REGGIA DI CASERTA. La cultura museale? Per gli ultimi direttori, tutto un divertimento…
11 Novembre 2024 - 19:30
Caserta (p.m.) – Si usa dire che la realtà è capace di superare ogni più fervida fantasia. Per vero, lo si dice più spesso con scetticismo, per abitudine, per sentito dire più che per vera convinzione. Ma puntualmente qualche fatto arriva a confermare la massima oltrepassando l’immaginazione. Così, in piena epoca Felicori, quando il direttore bolognese della Reggia, fervoroso interprete del nuovo corso della riforma Franceschini sulla redditività economico finanziaria dei beni monumentali, si era pienamente persuaso che il suo ruolo fosse essenzialmente quello di impresario del museo più che di alto referente culturale, scrivemmo un articolo canzonatorio su quello che veniva combinando il manager.
Per fare cassetta, voleva far nuotare la campionessa Federica Pellegrino nella vasca dei delfini, esibita al pari della donna cannone nel circo. Voleva affidare in concessione ventennale la Peschiera Grande perché soprattutto le gite scolastiche potessero affittare dei dragonboat e remare nell’invaso d’acqua. Concedeva il logo museale a tutta una serie di prodotti commerciali. Permetteva l’uso degli ambienti nobili della Reggia
Poiché questo era il clima “culturale” della Reggia, con il direttore Felicori che imperversava – senza che nessuno azzardasse un ma, un però, a cominciare da un Comitato Scientifico inesistente più che evanescente, pur istituito con tanto di decreto ministeriale e attributivo di referenze professionali – pensammo ad un rimedio omeopatico, secondo cui “similia similibus curantur”.
Ci inventammo il manifesto pubblicitario di una startup, CASERTACLIC, un fantomatico studio fotografico “4.0” che per soli 10 euro avrebbe fatte le foto ai turisti seduti sul seggio reale ” … nella stupenda location della Sala del Trono”. Una “perculata” bella e buona, benché, per dire la credulità e la sprovvedutezza popolare, non pochi ci chiesero informazioni perché interessati a mettersi in posa con corona e mantello reali.
Sta di fatto che qualche giorno fa, sbalorditi perché pensavamo che il peggio fosse passato, abbiamo visto che la direzione della Reggia ha pubblicizzato qualcosa di simile, ma seriamente, sia pure con tono scanzonato.
La vicenda, spassosa quanto si vuole, segna una data storica. Certifica tangibilmente la mutazione genetica anche della Reggia e la ascrive a quella cultura del divertimento che da tempo piega ogni cosa alle sue logiche.
Unico a notare che “il Re è nudo” è stato ancora una volta il sito Reggiando…e dintorni reali di un sempre attento Nando Astarita. Rimandiamo i lettori anche alle sue considerazioni in proposito e proponiamo alcune immagini da lui pubblicate sulle sagome cartonate di un tempo. Per dire, altro che novità…
Dal sito Reggiando… e dintorni reali