San Lorenzello, stasera, tra mito e storia, il grande evento della cucina e della sua preziosa tradizione secolare
11 Agosto 2024 - 23:03
Nella locandina tutti i momenti più suggestivi . l’antichissimo borgo medievale si trasformerà, in ogni suo angolo, in un teatro e in un grande laboratorio di prelibatezze cucinate sul posto
CASERTA (g. g) – Mentre leggevo il programma dell’ennesimo evento dei tanti, dei tantissimi e originalissimi, organizzati dall’associazione culturale , presieduta da 40 anni da Alfonso Guarino, che è un mio cugino, a cui nel 1984 prestai una mia piccola e non certo decisiva mano di cofondatore non protagonista, pensavo che pochi, pochissimi tra quelli che vengono definiti “i paesi d’ Italia”, possano fregiarsi di una struttura di solidità, di resilienza, ma di resilienza per davvero, non come quella, venduta ad etti o a chil e che si usa dal covid in poi, ormai ad ogni pie’sospinto come un cliché, una parola alla moda di cui molti che la usano non conoscono nemmeno molto bene il significato, al cospetto e in conseguenza delle catastrofi, che l’hanno attraversata.
Si dirà, ogni luogo è stato, più o meno, colpito, da disastri, da cataclismi, da epidemie. Ma per San Lorenzello, provincia di Benevento e mio paese di ieri, di oggi e di sempre, il discorso è diverso Questo è un luogo che non ha mai superato una certa quota di abitanti. Oggi ne conta 2.500. Qualche manciata in più ne ha avuti in un passato non lontano. Ma nei secoli andati ci si è attestati sui 1500-1600.
Ebbene, terremoti devastanti, a partire da quello del 1688, hanno lasciato a terra migliaia di morti e tanti sono mancati a causa della peste. Mi ha sempre fatto pensare il fatto che 300-400 sopravvissuti, per di più privati del proprio luogo simbolo, del proprio principale marchio identitario, quello della chiesa di San Lorenzo Martire, spazzata via dal terremoto dell’estate del 1805, siano stati sempre e comunque sufficienti a risalire da uno stato di semi cancellazione a quello di ricostituzione di un’identità comunitaria, ossia di un senso, che fornisce ogni volta la motivazione per rimboccarsi le maniche e per ridarsi un’ organizzazione concreta di comunità.
Ma cosa c’entra questo discorso con l’evento che si svolgerà stasera, 12 agosto in tutti i luoghi piu belli e suggestivi del millenario borgo laurentino e xhe viene riassunto dalla locandina che pubblichiamo come immagine principale in testa a questo articolo? C’entra, perché pochi, sicuramenti ancora meno di quelli che abbiamo preso all’inizio di questo articolo come parametro di confronto, sono i paesi d’Italia che hanno una hanno potuto costruire la propria identità su un atto di fondazione che affonda le sue radici nel mito, nell’epos, in un racconto leggendario lineare e tutt’altro che confuso. Tanto lineare da consentire all’associazione culturale Nicola Vigliotti San Lorenzo Martire presieduta da Alfonso Guarino, un altro resiliente a prova di cliché, di impiantare proprio su questo atto di fondazione una serata rievocativa che mette insieme tutto storia mito tradizioni gastronomia.
Il mito è quello di Filippo Lavorgna, ancora oggi dopo quasi 1200 anni di distanza il cognome più diffuso a San Lorenzello, il che dà ancora più solidità, più struttura di verosimiglianza e più flusso sognante a questo racconto meraviglioso come possono esserlo solamente le mitologie grandi e grandi perché simmetricamente lineari, l’incontro con la zingara, che al tempo godevano di ben altra reputazione e che a Filippo Lavorgna predice il futuro,che diventa un destino che fa perno sull’incontro con Rosita, anch’essa, cime Filippo, in fuga da una guerra, che a pensarci bene in queste cose il cristallo dei tempi è assolutamente infrangibile.
Entrambi subiscono in pochi minuti due tragedie familiari, Rosita perde il papà, Filippo tutta la sua famiglia, sterminata forse da un’ intossicazione da funghi. Poi, la decisione, Eccola qui la vera resilienza, di non arrendersi alla gragnuola di avversità che si è abbattuta su entrambi, di rispondere alla sventura con la cultura della vita, con un atto fondativo, di rispondere alla morte con la nascita di un paese di un borgo, San Lorenzo E beh questo mito, poggiato probabilmente su una base storica esistente, quella della degli sfollati che arrivavano da Telesia, antica città romana, conquistata e aggiogata dai Saraceni, rappresenta il segno di una volontà di essere qualcosa o qualcuno
E quindi bene farà Alfonso Guarino, questa sera, a ridare spazio rievocativo e dignità a questo atto fondativo che rappresenta, dunque il segno, per le cose che ho scritto prima, della specificità, della specialità di noi laurentini che siamo gente particolare come ben sa chi ci conosce bene, vero casertani? Sismo anche un po’ matti, scomodarelli – che belle certe mie antiche chiacchierate asimmetriche, irregolari, politicamente scorrette, con il grande e mai da me tanto rimpianto Guido Lombardi -, ma che, sicuramente, quando ci muoviamo, anche fuori dai nostri confini, difficilmente siamo destinati, nel bene e nel male, nel bene o nel male, a rimanere inosservati o votati a una vita trascorsa nel tran tran dell’anonimato. Insomma, qualche casino lo combiniamo sempre per farci notare, perché, rovescio della stessa medaglia, come capita un po’ a tutte le persone che hanno un “certo carattere”, siamo anche un po’ vanitosi. Ma siamo stati in grado e siamo in grado anche di lasciare qualche segno indelebile, tracce di competenza e di civiltà.
Seguendo la traccia del programma di stasera, , inutile girarci intorno: in larga parte del mondo, l’aliquota della propria esistenza, che le persone affidano al divertimento, allo svago, è fortemente connotata dalla ricerca di uno dei principali piaceri della vita, quello che appaga, il senso del palato, grazie alla buona gastronomia. Devo dire che San Lorenzello – e realmente non si tratta di una rivendicazione campanilistica – rispetta e apprezza la gastronomia altrui, ma non nutre alcun complesso di inferiorità e non accetta lezioni da nessuno in fatto di buona cucina identitaria. Per cui, stasera, storia, mito e gastronomia sul proscenio
Tre elementi per i quali San Lorenzello non deve ricorrere ai cliché filologici per mettere necessariamente insieme, dato che sono insieme nella testa, nel cuore dei laurentini di ieri e dei laurentini di oggi. Ci sono per corredo genetico, perché hanno camminato, per via naturale, di pari passo durante i secoli della resilienza.
Sappiate bene che ognuno di questi piatti, quelli cge leggerete nella locandina, possiede, infatti, una sua storia, una sua originalità. Vi troverete qualcosa, che non trovate o che trovate molto difficilmente, in un qualsiasi altro posto, in un qualsiasi altro borgo d’Italia.
Ciò dimostra chiaramente, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che, a San Lorenzello, è esistita una comunità in grado da sempre di bastare a se stessa. Una comunità – altro che a chilometro zero -, in grado di creare prelibatezza, arte culinaria dall”economia autarchica dell’ortofrutta, dei mulini e della stalla, ha realizzato una emancipazione di sé, un proprio marchio di identificazione, che meritano di essere visitati, di essere esplorati in una serata che si preannuncia bellissima e ricca di sorprese
E siccome, poi, le stelle cadenti delle notti di San Lorenzo, patrono da sempre e per sempre, consolarono il dolore di Filippo e Rosita, diventando autrici e complici del loro amore, chissà se nel cielo sraseea…..