TRA CAMORRA & APPALTI. “Ha quasi ucciso un uomo ed era vicino al clan”. Le accuse del pentito Restina all’imprenditore che ha beccato 300 mila euro da ITL-ex Consorzio Idrico, S.MARCELLINO e AVERSA e non solo

18 Settembre 2025 - 07:58

Colui che dal maggio 2005 al luglio 2008 ha nascosto nella sua abitazione Michele Zagaria, al tempo superlatitante, ricercato come capo del clan dei Casalesi, nel dicembre del 2014 delineava un profilo inquietante dell’ora 50enne, originario di Frignano. Queste parole, inserite dal giudice in un’ordinanza, non hanno avuto poi riscontri in operazioni della DDA. L’ex sindaco Gabriele Piatto lo difese a spada tratta, ora guadagna molto con lavori stradali e alla rete idrica

FRIGNANO – Le parole del collaboratore di giustizia Generoso Restina, uomo che per molto tempo ha nascosto Michele Zagaria nella sua abitazione di Casapesenna, sono state sempre ritenute utili, importanti dalla Direzione distrettuale Antimafia.

Degli inquirenti Restina divenne confidente, soprattutto dell’ex capo della Polizia, Vittorio Pisani il quale promise una cifra importante, circa 100.000 euro, per poi consegnargliene “solo” 40 mila dieci giorni dopo la cattura di Michele Zagaria.

E tra le tante dichiarazioni che ha fatto Generoso Restina, torniamo su quelle rese il 17 dicembre del 2014 per quanto riguarda il comune di Frignano. In quell’occasione fece il nome di due persone: l’ex sindaco Gabriele Piatto e l’imprenditore Massimo Montella, detto O’ Pecoraro.

Questa volta ci soffermiamo soprattutto su l’ultimo dei due. Secondo il racconto di Restina, Giacomo Capoluongo gestiva una bisca clandestina in un bar di Frignano, al confine di con San Marcellino, in un bar di proprietà proprio di Massimo Montella.

Si trattava di un imprenditore che aveva lavorato nel settore della distribuzione del gas per conto di Antonio Piccolo e, continua Restina, si trattava di un virgolette “soggetto da rispettare“.

In base a quanto gli era stati riferito da Raffaele Di Caprio, di professione geometra, che aveva lavorato con il collaboratore di gisutizia, Massimo Montella si era reso autore di un “tentato omicidio ai danni di una persona di Casal di Principe. Una situazione aveva costretto lo stesso Montella

a ricevere la protezione del clan Zagaria rispetto alla volontà di uomini della fazione Schiavone di eliminarlo, sempre secondo il racconto di Restina.

Il collaboratore di giustizia continua a raccontare questa specie di biografia di Montella, aggiungendo che l’imprenditore, oggi 50enne, avrebbe “cominciato a lavorare anche in altri settori sempre nell’ambito dei lavori pubblici a Frignano, arrivando a divenire proprietario di numerosi immobili, tra cui un’intera palazzina“, situata a due passi dal bar della bisca.

Parole forti quelle di Restina nei confronti di Massimo Montella, definito In pratica un imprenditore connesso al clan dei Casalesi, ma anche capace di provare ad uccidere un altro uomo di Casal di Principe, facendo addirittura scomodare due fazioni importanti come quelle dei boss Michele Zagaria e Francesco Schiavone Sandokan rispetto al suo destino.

Questa storia l’avevamo già raccontata nel febbraio del 2020, ricevendo anche le parola di risposta dell’ex sindaco di Frignano Gabriele Piatto. In quel caso, Piatto definì Massimo Montella come persona perbene, mai connesso alla delinquenza, un bravissimo idraulico, un grande lavoratore (clicca e leggi).

Come è giusto che sia, CasertaCe pubblicò quelle dichiarazioni di Gabriele Piatto, ma chiaramente ragionavamo sul fatto che un importantissimo collaboratore di giustizia, l’uomo che ha avuto dal maggio 2005 a luglio 2008 dentro casa Michele Zagaria, definiva in maniera molto grave il passato di Massimo Montella.

Potrebbe essere stato un errore di Restina nel delineare la figura dell’imprenditore, potrebbe essere che la DDA non trovò i giusti riscontri per indagare sulla figura di Massimo Montella, detto ciò, quelle parole furono considerate importanti da un giudice, tanto da essere inserite in un ordinanza e, come sempre facciamo, le abbiamo trattate come tali.

Ne parliamo ora, di nuovo, perché nome di Massimo Montella c’è finito davanti agli occhi molto spesso negli ultimi 18 mesi, in considerazione del fatto che dall’aprile 2024 ad oggi ha ricevuto dai comuni della nostra provincia, e non solo, aggiudicazioni per lavori da oltre 300.000 euro.

Ad esempio, il comune di San Marcellino, guidato dal sindaco e presidente della provincia Anacleto Colombiano, tra marzo e settembre del 2025 ha affidato lavori stradali e sulla rete idrica da 43 mila euro alla società di Massimo Montella.

Stessa cosa, sempre nel 2025, hanno fatto i comuni di Villa di Briano, guidato dal sindaco Luigi Della Corte, di Trentola Ducenta, con l’amministrazione di Michele Apicella; mentre sempre per la manutenzione della rete idrica, la Edil Monte di Massimo Montella è stata scelta dal comune di Gricignano d’Aversa, sindaco Vittorio Lettieri, per circa ventimila euro di lavori.

La Edil Monte è inoltre una delle ditte aggiudicatarie dell’accordo quadro per la manutenzione delle aree delle infrastrutture urbane e cittadine del comune di Aversa, a firma della dirigente Danlia D’Angelo, con un valore di appalto pari a 29 mila 400 euro.

La commessa più importante a favore di questa società è quella che il 15 luglio 2024 è stata aggiudicata dalla ITL spa, ovvero quella degenerazione societaria nata dal Consorzio idrico Terra di lavoro, altro carrozzone nelle mani del consigliere regionale Giovanni Zannini, guidato da anni da Pasquale Di Biasio, un ente che ha centinaia di milioni di debiti e che rischia il fallimento.

Considerare oro colato le parole di Restina su Massimo Montello sarebbe sbagliato. E’ vero che fanno parte di un ordinanza firmata da un giudice del tribunale di Napoli, però è molto probabile che i magistrati Antimafia non abbiano realizzato approfondimenti sulla figura di questo imprenditore di Frignano, in mancanza di ulteriori riscontri certi rispetto alle parole dell’ex vivandiere del boss Zagaria.

Detto ciò, siamo davanti alle dichiarazioni di uno dei pentiti più importanti della storia recente, il quale segnala Montella come connesso a fatti criminali: dalle bische clandestine di Giacomo Capoluongo, ai lavori pubblici gas e metano in mano all’imprenditore condannato per associazione mafiosa, Antonio Piccolo, arrivando al tentato omicidio dell’uomo di Casal di Principe diede a Montella.

Non c’è una sola verità, a nostro avviso. Sicuramente Generoso Restina, parlando di Massimo Montella, ha raccontato quello che sapeva e la sua versione della storia personale dell’imprenditore. Non avere rapporti con personaggi criminali, negli anni Novanta e all’inizio del Duemila, nell’agro Aversano era certo opera complessa. Quindi potrebbe trattarsi di un imprenditore che all’ambito con le sue attività ha sfiorato, senza entrarci, la storia economica del clan dei Casalesi. Dall’altro lato, però, non si può far finta di non leggere il grado di commistione profonda che Generoso Restina descrive tra Massimo Montella e gli uomini di camorra.

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