TORTURE IN CARCERE. La difesa degli agenti non vuole la testimonianza del medico che ha analizzato i detenuti picchiati: ECCO PERCHE’
9 Luglio 2025 - 13:40

L’incarico effettuato dalla procura sarebbe nullo e quindi le sue parole potrebbero diventare inammissibili
SANTA MARIA CAPUA VETERE – Si è tenuta questa mattina, presso l’aula bunker del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, l’udienza del processo relativo alle violenze subìte dai detenuti all’interno del carcere sammaritano, compiute da agenti della polizia penitenziaria il 6 aprile 2020. L’udienza era stata fissata per l’escussione del consulente psichiatrico del pubblico ministero, il dottor Sperandeo, ma è stata rinviata al prossimo 18 luglio.
Il rinvio è stato disposto a seguito di un’eccezione sollevata dagli avvocati Luca Tornatora e Carlo De Stavola, difensori di alcuni degli imputati, i quali hanno rilevato che l’incarico conferito dalla Procura al dottor Sperandeo in data 5 maggio 2020, volto ad accertare un eventuale stato post-traumatico nei detenuti – persone offese nel procedimento – doveva essere notificato agli indagati, trattandosi di un accertamento tecnico irripetibile ai sensi dell’articolo 360 del codice di procedura penale.
Le difese hanno pertanto eccepito la nullità di ordine generale, in regime intermedio, delle consulenze redatte da Sperandeo, facendo riferimento a un orientamento della Corte di Cassazione, secondo cui tale nullità può essere dedotta fino alla deliberazione della sentenza di primo grado. Hanno dunque chiesto che l’escussione del consulente venga dichiarata inammissibile.
La Corte ha preso atto dell’eccezione, congedando il medico, presente in aula in qualità di testimone, e ha rinviato il procedimento all’udienza del 18 luglio, nella quale verrà sciolta la riserva sulla questione sollevata dalle difese. Si tratta di un nodo processuale di rilievo, poiché le perizie del dottor Sperandeo riguardano la valutazione dello stato psichico delle persone offese, elemento che costituisce uno degli aspetti centrali del reato di tortura contestato agli imputati.