Raffaela Pignetti commissario della Zes Calabria in quota FdI è frutto di un film di Edmondo Cirielli, autocandidatosi governatore

11 Agosto 2023 - 12:35

Uno dei tre firmatari dell’interrogazione, affiancatosi a Iannone, controfigura del viceministro degli Esteri, è proprio il calabrese Fausto Orsomarso, con il quale la presidente dell’Asi ha confabulato a lungo in una recente festa in quel di Diamante

CASERTA – Partiamo dall’elemento fondamentale di questa vicenda politica, di cui noi di Casertace stiamo scrivendo da un paio di mesi: Edmondo Cirielli, attualmente viceministro degli Esteri, gode di quella vera e propria beneficiata della riconoscenza attuata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che essendo una di sentimento ha portato al governo e in Parlamento persone che hanno condiviso con lei gli anni del pane raffermo, gli anni di un partito del 3-4%, non stando lì a valutare, proprio in quanto è stato prevalente il sentimento della riconoscenza su ogni forma di razionalità, le doti e le autentiche competenze.


Quando un politico manca, però, di un retroterra strutturato, non è in grado di muoversi dentro a un sistema nel quale la responsabilità e le modalità con cui si perseguono le proprie ambizioni vadano a dipanarsi attraverso un registro di compostezza, che dà sempre l’idea che le ragioni del partito, della coalizione a cui appartieni, prevalgano su ogni altra ragione appartenente alla sfera privata e personale.


E allora, Edmondo Cirielli, salernitano e colonnello dei Carabinieri congedato, dopo aver vissuto per anni una sudditanza, dopo essere stato schiacciato nella sua terra dalla personalità straripante di De Luca, considera come un evento di autentica rivalsa, quasi come una nemesi storica, l’obiettivo di essere lui il governatore della Campania, magari per girare nelle strade di Salerno guardando in faccia tutti quelli che lo hanno trattato con sufficienza nell’epoca deluchiana, dicendo loro: “Ecco, alla fine ce l’ho fatta, ora sono io che comando”.


Come si vede, pur essendo comprensibile umanamente, non c’è dubbio che questa pulsione appartenga prima di tutto alle necessità di Ciriello e non certo a quelle del suo partito.
È tanto straripante questo impulso emotivo, che nei giorni scorsi il colonnello dei Carabinieri congedato non è riuscito, come declina un antico adagio popolare, neppure a tenersi il cicero in bocca.
Al diavolo ogni inibizione, si è in pratica autocandidato alla presidenza della Campania in una intervista rilasciata a un quotidiano regionale.
Ha connesso o ha cercato di connettere questa sua dichiarazione a una sorta di metodo, della serie: se è candidabile Sangiuliano, lo sono a maggior ragione io.
La struttura esplicita delle sue parole non rende una forzatura l’etichetta che a queste abbiamo dato di autocandidatura.


Cirielli non considera che Giorgia Meloni alle ultime Regionali del Lazio ha preferito andare al di là del partito, deludendo le attese dell’altro suo storico esponente Fabio Rampelli.
Se considera questa circostanza, ritiene di poterla considerare portando sul tavolo della premier e del partito un elenco di nomi di ogni genere, arruolati anche trasversalmente nel peggio del deluchismo campano e casertano.


Ed è questa la cornice in cui si muove il surreale tentativo in opera nelle ultime settimane affinché Raffaela Pignetti, personaggio assimilabile in tutto e per tutto alle posizioni di Stefano Graziano, conquisti prima di tutto l’agognato posto di commissario della Zes (Zona Economica Speciale) della Calabria, per poi addirittura ascendere al rango di supercommissario del governo (roba da pazzi) della Zes Unica per il Mezzogiorno, che la Meloni e il ministro Raffaele Fitto hanno già annunciato per l’immediato futuro.


Stefano Graziano, come sempre, pensa di essere molto furbo. Dopo aver banchettato, e non poco, alla mensa di De Luca, dopo aver appoggiato con De Luca alle ultime primarie del Pd Stefano Bonaccini, ora issa al cospetto della segretaria Elly Schlein e con l’appoggio del suo amico di sempre Boccia, la bandiera dell’antideluchismo, rilasciando anche interviste in cui dice che questo Pd avrebbe bisogno di fare pulizia al suo interno, non chiarendo però quali siano i parametri discriminanti che distinguono un acaro da ripulire (noi abbiamo le idee chiare, si chiama acaro trasformista) e quelli che invece possono rimanere nel partito. La stessa bandiera la fa impugnare alla sua pupilla Pignetti, che da qualche tempo flirta con alcuni ambienti di Fratelli d’Italia.


Nelle scorse settimane due senatori molto furbi e una senatrice che rispetta le leggi non scritte della serietà di appartenenza, hanno firmato un’interrogazione parlamentare segnalando lo stato di incompatibilità in cui verserebbe l’attuale presidente dell’Asi di Napoli, Giosi Romano, per anni in grande letizia con Raffaela Pignetti, per il suo doppio incarico di commissario della Zes Campania e Zes Calabria.
Ora, che Fratelli d’Italia, con tutti i problemi che ci sono da affrontare, vada ad occuparsi di questa cosa solo per spirito testimoniale, è altamente improbabile.
La manovra c’è. Raffaela Pignetti, che ha sempre curato le pubbliche relazioni, è stata segnalata nelle scorse settimane ad una festa svoltasi in quel di Diamante, località marittima e turistica del mar Tirreno.
In quell’occasione è stata vista parlare a lungo con Fausto Orsomarso, un potente di quella Regione, di Cosenza e della sua provincia.


Uno che è passato nel 2017 da Forza Italia a Fratelli d’Italia, uno che è stato assessore regionale esterno al Turismo e in questa veste si è potenziato al punto da essere poi eletto in consiglio regionale e da lì, mentre era ancora assessore, si è candidato alle Politiche del 2022, ottenendo un seggio al Senato.


In quell’interrogazione, c’è la firma del senatore salernitano Iannone, una controfigura di Cirielli in pratica, e manco a dirlo, c’è anche la firma di Orsomarso, amico della Pignetti.
Insomma, il solito film di Cirielli: siccome Giovanni Zannini è amico di Michele Schiano, a sua volta prima consigliere regionale e poi deputato di FdI, siccome Zannini si è legato a doppio filo alla Pignetti e al mondo imprenditoriale che attorno a questa ruota, se io Cirielli “mi prendo Zannini” e i suoi voti, senza star lì a vedere come il mondragonese li ha fatti, potenzierò la mia candidatura a presidente della Regione.


Con la Pignetti premiata, anche Stefano Graziano sotto sotto…d’altronde stiamo parlando dell’eccellenza internazionale del trasformismo, che è una pratica che si può fare in maniera più esplicita, meno esplicita o interpretando un terzo livello, quello del sottobanco.


Farebbe bene il ministro Fitto, farebbe bene Giorgia Meloni, a stroncare sul nascere queste robette.
Se il consenso della premier regge è proprio perché lei appare, sia quando fa bene che quando fa male e sbaglia, sempre trasparente, sempre lì a svolgere un ruolo per la comunità e non per i gruppi di potere sottobanco, del trasversalismo e degli affari che costituirebbero, invece, veleno iniettato nelle sue vene.
Come abbiamo già scritto, questo gruppetto formato da Cirielli, Michele Schiano, Cerreto Cangiano e compagnia, non poterà a nulla di buono.


Poi chi sarà causa del proprio male…