Rifiuti tossici nascosti sotto terra dal clan dei Casalesi, ecco le condanne che rischiano i 17 imputati. I NOMI

6 Gennaio 2021 - 18:08

CESA (red.cro) – Volti noti e meno noti della criminalità ma anche dell’imprenditoria della nostra provincia, chiamati a rispondere della pesantissima accusa di disastro ambientale e concorso esterno in associazione mafiosa. Il concetto di Terra dei Fuochi nasce a causa di situazioni di questo tipo.

Il pubblico ministero della Direzione distrettuale Antimafia di Napoli Alessandro Milita, con il supporto degli inquirenti, è riuscito a ricostruire il quadro del mondo oscuro imprenditoriale legato ai pesanti interessi economici del clan dei Casalesi, fazione portata avanti da Francesco Bidognetti Vincenzo Zagaria. Necessarie nell’impianto accusatorio anche le parole del collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo, giudicato in rito abbreviato con i due boss e che vede ben 9 fratelli sotto processo.

Secondo l’accusa, gli imputati avrebbero partecipato alla creazione di un mercato di intermediazione, trasporto e smaltimento rifiuti industriali provenienti da tutta Europa, in buona parte sversati nella zona di Masseria del Pozzo, tra Giugliano e Parete.

Dopo la requisitoria del Pm Milita, c’è stata l’arringa degli avvocati difensori e manca ancora, prima della chiusura del processo, la replica dell’accusa. Le condanne richieste sono le seguenti: 16 anni per Gaetano Cerci, l’imprenditore dei rifiuti vicino al clan dei Casalesi; 15 anni per Elio Roma; 15 anni per Nicola Vassallo; 4 anni e 6 mesi per Raffaele, Cesario Carmela Vassallo; 12 anni per Antonio Salvatore Vassallo; 7 anni per RenatoRolando ed Amedeo Vassallo; 12 anni per Maurizio Avallone; 14 anni per Antonio Marotta; 6 anni per Bovier; 4 anni e mezzo per Compagnone; 4 anni per il collaboratore di giustizia Dario De Simone; 12 anni per Bernardo Cirillo. Richiesta di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione per Elena Rao, suocera di uno dei fratelli di Vassallo.