Quando esce dal carcere il boss Vincenzo Ucciero? Fulmini e saette contro di noi dagli avvocati Abet e Ucciero. Ma CasertaCe risponde fermamente e rimarca gravi errori di comunicazione

19 Maggio 2025 - 19:02

Il 15 maggio scorso abbiamo scritto un articolo in cui segnalavamo errori da parte di legali difensori. Ora, se si può criticare un goleador che sbaglia un rigore o un giudice che sbaglia una sentenza, ma se non si piò esprimere un’opinione, magari sbagliando noi ma non certo in tono diffamatorio, allora non siamo più in uno stato democratico. Stupisce la nota della Camera Penale di Aversa Napoli Nord, scritta senza leggere il nostro contraddittorio, che trovate in calce alla nostra riposta agli avvocati Abet e Ucciero, i quali non hanno dato alcuna indicazione sull’istituto del reato continuato, non hanno specificato il conteggio preciso della pena. Li invitiamo a mandarci copia della sentenza della corte di Appello di Napoli e il parere della procura generale. E neanche questo sarà sufficiente, dato che occorrerà attendere l’ordine di esecuzione-cumulo da parte della Procura competente. Il nostro articolo del 15 maggio non era perfetto, ma certo non era diffamatorio. Al contrario, ci pare calunnioso lo scritto dei due legali, incomprensibilmente appoggiati in maniera corporativa dalla Camera penale

la nota degli avvocati abet e ucciero

I sottoscritti avvocati Antonio Abet del foro di Napoli e Marco Ucciero del foro di Napoli Nord,
difensori di fiducia di Ucciero Vincenzo, nato a Santa Maria Capua Vetere il 26/01/1969
manifestano la propria indignazione nei confronti della redazione della testata giornalistica online
“Caserace.net” rappresentata dal direttore p.t. Dott. Gianluigi Guarino, in relazione alle notizie
false, tendenziose e diffamatorie riportate nell’articolo (non firmato da alcun giornalista) pubblicato
in data 15/05/2025 sul sito www.casertace.net (https://casertace.net/il-boss-dei-casalesi-vincenzoucciero-sbaglia-tutto-in-due-processi-e-becca-quasi-30-anni-di-carcere/), nel quale, peraltro, si
richiama all’articolo della medesima testata pubblicato in data 18/04/2025 parimenti falso e
diffamatorio (https://casertace.net/che-errore-il-boss-vincenzo-ucciero-fa-il-rito-ordinario-riceveuna-stangata-e-poi-in-appello-concorda-la-pena-monstre-a-25-anni-e-3-mesi/).
In primis occorre segnalare la falsità delle notizie in quanto:

la condanna irrogata all’Ucciero in primo grado, con sentenza emessa dal Tribunale di Napoli
Nord, II sez. pen., non è di anni 16 e mesi 6, così come falsamente riportato nell’articolo, bensì di
anni 14;

il processo di appello, tenutosi dinanzi la seconda sezione penale della Corte di Appello di Napoli
si è concluso con un concordato con l’irrogazione di una pena di anni 8 e mesi 6 in continuazione
con sentenze emesse dalla medesima Corte territoriale nell’anno 2013 e 2018, pertanto, la pena che
l’Ucciero dovrà scontare considerando il presofferto, ammonta a meno di anni 3 e mesi 6 di
reclusione a differenza degli anni 10 falsamente riportati nell’articolo.
In secondo luogo si evidenzia il contenuto estremamente diffamatorio e pericoloso dell’articolo,
con particolare riferimento alle frasi “Avevamo scritto lo scorso 18 aprile della strategia a nostro
avviso discutibile, dell’imputato e dei suoi avvocati, il napoletano Abet e il liternese Marco Ucciero
i quali, dopo aver intrapreso da soli tra tutti gli imputati la strada del rito ordinario, incassando
una dura condanna ad 16 anni e 6 mesi per le attività estorsive… ha tentato la proposta del
concordato sulla pena…”.
Non è tollerabile che un giornalista si esprima (falsamente e senza cognizione) in merito alle
strategie difensive dei difensori di un “boss dei Casalesi” (definito tale dallo stesso giornalista),
esponendo gli avvocati – i quali svolgono il proprio mandato difensivo nel rispetto del dettato
costituzionale – non solo ad eventuali giudizi negativi dei lettori, ma soprattutto a possibili pericoli
conoscibili ed immaginabili finanche da un non addetto ai lavori.
Con la presente, dunque, i sottoscritti CHIEDONO fermamente che la testata giornalistica, nella
persona del dott. Gianluigi Guarino, rimuova il contenuto falso e diffamatorio del suindicato
articolo, provveda alla smentita dei fatti così come rappresentati nella presente ed inoltri agli
scriventi una formale lettera di scuse per tutto quanto avvenuto.
Ci si riserva, inoltre, ogni azione civile e penale in merito.
Si inoltra per conoscenza alla Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica
di Napoli, dott. Nicola Gratteri, al Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, al Consiglio
Nazionale di Disciplina presso l’Ordine dei Giornalisti, al Consiglio dell’Ordine degli avvocati di
Napoli, al Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli Nord, all’Unione Camere Penali Italiane,
alla Camera Penale degli Avvocati di Napoli, alla Camera Penale degli Avvocati di Napoli Nord.

di Gianluigi Guarino

Ognuno è libero di reagire ad un articolo giornalistico come meglio ritiene. Dunque, gli avvocato Antonio Abet e Marco Ucciero possono allargare la platea dei destinatari dei loro esposti anche all’Onu o alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Per carità, il confronto giudiziario non ci ha mai spaventato e mai ci spaventa.

Detto questo, è il caso di esporre qualche concetto tecnico-giuridico che, coloro che ci leggono da anni, sanno che siamo capaci di esprimere nei nostri articoli, non prima di aver affermato che gli scritti contestati dagli avvocati Marco Ucciero e Antonio Abet non aveva alcun intento diffamatorio e non sappiamo in quale contenuto dello stesso sia stata rinvenuta la diffamazione.

Abbiamo affermato che, a nostro avviso, gli avvocati in questione avevano sbagliato la loro strategia processuale. E che avremo detto mai? Sbagliano i rigori i calciatori, sbagliano i giudici con le loro sentenze, non ne parliamo proprio noi giornalisti. Il Papa è infallibile, ma è successo più volte che i pontefici abbiano ammesso qualche loro errore.

Ora, non crediamo che gli avvocati Abet e Ucciero, nonostante la loro preparazione che nessuno mette in discussione, possano permettersi di affermare di essere assolutamente scevri, al riparo dall’insidia. Fermo restando che può darsi che nell’articolo incriminato abbiamo sbagliato noi, ma non certo realizzando una diffamazione, ma nella valutazione esposta.

E ciò, come abbiamo detto più volte, registrando messaggi ad uno scatenato Marco Ucciero, che ci tempestava di telefonate, va a crearsi in un confronto di idee, si esplica in una replica e non certo in un’intimidazione, come quella messa in piedi nello scritto dei due avvocati di Vincenzo Ucciero, ma anche in questa strampalata – lo possiamo dire o anche la Camera Penale di Aversa ritiene di essere portatrice della verità rivelata? – nota dell’organo di rappresentanza degli avvocati del tribunale di Aversa-Napoli Nord.

Rileggendo il nostro articolo, dobbiamo ammettere di aver compiuto un errore di superficialità: non siamo stati precisi sugli anni che, alla luce della sentenza di corte di Appello di Napoli, dovrà scontare in carcere il camorrista di Villa Literno, Vincenzo Ucciero.

Il nostro articolo non sarebbe stato pubblicato se, due ore e mezzo prima, non fosse uscito un altro articolo messo in rete dal sito locale CasertaNews, di cui abbiamo copia.

Ma andiamo per ordine.

L’articolo di cui parlavamo, pubblicato da CasertaNews, è stato pubblicato alle 14:21 del 15.05.2025. Nel titolo si paventava la possibile, imminente, rimessione in libertà del già citato pericoloso criminale Vincenzo Ucciero.

Testualmente, nel pezzo in menzione si legge che “i legali del ras, gli avvocati Marco Ucciero ed Antonio Abet hanno chiesto il concordato in Appello, in funzione del quale la Corte inflitto anni 8 mesi 6 in continuazione con altra sentenza di condanna a 16 anni e mesi 9 (già interamente scontata) per complessivi 25 anni e 3 mesi di detenzione. Una richiesta a cui il procuratore generale ha dato parete favorevole e a cui hanno dato conferma i giudici partenopei che hanno scontato la pena di 5 anni e mezzo rispetto al verdetto pronunciato in primo grado. Ucciero è detenuto dal 2021, con il fine pena che è fissato nel 2029 (da cui dovranno essere detratti i giorni di liberazione anticipata)”.

Orbene, appare evidente come la “fonte” della notizia non possa non essere individuata nel legale/legali di Vincenzo Ucciero, i quali, evidentemente, nell’inviare, successivamente, la loro missiva a CasertaCe e per conoscenza alle istituzioni di mezzo mondo, addirittura Gratteri, l’Ordine dei Giornalisti (manco avessimo scuoiato i due legali), hanno dimenticato di aver diffuso precedentemente una simile informazione.

Anche perché, si chiede retoricamente agli avvocati della Camera penale normanna i quali, forse, non conoscono bene tutti i retroscena della vicenda: chi altro avrebbe avuto interesse a comunicare e rendere pubblica una simile notizia?

Ma, si ribadisce, tale preliminare accadimento, centrale ai fini di questa nostra ricostruzione, forse è stato del tutto dimenticato dai legali dell’Ucciero allorquando hanno inviato la nota scaturigine della presente.

Fatto sta che la stessa testata che aveva diffuso, coram populo, la notizia della imminente scarcerazione dell’Ucciero, a distanza di qualche ora dalla pubblicazione della medesima operava alcune rettifiche, sia di carattere aritmetico che di carattere espositivo.

Tutto questo, ovviamente, ha suscitato ancor più l’interesse giornalistico dello scrivente, in ragione della citata caratura criminale di Vincenzo Ucciero e del fatto che in molti hanno contattato il sottoscritto, dato che si trattava di un camorrista che, assieme al figlio, aveva terrorizzato Villa Literno per diversi anni.

Ed allora, ben hanno fatto i legali di quest’ultimo a scrivere (anche) al Procuratore Gratteri al quale anche noi di CasertaCe a questo punto ci rivolgiamo affinché si scongiurino talune, deprecabili prassi, e si attivino scrupolose indagini rispetto alle suggestioni indotte nell’opinione pubblica attraverso messaggi imprudentemente veicolati tramite gli organi di informazione.   

Si consideri, a titolo esemplificativo, quanto in precedenza riportato: “CON IL FINE PENA CHE E’ FISSATO PER IL 2029”.

Ergo, carissimi lettori ed amici della Camera penale di Napoli Nord, se la matematica non è una opinione, con “fine pena fissato al 2029”, al cospetto di una pena “già interamente scontata” (rispetto ai 16 anni e nove mesi) e lo “sconto di 5 anni e mezzo”, Ucciero già oggi dovrebbe essere rimesso in libertà. Anzi già la sera del 15 maggio.

Ed è questa l’idea che è stata ingenerata nella opinione pubblica attraverso non precise informazioni non diffuse da  CasertaCe.

Noi abbiamo solo sbagliato, non volendo ammorbare i lettori di CasertaCe con una lunga trattazione tecnico giudiziaria, a non esplicitare tutto ciò che abbiamo scritto ora, rispetto all’articolo pubblicato nel tardo pomeriggio del 15 maggio.

Prescindendo dalle personali valutazioni dello scrivente, che pure non è uno sprovveduto novizio in tema di cronaca giudiziaria, si rivela quanto mai doveroso, a seguito della nota diffusa dalla Camera penale di Aversa Napoli Nord, raffrontare quanto pubblicato (come detto, da diversa testata giornalistica e su verosimile input dei legali di Vincenzo Ucciero ) da questo giornale, con i contenuti dello scritto inviatoci dai legali Abet e Ucciero Vincenzo.

  • Nella loro nota, inviata, come detto anche alla Camera Penale di Aversa Napoli Nord si legge: la pena irrogata all’Ucciero in primo grado è di 14 anni (a fronte dei 16 anni e 9 mesi dei quali si parla nell’articolo di CasertaCe). In appello si è operato concordato con irrogazione della pena di anni 8 e mesi 6, coincidente con quanto da noi indicato.
  • La pena complessiva irrogata dalla Corte di Appello non è indicata dai legali, ma se la matematica non è un’opinione, stando ai numeri dai medesimi sciorinati: 14 anni, più 8 anni e 6 mesi, fanno un totale di 22 anni e sei mesi, a fronte dei 25 anni e tre mesi indicati nell’articolo contestato
  • Pena residua da espiare secondo la nota degli avvocati Abet e Ucciero: anni 3 e mesi 6 di reclusione, rispetto all’idea di una pena interamente espiata alla quale si allude, come in precedenza dimostrato, nell’articolo dell’altro quotidiano online locale.

Rebus sic stantibus, il sottoscritto avrebbe detto il falso?

Avrebbe leso le prerogative processuali di Vincenzo Ucciero e svilito il risultato professionale conseguito dai suoi legali?

Suvvia: E’ corretto fornire ai lettori simili dati ed ingenerare una immane confusione solo per valorizzare un risultato professionale che non ha le dimensioni di quanto si voglia credere? Perché diffondere preoccupazione nella popolazione liternese sull’imminente scarcerazione di un pericoloso boss che tanto imminente non è, per una promozione personale, comprensibile ma non al punto da creare suggestioni non ad uso a masticare la materia giuridica?

Ed, allora, se la vogliamo dire tutta, invitiamo il procuratore Gratteri per sviluppare una riflessione sul rapporto non sempre calibrato in maniera corretta tra avvocati ed organi di informazione. Coinvolgiamolo, allo scopo di acquisire qualche indicazione per migliorare tutti in tal senso.

Ho già sottolineato prima che il sottoscritto e la intera redazione di CasertaCe hanno le spalle larghe. Sono abituati ad attacchi di ogni sorta ed a tentativi, quotidiani, di delegittimazione.

Siamo così abituati che, francamente, liquidiamo certi atteggiamenti con un’alzata di spalle pronti poi, eventualmente, a difendere le nostre ragioni in ogni sede.

Si potrà anche contestare il titolo dell’articolo pubblicato dal sottoscritto che, ripeto, non aveva alcun intento diffamatorio e che, in passato, non è stato mai contestato neppure dai magistrati quando abbiamo sottolineato in evidenza quelli che, a nostro avviso, erano degli errori da loro compiuti. Ci sembra di vivere in una democrazia in cui nessuno si può ritenere escluso da critiche e rilievi.

Ma gli articoli vanno analizzati nella loro interezza ed approfondendo tutte le vicende fattuali che li hanno determinati.

Ad ogni buon conto, oltre a quanto finora scritto, si fa rilevare che i legali Ucciero e Abet non hanno indicato la pena complessiva che la Corte di Appello di Napoli ha irrogato al loro assistito. Neppure hanno indicato le pene riportate dall’Ucciero rispetto alle singole condanne per le quali è stata applicata la disciplina della continuazione.

Men che meno sono stati riportati i singoli aumenti per la continuazione operati dai Giudici della Corte di Appello di Napoli rispetto alle condanne pregresse (poste in continuazione non si sa rispetto a quale reato ritenuto più grave).

Insomma, nella nota di critica all’operato del sottoscritto, non è stato reso noto lo specifico calcolo della pena operato dalla corte di appello di Napoli, né la pena base individuata per gli aumenti per la continuazione, neanche, come detto, gli specifici aumenti irrogati per le pregresse condanne passate in giudicato.

In proposito, non è il sottoscritto a dover rammentare ai legali di Vincenzo Ucciero che il giudice, il quale riconosce l’esistenza di un unico disegno criminoso tra i reati di cui ha accertato la responsabilità e quelli già oggetto di pronuncia irrevocabile, deve individuare in quello sottoposto, al suo giudizio, il reato più grave, deve determinarne la pena onde assumerla come base del calcolo, operando poi autonomi aumenti per ciascuno dei reati satellite, compresi quelli già giudicati, senza essere vincolato dalla misura per essi stabilita dalla sentenza irrevocabile.

Nei cento e più articoli di cui abbiamo dato notizia dell’applicazione (o meno) dell’istituto della continuazione della pena, ci siamo sempre mossi chiedendo agli avvocati il dato preciso, il riferimento adottato dal giudice per attivare o non attivare la citata continuazione. Qui non abbiamo letto niente dall’articolo pubblicato dall’altro giornale ed è stato per questo motivo che, concentrandosi solamente su ciò che si percepiva, cioè una pressoché immediata scarcerazione di Vincenzo Ucciero, che abbiamo deciso, a tre ore di distanza dalla pubblicazione in questione, di scriverne anche noi.

Viepiù, il giudice che ridetermina le pene inflitte con distinte condanne, ciascuna delle quali pronunciata per una pluralità di reati unificati a norma dell’art. 81, comma 2, del codice penale., deve scorporare i reati già riuniti dal precedente giudice, individuare quello più grave ed infine operare, sulla pena che è stata inflitta per quest’ultimo, autonomi aumenti per ciascun reato satellite, compresi quelli già riuniti in continuazione con il reato posto a base del nuovo computo. E tutto ciò non lo dobbiamo spiegare certo noi a due validi legali quali Antonio Abet e Vincenzo Ucciero.

In tale direzione, il giudice, nel procedere alla rideterminazione del trattamento sanzionatorio per effetto dell’applicazione della disciplina del reato continuato, può quantificare un aumento di pena per i reati-satellite in misura superiore a quello fissato in altro provvedimento precedentemente adottato in sede esecutiva, atteso che la discrezionalità del giudice dell’esecuzione incontra un limite solo con riferimento alla valutazione effettuata in sede di cognizione, rispetto alla quale si è formato il giudicato in favore del condannato. Queste sono pietre miliari per comprendere realmente quanto durerà l’esecuzione di una pena irrogata.

Insomma, così bisogna ragionare quando si parla di “continuazione”, evitando di sparare numeri a casaccio e possibili fine-pena che non sono fondati e argomentati, in modo da portare il lettore profano ad una precisa conoscenza dei meccanismi dell’esecuzione.

A cagione di tanto, rivolgendoci ancora una volta ai lettori ed ai membri della Camera penale di Aversa Napoli Nord, chiediamo loro: non avete forse anche voi notato che non è dato conoscere dallo scritto inviato a tutto il mondo animato del pianeta Terra dai legali Abet e Ucciero il “fine pena” esatto derivante dalla applicazione dell’istituto del reato continuato? Non avete anche voi constatato che si è dato per scontato che Vincenzo Ucciero otterrà il beneficio della liberazione anticipata e mai si è specificato rispetto a quali reati sono stati computati i periodi di presofferto, che poi significa la parte di detenzione carceraria sopportata in sede di custodia cautelare?

Peraltro, fa specie che proprio l’avvocato Marco Ucciero, che per tanti anni ha militato nelle file della polizia penitenziaria prima di approdare con merito all’avvocatura, e che per questo ben conosce i gangli dell’esecuzione penale, trascuri di considerare alcuni, centrali, aspetti della vicenda, spingendosi a parlare di “residui di pena” o di “fine pena” tutti da definire.

Anziché tempestarci di telefonate, messaggi vocali e note, gentile avvocato Marco Ucciero (delle quali, evidentemente, non ha messo a parte la camera penale di Napoli Nord), ed anziché minacciare il ricorso a questa o quella Antorità, provveda ad inviare a CasertaCe la sentenza (corredata della motivazione integrale) pronunciata nei confronti di Vincenzo Ucciero dalla Corte di Appello di Napoli (ove sono esplicitati tutti i calcoli del caso) ed il relativo parere del Procuratore Generale. Crediamo sia anche un suo interesse professionale farlo.

In tal caso, provvederemo ad effettuare una analisi capillare del tutto, in modo da poter rasserenare l’opinione pubblica e rendere un prezioso servigio anche alle aspettative del suo assistito, signor Vincenzo Ucciero.

A pensarci bene, però, neppure questo è sufficiente, visto che, come è noto, soltanto a seguito della definitività della sentenza della Corte di Appello di Napoli e dell’emissione dell’ordine di esecuzione/cumulo da parte della Procura competente per l’esecuzione stessa, si potrà parlare del fine pena certo.

Ed anche questo, esimio, avvocato Ucciero, lei così solerte nell’inviarci dei diffusi messaggi vocali, per poi, passare alla predisposizione del minatorio e, lei parla di diffamazione, ma noi riteniamo la lettera sua e dell’avvocato Abet calunniosa nei nostri confronti, dovrebbe ben saperlo.

Dunque, ancora una volta, retoricamente ci si chiede: chi avrebbe diffuso notizie non vere o incomplete sulla possibile imminente scarcerazione di Vincenzo Ucciero?

Fa specie, al cospetto di tanto, che sia stata espressa una solidarietà incondizionata da parte della locale Camera penale, in assenza di una preventiva dialettica con il sottoscritto.

Tanti amici avvocati iscritti alla stessa, come detto, quasi quotidianamente, godono dell’attenzione che una redazione come quella di CasertaCe deve a professionisti impegnati su di un versante tanto delicato. E sovente CasertaCe è stata fiera di dare voce alle battaglie che L’avvocatura aversana ha condotto per la difesa dei diritti e dei principi, concedendo ampi spazi ai suoi Presidenti e ai suoi esponenti di vertice.

Ma che si voglia imbavagliare una testata libera come CasertaCe non è consentito a nessuno, soprattutto quando le reprimende sono frutto di una confusa rappresentazione di dati e “fatti” e dell’omissione di fondamentali momenti processuali tali da non rendere un buon servigio alla opinione pubblica.

Sul punto, il sottoscritto è convinto che tanti amici appartenenti alla Camera penale di Aversa Napoli Nord la pensano come il sottoscritto.

Alla fine di questa trattazione, torniamo sul punto che torna ed è l’essenza stessa del lavoro di un giornalista: informare correttamente. E noi informiamo la popolazione di Villa Literno che la scarcerazione di Vincenzo Ucciero non è vicina a divenire tale.

la lettera delle camere penali di aversa