IL VIDEO. MARCIANISE. Sequestrati beni per un milione di euro a al “professor” Roberto Trombetta
20 Dicembre 2018 - 17:53
MARCIANISE – Personale della Divisione Anticrimine della Questura di Caserta e del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Caserta ha dato esecuzione al decreto di sequestro di prevenzione emesso dal Tribunale di S. Maria Capua Vetere – Sezione per l’applicazione di misure di prevenzione, su proposta avanzata dal Questore di Caserta, nei confronti di Roberto Trombetta, nato a Casagiove il 18 settembre 1964, (allo stato detenuto), già di professione insegnante, ritenuto appartenente alla consorteria criminale attiva nell’area di Marcianise e zone limitrofe, denominata clan Belforte o Mazzacane. In particolare, con il provvedimento anzidetto è stato disposto il sequestro di sei fabbricati, siti in Marcianise nonché di diversi rapporti finanziari, nella disponibilità del Trombettae del suo nucleo familiare, per un valore complessivo di oltre 1 milione di euro. L’esecuzione del sequestro dei beni rappresenta l’epilogo della complessa e articolata attività investigativa che ha permesso di ricostruire gli asset patrimoniali e finanziari nella disponibilità, diretta e indiretta (tramite i suoi familiari), del Trombetta, acquisiti con i proventi delle attività illecite commesse nel tempo.
Infatti, il succitato è stato condannato – con sentenza del 28 febbraio 2014 – dal Tribunale di Santa Maria C.V, alla pena di anni 4 di reclusione, per estorsione continuata e aggravata dalla metodologia mafiosa e, da ultimo, raggiunto da ordinanza di custodia cautelare in carcere, in data 17 aprile 2016, per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, in qualità di partecipe al “clan Belforte”, nonché per numerosi episodi di usura e di estorsione aggravati sempre dal metodo mafioso.
Diversi sono stati i diversi collaboratori di giustizia che hanno concordemente indicato il Trombetta come persona che non solo era a disposizione del clan, raccoglieva tangenti e curava i rapporti con politici e imprenditori, ma che scontava assegni postdatati con il supporto del boss Belforte Salvatore, lucrandone una rilevante quota di interessi (pari al 3-4 % mensile).
Le attività investigative svolte hanno, quindi, complessivamente dimostrato come Trombetta (fratello del killer Gino Trombetta e padre dell’ex consigliera comunale Danila) abbia tratto vantaggio, negli anni, dalla collusione con il “clan Belforte”, beneficiando di una cospicua ricchezza da ritenersi all’origine inquinata e, pertanto, sottoponibile a sequestro di prevenzione