TUTTI I DETTAGLI ed il VIDEO del sequestro da 300 milioni di euro: conti a Malta, yacht, investimenti immobiliari. Ecco come funzionava l’organizzazione
12 Luglio 2019 - 12:16
AVERSA – Nell‘ambito di un‘indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico–Finanziaria di Caserta, con l‘ausilio di numerosi altri Reparti territoriali della Guardia di Finanza stanno dando esecuzione a un‘ordinanza – emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli Nord – applicativa di 25 misure cautelari personali (di cui 13 in carcere, 10 arresti domiciliari e 2 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria), nonché del sequestro preventivo di beni, rapporti
Dalla attività investigativa posta in essere, è risultato che il gruppo ha operato fraudolentemente, nel periodo 2017 – 2018, nel settore dell’importazione e commercializzazione di prodotti alcolici, potendo contare anche su una fitta rete di soggetti compiacenti, tra cui i titolari di depositi fiscali e commerciali, con sede sia in Italia che all’estero. La vorticosa attività illecita si è manifestata in molteplici operazioni di importazione di ingenti volumi di alcool etilico e di vari superalcolici (vodka, rhum e whisky) per un’evasione di imposte (accisa, IVA ed imposte dirette) stimata in oltre 20 milioni di euro, inondando così il mercato con oltre 4,3 milioni di litri di prodotto di contrabbando, venduto in nero sia in Italia che in altri Paesi del Nord Europa. A seguito degli approfondimenti investigativi eseguiti dalle Fiamme Gialle del Nucleo di polizia economico finanziaria di Caserta – mediante, tra l’altro, intercettazioni telefoniche ambientali, videoriprese, acquisizioni documentali e indagini finanziarie – è stato possibile individuare l’utilizzo da parte dell’associazione per delinquere di 4 diversi sistemi di frode, posti in essere a seconda delle circostanze:
1) False esportazioni verso Paesi extra-Ue: il prodotto inviato da depositi fiscali comunitari in sospensione d’imposta veniva fatto transitare in depositi fiscali italiani che lo destinavano, solo apparentemente, all’esportazione verso Paesi extra UE con un documento elettronico di accompagnamento che veniva “chiuso” grazie alla compiacenza di un funzionario doganale infedele mentre la merce veniva in realtà destinata al mercato nero nazionale e, marginalmente, anche comunitario.
2) Duplice trasporto con medesimo documento di accompagnamento elettronico: un deposito fiscale mittente comunitario spediva a un deposito fiscale italiano prodotto alcolico in sospensione d‘imposta, emettendo un documento elettronico su cui veniva indicata una durata del viaggio ben superiore al necessario, così da consentire l’effettuazione di più trasporti con la stessa documentazione giustificativa del carico. Il deposito destinatario, quindi, ricevuto il primo carico di prodotto alcolico non inviava telematicamente la nota di avvenuto ricevimento alla dogana competente, attendendo invece l’arrivo del secondo carico.
3) Chiusura fittizia dei documenti elettronici: l‘organizzazione poteva contare sulla disponibilità di alcuni depositi fiscali italiani (collocati a Roma, a Grosseto e in provincia di Brescia) che, secondo l‘ipotesi accusatoria, provvedevano ad attestare falsamente, attraverso il sistema EMCS (Excise Movement and Control System) dell’Agenzia delle Dogane, la ricezione di ingenti quantitativi di prodotto alcolico in sospensione d’imposta, che invece venivano trasportati altrove per essere poi destinati alla vendita in nero. Per tale servizio i responsabili dei depositi fiscali percepivano compensi dall‘organizzazione variabili secondo la quantità e la concentrazione di alcool nel prodotto trattato, in base ad un vero e proprio listino criminale.
4) Utilizzo fraudolento della procedura di riserva: in questo caso l‘operatore mittente – utilizzando artatamente la procedura di riserva da attivarsi solo in caso di malfunzionamento del sistema telematico di tracciamento del prodotto in sospensione d‘imposta – emetteva un documento di accompagnamento cartaceo che, però, non veniva segnalato all‘Ufficio delle Dogane territorialmente competente, avendo solo la finalità di dare una parvenza di legalità al carico in caso di controlli su strada da parte delle Forze di Polizia. Ovviamente, a consegna avvenuta, il documento veniva distrutto e l‘alcol poteva essere immesso in consumo senza lasciare alcuna traccia. L‘indagine ha anche permesso di ricostruire i canali finanziari utilizzati per riciclare i notevolissimi proventi illeciti accumulati, fatti transitare sui conti di diverse società nella disponibilità dell‘organizzazione, ma intestate formalmente a dei prestanome. Dalle investigazioni è anche emerso l‘utilizzo di conti bancari a Malta e il riutilizzo di ingenti somme in contanti per investimenti immobiliari, ristrutturazioni di edifici e acquisti di beni di lusso tra cui diverse autovetture e uno yatch.