S.CIPRIANO. Il pregiudicato di camorra Nicola Di Puorto aggredisce e minaccia l’architetto del Comune. Fermato, ma poi il gip…

10 Novembre 2022 - 12:07

L’episodio si è verificato nella giornata di ieri. I carabinieri sono arrivati ed hanno raccolto testimonianze della vittima e di altri dipendenti del comune. Ma la flagranza è un’altra cosa

SAN CIPRIANO D’AVERSA – Non è che i carabinieri della stazione di San Cipriano siano usciti pazzi all’improvviso. Se è vero, infatti, che ogni atto, ogni azione della vita va, prima di tutto, valutata per quella che è, soprattutto quando si tratta di decidere se applicare o meno una misura di restrizione della libertà personale, è anche vero che la storia di Nicola Di Puorto, combinata a ciò che era stato denunciato dal capo dell’area tecnica del comune di San Cipriano, Antonio Aversano, architetto e da altri dipendenti del comune, giustificava la cautela di un fermo di polizia giudiziaria.

Andiamoci cauti: è ripetiamo civile, democratico ed equo attivare una procedura in base agli elementi raccolti, ma Nicola Di Puorto essendo uno che vive zavorrato da una bella “bisaccia” di precedenti ed avendo i militari raccolto l’univoca testimonianza di chi lo aveva sentito pronunciare parole di minaccia, addirittura minacce di morte nei confronti dell’architetto Aversano, hanno ritenuto che in questa circostanza i precedenti, legati ad attività di camorra, potessero giustificare la cautela di un fermo.

Ovviamente questi elementi non si sono rivelati sufficienti perchè il fermo fosse commutato in arresto da uno dei giudici delle indagini preliminari del tribunale di Aversa-Napoli nord.

Ciò perchè la flagranza, che avrebbe giustificato il provvedimento restrittivo e magari una residenza più lunga di Nicola Di Puorto alla detenzione domiciliare, in cui è stato ridotto nelle ore del provvedimento firmato da un pubblico ministro, non c’era. L’istituto della flagranza si poggia su un fondamento irrinunciabile: la commissione del reato in flagranza può essere accertata da un pubblico ufficiale, da un componente delle forze dell’ordine che in quel momento svolge oppure è chiamato a svolgere una funzione di polizia giudiziaria.

Siccome i carabinieri hanno raccolto le informazioni dalla vittima di queste minacce e da altri dipendenti del comune, ciò costituisce senz’altro un elemento importante per le indagini, immediatamente attivate d’ufficio dalla procura della repubblica nei confronti del di Puorto, ma non valgono per il riconoscimento di quella flagranza, condizione necessaria affinchè un fermo possa essere tramutato in arresto.

Tutta la vicenda e l’ira funesta di Nicola Di Puorto sarebbe stata determinata dall’impossibilità di entrare nel cimitero di San Cipriano in visita alle tombe dei propri cari. Un’agibilità vietata da lavori che ormai si trascinano da anni tra cimitero vecchio e cimitero nuovo, lavori su cui, com’è noto, si è più volte sviluppata anche l’attività di indagine della magistratura.