Travolse e uccise lo chef Narducci e l’amica. Trentenne di SPARANISE a processo per omicidio stradale

24 Agosto 2018 - 19:21

SPARANISE – A due mesi dalla tragica notte dell’incidente in cui hanno perso la vita lo chef Alessandro Narducci e la sua amica Giulia Puleio, la procura ha chiesto il giudizio immediato di Fabio Feola, il 30enne revisore dei conti di Sparanise, responsabile dell’impatto avvenuto il 22 giugno scorso.

Il 30enne  è accusato di aver travolto con la sua macchina lo scooter guidato dal cuoco cresciuto alla scuola alla corte di Angelo Troiani e Heinz Beck. In particolare l’imputato, secondo il pm Pietro Pollidori, avrebbe guidato contromano sul Lungotevere della Vittoria, finendo per scontrarsi mortalmente con il motorino di Narducci. Gli inquirenti contestano a Feola il duplice omicidio stradale semplice che si configura quando vi è la violazione del codice della strada. Ora toccherà al gip decidere se accogliere la richiesta della pm e disporre subito il processo ordinario.

Tuttavia l’uomo, quella notte alla guida di una Mercedes Classe A, ha due strade per evitare il procedimento davanti al giudice monocratico, puntando a contenere gli effetti di un’eventuale condanna. Innanzitutto potrebbe chiedere di essere giudicato con il rito abbreviato. Opzione che gli consentirebbe di ottenere lo sconto di un terzo della pena. L’alternativa è avanzare proposta di patteggiamento. Iter percorribile perché la pena massima prevista del codice nel caso di omicidio stradale semplice è da due a sette anni di reclusione. In questo caso toccherebbe prima alla procura prima e poi al gip valutare l’istanza dell’imputato. Qualora la richiesta venisse accolta, i parenti delle due vittime non potrebbero costituirsi parti civili e l’eventuale risarcimento danno dovrebbe essere quantificato dal tribunale civile.

A Feola  è stata ritirata la patente la sera della disgrazia. La dinamica dello scontro è stata ricostruita grazie a tre testimoni. Tutti hanno ricordato lo scooter guidato da Narducci imboccare poco dopo mezzanotte lungotevere della Vittoria. Proprio in quegli istanti l’auto avanza contromano. Scontro frontale. L’impatto è così devastante che i caschi del centauro e della passeggera sono rinvenuti a diversi metri di distanza. Feola chiama subito i soccorsi. Il 26 giugno si presenta in procura, con una vistosa fasciatura che gli avvolge la testa. Al pm dice di essere sconvolto: «Ricordo un’ombra venirmi addosso».