S. MARIA C.V. L’assessore Carlo Russo vota in giunta l’osservazione accolta del cognato. Ma così ha violato la legge e ve lo dimostriamo

14 Luglio 2023 - 18:50

In calce all’articolo la dichiarazione dell’assessore che afferma di non aver alcuna incompatibilità e l’elenco delle osservazioni presentate, con la numero 95 che reca la firma di Raffaele Papale.

SANTA MARIA CAPUA VETERE (g.g.) Affrontare l’argomento di un Puc è operazione complicata e spesso improba. La normativa è complessa, non tanto perché ci sia un incastro tra molte norme di matrice diversa, ma perché la Legge regionale numero 16 del 2004, che ha istituito il Puc quale derivazione dei vecchi Prg, prevedeva una procedura lunghissima che CasertaCe, in passato, ha illustrato punto per punto e che si esplica in ben 10 fasi, l’una distinta dall’altra, seppur connesse tra di loro.

A Santa Maria Capua Vetere si è arrivati a quella in cui il Puc, redatto e frutto di una istruttoria a monte, di cui la giunta comunale, insieme all’Ufficio di Piano rappresenta formale motore, è arrivato sulla scrivania del dirigente dell’Urbanistica dell’amministrazione provinciale, chiamata a dare il suo parere, non più vincolante però com’era in passato, rispetto ai vecchi Piani regolatori.

Per arrivare alla Provincia, lo schema di Puc è stato approvato più volte dalla giunta comunale. Nella fase immediatamente precedente a questa, la stessa giunta ne ha approvato una versione consolidata dall’assorbimento, il più delle volte parziale, di quelle osservazioni presentate da cittadini, da associazioni e da altri enti.

Senza tirarla molto per le lunghe, i lettori di questo giornale hanno avuto la possibilità in passato di venire a contatto con una figura che, pur non essendo direttamente conosciuta da chi scrive questo articolo, risulta simpatica, anche perché simpatico è il soprannome che la connota.

Per cui, chiariamo subito che noi non abbiamo nulla di personale nei confronti dell’assessore Carlo Russo, storica espressione di matrice socialista e personalmente gemmato da Nicola Leone che, scusateci, ma riteniamo inutile presentarlo ai nostri lettori per la milionesima volta. Risulta dagli atti e dalle copie di cui siamo venuti in possesso e che vi proponiamo nella loro versione integrale in calce a questo articolo, che Carlo Russo abbia firmato un documento in fede in cui ha dichiarato che nessuna causa di incompatibilità gravasse su di lui, nel momento in cui è stato chiamato a esplicare la funzione di assessore, relativamente all’approvazione del Puc, nelle sue diverse fasi. Carlo Russo era presente anche all’ultima, in termini cronologici, di queste fasi, cioè a quella che ha dato il via libera al Puc emendato, corretto, adeguato a quelle osservazioni di cittadini e associazioni, accettate dall’Ufficio di piano e dalla stessa giunta.

Tra queste, come vi mostriamo nella seconda immagine che pubblichiamo in calce, c’è la numero 95, presentata dall’agronomo Raffaele Papale, che chiede la rivisitazione dei parametri di una zona agricola. Un’osservazione, quella di Papale, accolta all’unanimità dai componenti della giunta, con voto favorevole di Carlo Russo.

Ma Raffaele Papale, di Carlo Russo, è il cognato, visto che si tratta del fratello della moglie dell’assessore. Nessun processo alle intenzioni, nessuna dietrologia. Questo giornale ha più volte affrontato, in occasione degli articoli dedicati ai vari Puc comunali, il tema delle incompatibilità, chiarendo, con citazioni testuali, razionali, positiviste e mai tendenziose, quella che è la norma vigente, derivata proprio dalla legge 16 e dalla sua appendice complementare, che ne costituisce parte interante e sostanziale: “Non potrà votare la delibera del Puc, se dentro alla citata area di classificazione, insistono proprietà di suoi parenti e/o affini fino al quarto grado”.

L’articolo 78 del Codice civile stabilisce che sono affini di secondo grado “i nonni, la moglie del nipote, il coniuge e i fratello o le sorelle del coniuge”.

Noi non crediamo che Carlo Russo abbia fatto una dichiarazione mendace, anche perché il suo voto non è che fosse decisivo in giunta per l’approvazione del Puc. A meno che, se proprio vogliamo pensare in termini maliziosi, abbia voluto esserci a tutti i costi per presidiare proprio su quella osservazione, affinché non fosse respinta. Si è trattato, con ogni probabilità, di un fatto di mera ignoranza, nel senso letterale di questo termine. E questo accade – scherziamoci sopra un po’ – perché Carlo Russo pervicacemente, da anni, la sua ignoranza la alleva, con devozione e amore, intestardendosi a non leggere CasertaCe. Ma, siccome la legge non ammette ignoranza, quella sua autocertificazione contiene una falsità. Lui non poteva votare in giunta un Puc che aveva parzialmente incorporato un’osservazione presentata da suo cognato. L’averlo fatto inficia, a nostro avviso, la procedura e la validità della delibera stessa. Poi, si sa, al comune di S. Maria Capua Vetere ne vengono perdonate tante, gli sarà perdonata anche questa.

Noi abbiamo scritto il fatto e non abbiamo alcuna intenzione di ritornarci sopra, se non di fronte a un’iniziativa della minoranza che, mettendoci la faccia e le proprie firme, assuma una posizione netta. Se questo non dovesse succedere, noi non scriveremo più nulla perché ci siamo anche rotti le scatole, dopo un po’ di anni, di farci strumentalizzare da chi getta il sasso e ritira la mano, perché magari gioca partite complementari, partite, per l’appunto, di secondo, terzo e quarto grado.

Qui sotto la dichiarazione di Carlo Russo.

Qui sotto l’osservazione al Puc dell’agronomo Papale.