S.MARIA C.V. Molestie sessuali di un prof nella scuola “Gallozzi”? Vi spieghiamo perché la decisione di non denunciare il blitz dei genitori è un clamoroso errore del preside e del suo collaboratore , colpito da un pugno

21 Dicembre 2023 - 13:54

Al di là di questo alone di perbenismo, di questa struttura fondante e profondamente arretrata che vede nello scandalo qualcosa da attutire e cancellare a prescindere, qui c’è in ballo l’onorabilità e la credibilità di uno storico istituto scolastico. Al di là del metodo un po’ squadrista utilizzato da questi papà e mamme, la preside e il vicepreside devono quantomeno scrivere un comunicato per esprimere il loro punto di vista, cioè quello della scuola, sull’azione dei genitori, e ciò che pensano dell’accusa rivolta ad un professore che in questi momento non rappresenta se stesso ma tutto l’istituto

S.MARIA C.V. i. (Gianluigi Guarino) – Il pugno al vicepreside facente funzioni, formalmente e un collaboratore del preside della Media Gallozzi, Giuseppe Mingione, vibrato da uno dei componenti del gruppo di genitori era lì per uno o più prof che toccherebbero spesso le alunne a è notizia notizia che va corretta rispetto all’ultimo articolo da noi dedicato all’episodio di violenza verificatosi all’interno della scuola secondaria di primo grado, leggi, per l’appunto scuola media, “Gallozzi”.

Questa la sequenza definitiva dei fatti: il vicepreside facente funeioni Giuseppe Morelli, a differenza di quanto abbiamo ipotizzato nei giorni scorsi e in larga parte confermato stamattina, non ha presentato denuncia contro il genitore che lo ha colpito con un pugno, provocando la sua caduta da una rampa di scale.

Questo dato è certo. Ancora più importante, però, sarebbe l’ipotesi, che va esplicitata con il modo condizionale, che racconterebbe della decisione definitiva del vicepreside Giuseppe Morelli di non presentare questa denuncia.

A nostro avviso, pur rispettando un libero arbitrio che in cose come quelle che stiamo raccontando, rappresenta architrave di ogni discorso, ciò costituirebbe un errore.

Perdonando, infatti, l’autore dell’atto di violenza consumato ai suoi danni, Morelli assolve, con ogni probabilità, ad una propria sensibilità che, in questi giorni prenatalizi si muove, per giunta, in un terreno già dissodato e già fertilissimo.

Ma questo momento si associa ad un altro, cioè quello segnato dall’inquietudine di un gruppo di genitori che, in numero cospicuo, hanno organizzato un blitz, una sorta di spedizione punitiva, nei confronti di un docente della “Gallozzi” che, a loro dire, molesterebbe sessualmente ragazzine di 12-13 anni attraverso contatti tattili, cioè allungando le mani.

Se Morelli non denuncia e contemporaneamente non spiega i motivi della sua decisione, ciò potrebbe causare un problema ancora più serio all’immagine della scuola media “Gallozzi”.

Insomma, se la decisione costituirebbe un ristoro per la sua anima e la sua sensibilità, diventerebbe controproducente per la scuola di cui è vicepreside pur solo facente funzioni. . Perché?

Ve lo diciamo subito. Se ci sono stati 10-12 genitori, arrivati lì e furiosi al punto da aprire le porte delle classi in modo da guardare in ognuna chi si trovasse dietro alla cattedra, con lo scopo di incrociare lo sguardo del professore a loro dire molestatore, la scuola non può reagire con il silenzio.

E la decisione del vicepreside, cioè del numero due della stessa, di non presentar denuncia, rafforza, solidifica un dato che ancora oggi possiamo definire di apparenza fino a prova contraria, costituito dalla presenza di un docente che molesta le sue alunne.

Se la scuola “Gallozzi” è convinta del contrario ed è convinta che quei genitori abbiano preso fischi per fiaschi e non credendo, a nostro avviso infondatamente, nel cosiddetto corso della giustizia, hanno deciso che la giustizia se la sarebbero fatta da soli, allora già in linea di principio l’istituto la cui rappresentanza è incarnata nella figura della dirigente scolastica, ma anche del vice Morelli, deve e ripetiamo deve mantenere il punto presentando una denuncia.

Perché forse, ancor più grave del pugno, c’è questo comportamento da vera e propria ronda squadrista dei genitori, che hanno provocato un pandemonio che certo non ha fatto bene all’umore e alla sensibilità degli alunni.

Non c’è discussione su questo. La denuncia non serve a costruire l’obiettivo di una punizione per i presunti rei. La denuncia serve a costituire una posizione ufficiale della scuola, istituzione che dipende direttamente dallo Stato attraverso quelli che un tempo si chiamavano provveditorati agli studi e oggi, peggiorativamente, si chiamano uffici scolastici provinciali e regionali.

Se proprio questi genitori hanno capito di aver sbagliato e di aver preso fischi per fiaschi, loro dovranno scrivere un comunicato di scuse a Morelli ma soprattutto alla scuola, mentre la scuola dovrà scrivere a sua volta un comunicato che, ribadendo fermamente il dato della insussistenza del caso di molestia, e prendendo atto delle scuse dei genitori, decide con forti motivazioni di non presentar denuncia.

Se invece l’iniziativa dei genitori, moderata attraverso una forma di minimizzazione fatta da Morelli solo per una questione di ordine pubblico, ha ingenerato nella dirigenza del “Gallozzi” l’idea e il sospetto che qualcosa di fondato ci sia in quello che questi genitori furiosi hanno platealmente testimoniato l’altra mattina, se non si può chiedere a Morelli e al preside di svelare pubblicamente una loro segnalazione all’autorità giudiziaria, che sicuramente a questo punto li sentirà – ecco perché è inutile, banale e puerile, l’idea di mettere a tacere tutto, non presentando la denuncia – da loro in quanto legali rappresentanti di quella scuola, si deve pretendere un comunicato che spieghi qual è la loro posizione in relazione a un fatto che ha pochi precedenti in Italia.

Dato che noi, che questo mestiere lo facciamo da tempo, non ne abbiamo sentite tante di gruppi di genitori infuriati che vanno all’assalto di una scuola.