se uno perde tempo a rilasciare interviste o a vivere come ad un bambino in una pasticceria l’ebrezza dei monologhi senza contraddittorio propinate attraverso i social, vuol dire che quando non è davanti alla telecamera, pensa a quello che ha detto quando c’era, a quello che dovrà dire quando ci andrà e a quello che dicono gli altri su quello che ha detto lui. Nel mentre, il sistema sanitario va letteralmente “a puttane” e, come era stato facile prevedere nella seconda primavera, quando il volume del contagio potenziale, dei fattori determinanti dello stesso si sono perequati tra nord e sud, la Campania si è issata nelle primissime posizioni, con un tasso di positività a due cifre. L’unica cosa che De Luca in questi giorni sa chiedere alle Asl e alle aziende ospedaliera è quella di aumentare i posti letto per malati covid e anche in strutture che devono fronteggiare tutte le altre malattie, visto che queste non sono state sospese in base ad un decreto del presidente del consiglio, o almeno non ci risulta sia accaduto ciò.

Naturalmente, si tratta di latrati scomposti. Perché queste richieste non sono mai precedute da un’analisi sullo stato dell’organizzazione interna delle varie strutture. Naturalmente, quando queste direttive scombiccherate vanno a finire sulla scrivania di un buon uomo qual è indubbiamente il direttore generale dell’azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta, Gaetano Gubitosa, vengono gestite con la competenza, con l’intelligenza organizzativa, con lo spirito battagliero di Gaetano Gubitosa che, ci dispiace dirlo, eppure noi di dg ne abbiamo visti e commentati tanti, sconcerta per impalpabilità operativa.

Ma Gubitosa, proprio perché ha ottenuto da De Luca una carica e uno stipendio largamente superiori a quella che rappresenta la sua cifra di produttività, concentra ogni suo pensiero sul riscontro della richiesta disperata proveniente da via Santa Lucia.

E se questo passa per ulteriori vessazioni inflitte ai medici, ma soprattutto al personale del Comparto, cioè ad infermieri, agli operatori socio sanitari, ai tecnici di laboratorio, alle ostetriche, chi se ne frega, pazienza. L’importante è riferire a De Luca che lui ha affrontato e risolto il problema. Sa bene Gubitosa quale sia il carattere del suo capo. Sa bene che il super ego di De Luca è concentrato su quello che di lui si dice e che di lui si possa pensare. Per cui, se lo strumento è quello di dispiegare un tappeto sopra una distesa di merda, vada per il tappeto, tanto la merda la spalano gli infermieri, gli oss, eccetera.

Fatta la premessa, vogliamo essere veramente costruttivi e aperti con Gubitosa. Noi facciamo i giornalisti per cui, riteniamo direttore, che abbiamo il diritto di porre una domanda a mo’ di intervista a chi ha l’alta responsabilità di gestire una porzione complicatissima della res publica: quella della sanità, quella da cui dipende molto spesso la vita o la morte dei cittadini. Lo abbiamo questo diritto, Gubitosa, o no? Oppure lei, e quelli come lei, siete solo abituati alle auto-interviste, alle domandine precotte, preconfezionate, allineate, melensi, in pratica, di regime?

E allora ce la conceda una domanda: quando in queste ore lei ha ritenuto che la richiesta fatta da De Luca di approntare immediatamente un ulteriore cospicuo contingente di nuovi posti letto – riclassificando ancor di più (si spera solo temporaneamente) e derubricando in un unico grande lazzaretto i reparti che una volta si chiamavano Chirurgia, Ginecologia, Ortopedia – potesse essere riscontrata con un avviso pubblico per 10 infermieri e 10 oss con sei mesi di contratto, solo sei mesi, rispetto ai quali sono stati solamente 4 gli infermieri ad aver dato riscontro a quella delibera?

Lei ritiene, dg Gubitosa che, pianta organica alla mano (LEGGI QUI IL DETTAGLIO

), possano essere sufficiente quattro infermieri per diversi altri posti letto aggiuntivi, rispetto a cifre che oggi certificano un sottodimensionamento del personale del Comparto che del 36%, con gli infermieri quasi un terzo in meno rispetto alle previsioni e gli oss ad un fantascientifico -70%? Che fa? De Luca le dice fai 10 mila posti letto e lei fa portare le brande e associa ad un’assistenza delicatissima, pericolosissima qual è quella che si deve fornire ai malati covid, sempre gli stessi infermieri e sempre lo stesso personale?

Non sappiamo se lei è un appassionato di cinema o se abbia guardato film nella sua vita. C’è un mostro sacro nella cinematografia americana, un film pluridecorato, insignito anche di un Oscar, intitolato Non si uccidono così anche i cavalli?, con la regia di Sidney Pollack e Jane Fonda come attrice protagonista. I personaggi cercano di combattere la loro povertà materiale dovuta alla Depressione economica del 1929, partecipando ad una gara di ballo. Lì consumano la propria esistenza fino a morirne per finimento. Non è che lei, considerando il personale dell’ospedale di Caserta, il suo personale, come il bieco impresario del film considerava i concorrenti a quell’orribile maratona di ballo, determinerà le condizioni perché qualcuno ci lasci le penne?

Dopo questo parallelo suggestivo, chiudiamo con una cosa pratica: l’Asl di Caserta – badate bene, l’Asl di Caserta e non quella di Francoforte – dovendo riscontrare le stesse sollecitazioni provenienti dalla Regione, dovendo aumentare i posti letto covid nelle sue strutture ospedaliere, ha formulato un avviso pubblico e sta scorrendo la graduatoria degli infermieri, con l’obiettivo di assumerne tramite contratto, ma non di sei mesi, bensì di un anno. Quella graduatoria è utilizzata stabilmente e nessuno dell’Asl si sogna di pensare che dei posti letto per covid, cioè per malati complicatissimi, possa essere realizzato senza un adeguato coinvolgimento di personale aggiuntivo e per di più di giovane età, nel pieno delle forze fisiche e mentali. Ad oggi, l’Asl ha già superato abbondantemente quota 300 e ha un tasso di riempimento con risposte positiva alla chiamata molto alto, a differenza di quello avvenuto in ospedale a Caserta dove hanno risposto in quattro su una misera richiesta di 10. Ora, è vero che questa nuova iniezione di personale è legata, nella misura in cui si configura, anche alle molto complesse esigenze organizzative per la gestione delle vaccinazione, ma è anche vero che i 300 e passa non sono tutti utilizzati a supporto dei medici che iniettano il vaccino.

Per cui, chiudiamo il discorso per oggi, augurandoci di leggere nella nostra posta elettronica una risposta tranquilla e serena del dg Gubitosa alla domanda che gli abbiamo posto. Magari, non lo escludiamo a priori, lui ha ragione e noi torto. Chi ci conosce sa che non avremmo paura ad ammetterlo e nel riconoscere che noi abbiamo sbagliato e che Gubitosa aveva e ha ragione. Però, ci deve convincere. Lo può fare solamente se risponde e ci spiega per quale motivo, nel pieno dell’emergenza sanitaria più grave da 100 anni a questa parte, l’ospedale di Caserta soffra di una delle carenze di personale più cospicua nel panorama complessivo degli ospedali italiani.

Ci risponda, Gubitosa, saremo ben lieti di ospitare la sua spiegazione, innestando su di essa un pacato e democratico dibattito finalizzato al bene supremo. Che non è quello legato a farsi bello dinanzi a De Luca e alla sua vanità, ma è quello che somma le vite, i patimenti e le preoccupazioni dei cittadini e dei pazienti.